un'estate d'amore regia di Ingmar Bergman Svezia 1951
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un'estate d'amore (1951)

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locandina del film UN'ESTATE D'AMORE

Titolo Originale: SOMMARLEK

RegiaIngmar Bergman

InterpretiGeorg Funkqvist, Alf Kjellin, Birger Malmsten, Maj-Britt Nilsson

Durata: h 1.36
NazionalitàSvezia 1951
Generedrammatico
Al cinema nel Marzo 1951

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Trama del film Un'estate d'amore

Marta, una ballerina classica, riceve per posta il diario di Henrick, il suo vecchio fidanzato, morto anni prima in un incidente. La lettura del diario spinge Marta, sul filo dei ricordi, verso i luoghi dove sbocciò quel grande amore. Immersa nella bellezza del paesaggio Marta rivede la sua vita e si apre alla speranza.

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Voti e commenti su Un'estate d'amore, 12 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Mpo1  @  14/03/2021 22:20:11
   6½ / 10
Bergman lo considerava il suo primo film importante. Bello per quanto riguarda regia e fotografia, è però meno riuscito sul piano della sceneggiatura.
Interessanti sono soprattutto alcune anticipazioni dei film successivi, in particolare la scena in cui un'inquietante vecchia e un prete giocano a scacchi… Come accadrà in molti film seguenti di Bergman, anche qui diversi momenti sembrano quasi uscire da un horror.
Il film può costituire un dittico sia con il precedente "Verso la gioia" (con cui condivide parte del cast e una trama simile) che con il successivo "Monica e il desiderio" (entrambi hanno al centro un breve amore estivo giovanile).
Nonostante il film sia uscito in Italia nel 1961, dieci anni dopo l'uscita in Svezia, la censura italica è come al solito intervenuta in più punti, in particolare modificando in una scena le parole della protagonista, che nell'originale diceva più o meno: "Non credo che Dio esista. E anche se esiste, lo odio. E lo odierò per sempre. Se fosse davanti a me, gli sputerei in faccia." In italiano diventa un più blando: "Il destino è crudele: ti offre una gioia, ti fa sperare, e poi di colpo ti abbandona." Quanta bigotteria!

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Filman  @  09/09/2020 11:48:14
   8 / 10
L'esperienza coltivata da Ingmar Bergman gli permette di lavorare in maniera straordinaria sui suoi personaggi sentimentalmente complessi e psicologicamente destabilizzati, all'interno di queste storie tra passato e presente che destrutturano la definizione più semplice e comune della parola "amore".
SOMMARLEK compie un balzo in avanti, però, non tanto per il lavoro eccellente degli attori o per la trama, che non è più sviluppata del solito, quanto per una composizione ed una narrazione la quale risulta eloquente anche quando silenziosa e che non ha bisogno di rispedire tutto ai dialoghi.

Jokerizzo  @  26/03/2020 08:57:05
   10 / 10
Tra le opere minori di Bergman..riesce comunque sempre ad elevarsi rispetto ad altri prodotti del genere di quei tempi..e non solo.
I suoi film sono, ancora ogg,i molto attuali!

Invia una mail all'autore del commento Elly=)  @  10/08/2011 23:25:30
   6 / 10
L'amore, il tempo, la tragedia: Bergman racconta un'intensa e breve storia d'amore, dilatata nel ricordo e nella realtà dal suo drammatico epilogo. La prima pellicola dove Bergman si sia sentito veramente in grado di esprimersi. Nota la frase:"Feci IL SETTIMO SIGILLO con il cervello mentre UN'ESTATE D'AMORE lo girai con il cuore. A questa storia resterà per sempre legata tutta una parte della mia giovinezza". Straordinario l'uso della colonna sonora dove predominano Cajkovskij e Chopin. Anche se nonostante tutto ciò il film non mi sia mai rimasto dentro come altre sue opere.

