verso il sud regia di Laurent Cantet Francia, Canada 2005
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verso il sud (2005)

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locandina del film VERSO IL SUD

Titolo Originale: VERS LE SUD

RegiaLaurent Cantet

InterpretiMénothy Cesar, Charlotte Rampling, Karen Young, Louise Portal

Durata: h 1.45
NazionalitàFrancia, Canada 2005
Generedrammatico
Al cinema nel Giugno 2006

•  Altri film di Laurent Cantet

Trama del film Verso il sud

Sesso e coscienza politica di tre signore americane conquistate da un giovane nativo nella Haiti della dittatura. Brenda, Ellen e Sue tre donne americane in vacanza, sono a caccia di avventure. Si invaghiscono del giovane Legba, diciottenne bello e spensierato, che le fa sognare e sperare in un nuovo slancio per le proprie vite...

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Voto Visitatori:   7,00 / 10 (10 voti)7,00Grafico
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Voti e commenti su Verso il sud, 10 opinioni inserite

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Crimson  @  12/04/2012 23:48:57
   7 / 10
Spoiler presenti.

Haiti, fine anni '70. Per realizzare il suo film più intimista Cantet individua un contesto ben definito, lo sviscera quanto basta senza ricostruzioni artificiose improduttive perché è vero che questo regista filma documenti, ma non è documentaristico, intende giungere all'analisi di temi più specifici raccontando l'integrazione o la mancanza di integrazione, a seconda dei punti di vista.
Per giungere a ciò dapprima espone il problema globale, evidentissimo, del potere annichilente del denaro, con le sue logiche schiaviste e corruttive in grado di far marcire le persone, il tessuto socio-culturale, persino l'ambiente. Successivamente però si concentra su una categoria anomala di "turiste sessuali", ossia quella delle donne. Le racconta e le fa raccontare con una serie di monologhi inseriti nel canovaccio, progressivamente (stile 'Passione' bergmaniana), come a rendere conto di una confessione allo spettatore in prima persona che a sua volta ne accompagna una seconda, "involontaria", che si radica in ogni incontro con i ragazzi del luogo, indipendentemente che sia di natura sessuale o una semplice passeggiata.
In questo incrocio selvaggio e anomalo di razze, costumi, condizioni differenti economiche e politiche, si propaga un sentimento denso e ambivalente. Con raro tatto e confidenza Cantet mostra una fragilità seduttiva tanto delle donne quanto dei ragazzi. Ciascuno specchia l'altro in un gioco di rimandi, e nella povertà del proprio quotidiano ognuna delle due parti garantisce all'altra uno spicchio di evasione, un rifugio.
L'albergo è il crocevia che li accorda. Rappresenta un mondo a parte in cui le donne hanno finalmente trovato chi le sappia cullare, sentir vive, lontane dalla sofferenza, l'alienazione, la frustrazione del quotidiano. In egual misura i ragazzi in quel posto hanno individuato il rifugio da una città che oltre alla povertà nasconde una violenza potenzialmente esplosiva in ogni frangente, un pericolo costante con cui sono costretti a convivere. Ma non è in fondo la violenza generata da una dittatura che pone le proprie basi su un potere costituito con la forza del denaro?
Cantet dunque intende scuotere facendo riflettere sull'ambiguità di situazioni in cui si mescolano indistintamente fattori differenti. Difficile trovare il bandolo della matassa perché ci sono molte possibili risposte che ruotano attorno ad una descrizione vera e sentita della sofferenza ma anche di una singolare forma di calore, che per quanto ambivalente esiste ed è frutto di un contatto disperato tra persone.
Il motivo per cui Legba viene ucciso è lasciato nel vago perché non interessa, conta piuttosto focalizzarsi sulla profonda ferita che la sua perdita lascia nella costruzione immaginifica di Ellen e Brenda.
Astiosa e tutt'altro che solidale, la prima è il personaggio ritratto con più fervore. L'ottima interpretazione della solita grande Charlotte Rampling connota una donna antipatica che tuttavia suscita anche un certo grado di tenerezza nel momento di confidenza finale con Albert.
Brenda è più fragile, complessata e insicura, idealizza il proprio amore in termini più esclusivi e ingenui, la sua componente distruttiva è esclusivamente auto diretta e non è capace di rancore.
Più in ombra il terzo personaggio femminile, quello di Sue, la londinese, che funge da raccordo tra le persone e le situazioni. Vive con maggior distacco il legame con i ragazzi dell'isola, ciò potrebbe prefigurare un rapporto più "strumentale" e opportunistico ma non è così, semplicemente non è la protagonista e resta sempre in secondo piano.
Alla morte di Legba il sentimento di rivalità già affiorato tra Ellen e Brenda, o meglio di ostilità di Ellen verso Brenda, si acutizza perché entrambe lo amavano, e proprio in virtù della loro diversità paradossalmente le due donne trovano un punto di contatto, ma non di confronto. Nel momento della morte del ragazzo quel mondo a parte costituito da incontri come concretizzazione di un desiderio del tutto in attualizzabile altrove, tutto si sgretola. Eppure per le donne da una prospettiva la ricerca non è esaurita. Dopotutto hanno sempre la possibilità di cambiare, di replicare muovendosi e pagando. 'Verso il sud' fin dal titolo indica un movimento, una ricerca che si compie da un luogo verso un altro, ma ciò riguarda solo le donne, non tanto i ragazzi che sono vincolati al loro passaggio, né tantomeno il protagonista centrale del film, Albert. Osservatore silente, egli è la personificazione dell'albergo, un testimone immobile destinato a conservare la memoria di segreti condivisi tanto quanto quella di un'isola che marcisce nel tempo divorata da logiche a cui si è adattato con mesta rassegnazione.
Una moltitudine di elementi che si snodano e intersecano dunque, ma il connubio tra politica e sentimenti non si amalgama quanto nelle pretese, e nonostante tutti gli sforzi analitici il film risulta leggermente freddo sul piano emozionale.