BlackNight90  @  08/06/2011 01:44:06
   6½ / 10
Il primo amore non muore mai, ma qualcosa muore col primo amore.
E' in un'estate calda e placida, l'estate della giovinezza e della passione, ovviamente in una cornice dorata di campagna, lontano dalla frenesia della città, che l'amore si eleva alla sua massima potenza, raggiunge una dolcezza unica espressa dalla delicatissima sequenza animata, dal volto gioioso e realizzato di Maj-britt Nilsson.
Da un sentimento indicibile, a causa dell'imprevedibilità e della crudeltà del destino (una fine abbastanza ridicola quella del povero ragazzo, diciamolo), proviene un dolore paralizzante che sembra eterno a differenza dell'amore, per Bergman questo intrecciarsi di amore e morte è traumatizzante e la persona che soffre crea attorno a sé un muro di incomunicabilità fatto di grigia e logorante quotidianità.
Incomincia a sentirsi il pieno coinvolgimento emotivo di Bergman, non è un caso che l'unica via di fuga dalla solitudine, l'unico modo per abbattere il muro, sia imboccare il sentiero inesplorato del ricordo: Marie fa come farà il professor Isak Borg molti anni dopo, sceglie di tornare nei luoghi della sua giovinezza, anche lei ricorda il sapore delle fragole che aveva raccolto dal cespuglio assieme al suo amato.
E' Marie indubbiamente la protagonista assoluta del film, su di lei, sulla sua animo e sul suo corpo dediti entrambi, completamente, alla professione di ballerina, quell'ancora di salvezza che i personaggi di Bergman hanno sempre cercato, che si sofferma l'occhio del regista svedese, ma ancora non si sa se ha trovato oppure no quello che cercava. Di contro, il personaggio del povero Birger Malmstem è lasciato trascurato.
Come molti dei primi film del regista si avverte una pesantezza che a tratti stanca, molto dialoghi sono tutt'altro che indimenticabili, ma come ha detto Bergman stesso "Ho girato Un'estate d'amore col cuore", e che je voi dì?

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  12/08/2010 13:57:49
   7 / 10
Con questo film comincio Ingmar Bergman.
Devo dire che mi è piaciuto e non mi ha assolutamente annoiato, nonostante sia un film che appartiene come atmosfera e come modo di raccontare agli anni ’50. Anche in questo film “minore” e sentimentale si trovano tematiche e riflessioni universali, riguardanti l’instabilità dei sentimenti e della felicità, la difficoltà di creare dei rapporti duraturi, il peso del passato e della “normalità”, la speranza di cambiare e di riprovare nuove storie e nuovi sentimenti. Non è quindi per nulla un film banale o sentimentale.
La cosa che mi ha colpito di più è però la grande maestria del raccontare per immagini che ha Bergman: un metodo molto pulito, classico, semplice ma di grandissima efficacia.
Tutte le immagini sono nitide, chiare, ordinate ma allo stesso tempo molto suggestive. Spiccano le immagini della natura: insenature tranquille dalle acque cristalline e dalle rocce levigate, la luce tersa e chiara dell’estate, i boschi, i prati, i fiori, ma anche l’autunno, il freddo, la malinconia e la tristezza. Splendide anche le riprese dei ballerini che danzano.
Già si cominciano ad apprezzare le riprese in controluce con le figure scure che si stagliano sul cielo chiaro,
Meraviglioso poi il gioco espressivo nelle frequenti sequenze di dialoghi e scambi di opinioni. Bergman è un mago, sa dare a delle scene fondamentalmente statiche una vivacità un’espressività sentimentale senza pari. Varia spesso il punto di ripresa: obliquo, primo piano, pone le figure su piani diversi, ci gira intorno con la mdp, utilizza specchi, a volte rifiuta il campo/controcampo per concentrarsi sulle mani o addirittura i piedi per suggerire le azioni più che mostrarle. La capacità di sintesi visiva dei concetti espressi è già notevole fin dai primi film.
Certo i personaggi sono fin troppo schematici e “semplici”, la storia fin troppo banale e scontata (il film ha a volte dei momenti di stanca e ripetizione), ma la profondità dei temi trattati e i sentimenti espressi in maniera così palpabile tengono sempre alto il senso di “piacere” alla visione.
Il film oscilla fra ottimismo e pessimismo. Ottimismo perché l’amore esiste, ci prende all’improvviso, ci inebria, ci stordisce. Pessimismo perché è difficile mantenere per sempre l’armonia. Anche in questo film appare la solita coppia di gente matura che litiga e quasi si odia a vicenda. E’ sempre molto complicato e pericoloso comunicare la propria instabilità interiore e basta un niente per creare tensione, incomprensione con il rischio di mandare tutto all’aria.
Poi il caso ci mette lo zampino e rende vana la speranza di felicità. Il tempo e il mestiere completano l’opera di indurimento e chiusura dell’animo. Sul finale però l’ottimismo sembra di nuovo prevalere. Si può ricominciare, si può rischiare, anzi il rischio e il cambiamento possono dare l’ebbrezza di una nuova felicità. Non si sa come andrà ma è già positivo il fatto di ritentare l’amore.

dave89  @  31/07/2010 11:42:44
   8 / 10
come sempre bel film di bergman ...ma non fra i suoi capolavori...da vedere comunque.

Neu!  @  24/09/2009 13:09:14
   7½ / 10
come dici giustamente il morandini, il miglior film del primo periodo di Bergman. apprezzabilissimo, anche se ovviamente non è paragonabile con i suoi capolavori...

Invia una mail all'autore del commento wega  @  30/07/2008 08:33:28
   7½ / 10
"Un'estate d'amore" è il primo vero film Bergmaniano di fattura, ove traspare Bergman da tutte le parti. Forse perchè poco più che trentenne, Bergman si presenta inizialmente come cineasta predisposto alle tematiche giovanili; l'amore quindi “fragile come una bolla di sapone”. Molte delle sue sceneggiature infatti, dirette da altri registi e scritte nella seconda metà degli anni '40, avranno come protagonisti attori giovanissimi. Anticipa "Monica e il desiderio", le due pellicole presentano tuttavia qualche elemento in comune: esterni molto simili, con il particolare tocco di Fischer alla fotografia, riconoscibile per l'intensità dei riflessi ricercati soprattutto nelle inquadrature degli specchi d'acqua, il mare -spesso presente- è, simbolicamente, l’ apparente infinità di una storia d'amore, una storia d’amore che dura una stagione, i sogni giovanili, i desideri, il dramma, sono le caratteristiche che accomunano entrambe le pellicole.
Una struttura narrativa qui però molto più interessante, un racconto portato indietro di 13 anni attraverso un flashback intervallato da sbalzi temporali nel presente. Attentissima scelta della colonna sonora, Bergman si dimostra anche in grado di gestire la suspanse. Un urlo straziante di un volatile sarà il preludio ad una tragedia.
E’ un buonissimo prodotto, per gli amanti del regista una tappa fondamentale.

europa51  @  08/12/2007 16:59:33
   10 / 10
Il Maestro svedese propone in modo innovativo un film in cui gli intensi toni drammatici sembrano spazzati via dalla brezza dell'estate nordica, con un'incedere sempre fresco, inebriante ed in modo ricco propone verità dure come le rocce degli scogli tetro di un amore. Splendida e perfetta nella parte la giovane Maj - Britt Nilsson. Un capolavoro, uno dei film di Bergman da ricordare, forse non troppo conosciuto.

Beefheart  @  27/09/2007 16:03:57
   7 / 10
Una commedia drammatico-sentimentale, firmata da un Bergman allora non ancora consacrato ai massimi livelli cinematografici, che preannuncia le future ossessive riflessioni del regista svedese. Già in questo film infatti si analizzano quei fenomeni umanamente destabilizzanti come l'amore e la morte che, condizionando l'esistenza degli individui, generano in essi sentimenti forti e sconvolgenti. Anche le scelte di allestimento scenico, equamente distribuite tra aperto e chiuso, che alternano la luminosità e l'ariosità della natura di paesaggi marittimi, parchi e giardini, alla penombra degli ambienti domestici e teatrali dove i personaggi vivono e lavorano, saranno destinate, successivamente, a ricorrere più e più volte nel corso della sua carriera ultra 50ennale.
Il soggetto dell'amore sincero, giovanile e spensierato, tragicamente stroncato dalla scomparsa dell'amato, che lascia un incolmabile vuoto in colui che rimane in vita, è sviluppato con apprezzabile linearità ed essenzialità narrativa nonostante il massiccio uso del flash-back. Apporto notevole, in positivo, lo dà anche l'ottima fotografia del fedele Gunnar Fischer. Ne deriva che la fruizione di questo film non stanca, non appesantisce, ma convince. Il cast, che non comprende nessuno dei suoi attori feticci o delle sue muse ispiratrici, fornisce una prova all'altezza, soprattutto nella persona di Maj-Britt Nilsson nel ruolo di una mutevole Marie, ora civettuola e giocosa, ora seria e riflessiva (come sempre il personaggio femminile è anche quello centrale). Meno bene il collega Birger Malmsten nel ruolo del povero Henrik, eccessivamente goffo ed impacciato. Forse ancora stilisticamente un po grezzo in alcuni passaggi, rispetto a ciò che seguirà risulta decisamente snello a livello di dialoghi, leggero nell'atmosfera e, tutto sommato, ottimista. Nel complesso merita una visione.

Mavors84  @  13/04/2006 00:10:47
   9 / 10
"il settimo sigillo l'ho fatto con il cervello, un'estate d'amore l'ho fatto con il cuore" così commenta bergam e così io l'ho recepito... dolce e appassionato! un film da vedere...

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