Invia una mail all'autore del commento eddiguff  @  08/12/2010 12:42:58
   6½ / 10
Il tema trattato è interessante. Il film non è male, ma mancano quelle "scosse" che l'avrebbero ravvivato e che sarebbero servite a togliere quel senso di pesantezza che invece rimane sul palato.

Jumpy  @  10/12/2008 20:15:11
   7½ / 10
Mi ha ricordato un po' "Il declino dell'impero americano" di Arcand, bravi tutti gli attori del cast, ma a tratti è un po lento ed i personaggi mi son sembrati troppo stereotipati.

antonioba  @  08/10/2008 09:08:16
   7½ / 10
Cantet è un grande regista sinora non ha mai deluso. Le sue tematiche sono attuali ed interessanti e sa raccontarle in maniera semplice diretta.

frankensnifff  @  02/05/2007 20:25:35
   6 / 10
Ladies and gentlemen please
Would you bring your attention to me?
Ecco a voi business e squallore del turismo sessuale ad haiti nei ruggenti anni settanta. Qui donne occidentali d'ogni età vengono a comprare il loro ammore, vengono alla ricerca di sesso coccole giuochi e bella gioventù, ma dietro l'incanto naturale dell'isola ed oltre le mura del villaggio vacanze da sogno, è celata ai loro occhi l'altra realtà soggiogata dalla violenza la fame e la miseria. Ed appunto quel paradiso in terra mostra la sua natura feroce di inferno quando una di queste donne spinte dalla disperazione e dalla gelosia tenta di violare , il "tacito accordo", tutto ciò darà l'inizio al triste epilogo della vicenda ed ahimè anche alla parte meno interessante del film; Cantet inserisce probabilmente troppi temi su cui discutere e diverse scene sembrano essere non funzionali al contesto della trama rendendo il film più pesante e noioso

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Requiem  @  01/05/2007 09:13:10
   7½ / 10
Mi è piaciuto molto questo ritorno al cinema di Laurent Cantet, che dalla Francia si sposta ad Haiti, ma non cambia il suo cinema.
Verso il sud è interessante sopratutto per un mix riuscitissimo tra l'intimità delle tre donne ad Haiti per turismo sessuale, che vivono in un villaggio tranquillo non toccato minimamente da quello che succede fuori ("I turisti non muoiono mai"), e la realtà buia di fine anni '70 , quando sull'isola c'era Jean Claude Duvallier.
Cantet è molto abile a raccontare l'intrecciarsi di queste donne disilluse e molto confuse con uno stile asciuttissimo, a tratti quasi documentaristico (le tre donne e il proprietario dell'impianto si confessano davanti alla telecamera), senza luoghi comuni e senza banalità.

Bravissima Charlotte Rampling.

L'autore del racconto da cui è tratto il film, è un giornalista di Radio Haiti, di cui Jonhatan Demme ha raccontato la storia attraverso il racconto di Jean Dominique, nel memorabile "The Agronomist", che io consiglio, perchè è davvero una gran pellicola.

Gruppo REDAZIONE Invia una mail all'autore del commento maremare  @  17/07/2006 01:19:26
   6 / 10
Storia sul turismo sessuale al femminile, con le problematiche socio-politiche haitiane molto sullo sfondo. La regia si rivela accademica e il film non decolla mai, nè graffia, non osando Cantet affondare il coltello nella piaga del turismo sessuale (vedi l'accenno ad una possibile pedofilia al femminile). Ciò che resta è una banalotta critica alla corrotta e corrutrice società capitalista. Brave la cinica Rampling e la confusa Cesar, due facce dello stesso mondo.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  16/07/2006 22:47:58
   6 / 10
"Verso il sud" è stata una forte delusione, soprattutto per chi aveva amato incondizionatamente i precedenti film di Cantet, "risorse umane" e "a tempo pieno", e non vedeva l'ora di attendere l'autore alla prova della maturità. Se così non è stato penso che possiamo anche ridimensionare il precedente cinema di Cantet, che un'eccesso di entusiasmo ha trasformato in quello che non è, ignorandone i limiti, agiografandone i pregi. Intendiamoci, Cantet è uno degli autori europei piu' interessanti, ma per ora gli manca ancora quel coraggio (à la Techinè o Haneke) per avere un posto d'onore nel cinema contemporaneo.
Premesso che con una donna come la Rampling (me ne frego delle rughe) io ci passerei un anno in un'isola tropicale (platonicamente sì ma mi intriga assai), direi che basilarmente questa storia pecca di accademia. Era un errore anche del film precedente, che aveva comunque il dono non comune di raccontare un fatto di cronaca con efficacia e senza compiacimenti di troppo. Il fine giustifica i mezzi, ma se mi dicono che questo è cinema d'impegno civile e che accontenta/soddisfa un po' tutti, qualche dubbio mi resta. Del resto anche un grandissimo come Ken Loach ormai non fa altro che menarla sul concetto di "impegno sociale" e ormai i suoi film sono inglobati nel ricatto unico e inequivocabile della "coscienza".
Forse raccontare un'esilio da favola sullo sfondo di una dittatura che emerge ambiguamente (almeno quando le frenesie sessuali delle cinquantenni vengono bruscamente interrotte) solo alla fine è intenzionale, forse Cantet voleva descrivere proprio quel mondo occidentale che non fa altro che sfruttare parassitariamente la condizione del "paradiso turistico.-sessuale" senza vera colpa (?) se non le leggi del desiderio. Passi allora la trasposizione patinata, da depliant turistico, della vicenda, eppure l'autore sembra troppo accondiscente verso queste donne (per inciso: straordinarie ma ciniche) che forse non ignorano, ma pretendono di ignorare.
Alberga pertanto la convinzione che l'occidente di Cantet sia costantemente in fuga da una democrazia che non garantisce - strano ma vero - una vera felicità esistenziale.
Oltretutto, e lo dico con molto dispiacere, proprio l'improvviso, brusco cambio di rotta del film verso una realtà sociale che ha molto piu' delle fabbriche di "risorse umane", è la parte più debole, con una serie di scene d'azione piuttosto effettate e risibili. Forse davvero è piu' comodo (e meno rischioso) finire tra le lenzuola di qualche stallone dalla pelle di corallo che esplorare tangibilmente la realtà di una dittatura sanguinaria come poche.
Sei politico solo per l'interpretazione delle attrici

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento Giordano Biagio  @  26/06/2006 22:57:38
   8 / 10
Film splendido per vena narrativa scevra da giudizi.
Finale che lo spettatore può provare a interpretare.
Raffinato e con splendide fotografie.
L'avanzare dell'età sembra accentuare le passioni sessuali anzichè stemperarle a patto però che vengano vissute in un altrove caraibico vicino alla sensualità che la natura potenzia. Al di là di ogni controllo etico e moralistico occidentale. Ma non è facile lo stesso vivere la sessualità turistica perché il delirio d'amore occulta la conoscenza delle verità umane e sociali presenti del luogo di vacanza.

Delfina  @  21/06/2006 14:42:37
   8 / 10
Un bel film, con un argomento che interesserà forse più le donne che gli uomini. Un'analisi del tempo che passa, delle dinamiche del desiderio femminile, ma anche della colonizzazione, delle dinamiche della povertà e dell'occhio che arriva a osservare, al sicuro nella sua corazza di turista, situazioni dure come quella di Haiti, paese martoriato dall'ingerenza USA e dalle sucessive dittature.
Triste, ma molto perspicace, così come era già stato l'altro film di Cantet, "Le realzioni umane".

8 risposte al commento
Ultima risposta 16/07/2006 22.28.27
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