hereafter regia di Clint Eastwood USA 2010
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hereafter (2010)

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locandina del film HEREAFTER

Titolo Originale: HEREAFTER

RegiaClint Eastwood

InterpretiMatt Damon, Cécile De France, Joy Mohr, Bryce Dallas Howard, George McLaren, Thierry Neuvic

Durata: h 2.09
NazionalitàUSA 2010
Generethriller
Al cinema nel Gennaio 2011

•  Altri film di Clint Eastwood

Trama del film Hereafter

Il film racconta le storie parallele di tre persone, che in modi differenti hanno avuto a che fare con la morte. George Lonegan (Matt Damon) è un operaio ha una connessione speciale con la vita ultraterrena. Dall'altra parte del mondo, Marie (Cecile de France) è una giornalista francese sopravvissuta ad un'esperienza di vita e morte che ha sconvolto la sua realtà. Quando Marcus (Frankie/George McLaren),uno scolaro di Londra, perde la persona più vicina a lui, ha il disperato bisogno di risposte. Ognuno attraversa una strada per scoprire la verità, le loro vite si intrecceranno, e cambierà per sempre quello che pensano che esista – o deve esistere- nell'aldilà.

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Voto Visitatori:   6,73 / 10 (243 voti)6,73Grafico
Voto Recensore:   8,50 / 10  8,50
Miglior film straniero
VINCITORE DI 1 PREMIO DAVID DI DONATELLO:
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Voti e commenti su Hereafter, 243 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento pompiere  @  18/01/2011 16:08:02
   9 / 10
Cosa accade dopo la morte? Ci sarà un blackout totale, una via intermedia, un paradiso, un inferno… Si potranno incontrare gli altri, scambiare quattro chiacchere al bar o sarà tutto un rimestare e tormentare di coscienze giusto per farci un po' di male, per espiare colpe, per sentirci solidali. Ma soprattutto, perché ci poniamo la questione? Spesso ha più spazio il pensiero della morte, e il tempo che dedichiamo a prevenirla, stigmatizzarla, fuggirla, della vita stessa.

A San Francisco abita il sensitivo Matt Damon che ha più contatti con l'aldilà dello Zuckerberg facebookiano. Per fortuna, qui non c'è l'anonimo lavoro registico di Fincher nel "social network" di cui sopra, bensì uno spirito collaborativo che somiglia molto a quello che c'è di solito tra padre e figlio (Eastwood e Damon). Ciò traspare nelle grigie giornate della vita da operaio medio di George Lonegan, che indossa l'elmetto come volesse tenere a riparo i propri pensieri da una collettività che lo ha aggredito troppe volte per un dono che non avrebbe mai voluto ricevere.

Costruito su un'asse geografica che unisce la città californiana a Parigi e a Londra, "Hereafter" ha probabilmente la sua parte più debole nei risvolti giornalistici ed editoriali percorsi dalla sezione francese; poco convincenti i tira e molla tra un lavoro in tv e uno da scrittrice per l'eterea e un po' inconsistente attrice belga Cécile De France, prima disinvolta e indifferente occidentale e poi buggerata da uno spietato partner opportunista che non vede "nell'aldilà" del proprio profitto.
Marcus (l'espressivo e spontaneo Frankie McLaren), il ragazzino londinese che conserva l'approccio più puro verso l'elaborazione del lutto e la sua spiritualità, viene diretto con la serena e consueta magniloquenza propria di Clint, mentre ricerca la sua anima… gemella. Alla faccia di una società che va di corsa e che cerca di riorganizzare con troppa urgenza ciò che andrebbe lasciato assimilare dal tempo.

La drammatica attualità e la cronaca irrompono nella narrazione con un tono e un contenuto che prendono le distanze dal reportage, e che spingono oltre l'orizzonte introspettivo, verso un lido di quiete e di sopravvivenza non proprio casuale (la trascuratezza di un regalo negato alla prole da una parte, e un cappellino volato provvidenzialmente via dall'altra).
E così scopriamo che la Morte non è poi così distante dall'Amore, quando la prima può essere spiegata attraverso le tracce e i gesti lasciati dal secondo, in un imprinting quasi invisibile e tuttavia conscio, che fa rivivere chi non c'è più attraverso le persone che gli sono state più prossime. Commovente e solidale storia che ci corteggia a più riprese fino a che con cadiamo in ginocchio ai suoi piedi, innamorati da cotanta bellezza dello sguardo, "Hereafter" ha il pregio della lucida fondatezza e, percorso da solitarie e predestinate analogie, ci conduce a un'abbagliante genuinità.

GiorgioChiellin  @  18/01/2011 12:04:48
   7 / 10
Sicuramente è un buon film, ma a mio parere penalizzato dall'eccessiva lentezza dello stesso e

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Apparte questo ci sono alcune scene fantastiche


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e momenti molto commoventi.
Consigliato

Sparda  @  18/01/2011 10:57:05
   8 / 10
La Morte . . . cosa c'è subito dopo il nostro ultimo respiro ? Risposte non facili, anzi, quasi impossibili, il regista ci presenta tre storie differenti, tre persone che in un modo o nell'altro hanno provato sulla loro pelle ciò che la morte potrebbe essere, uno scorcio di un qualcosa presente dopo la nostra vita terrena. E' una strada molto difficile quella presa dal regista ma di sicuro lascia il segno, perchè? Perchè ha saputo fare un film a mio avviso riuscito, perchè le domande sono tante in questo argomento, e lui, come noi ne avrà moltissime, qui il sensitivo gioca una parte credibile, pur avente un dono fuori dal comune, coerente coi fatti intorno a lui, vivendo effettivamente una vita segnata da questo dono, Matt Damon bravissimo veramente, come bravissimi i gemelli; Clint Eastwood ci regala veramente un film profondo, da vivere, toccante. Il mio parere è questo, un film da vivere, il finale è giusto per quanto mi riguarda ( Leggi SPOILER ). L'unica cosa che non ho gradito è stata la parte girata coi sottotitoli quando si poteva benissimo doppiare come nel trailer. Bravo Clint.

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Danton  @  17/01/2011 05:59:11
   6½ / 10
Sinceramente da Clint mi aspettavo un film di maggior spessore, una trama che ti coinvolge per i primi venti minuti (veramente realistica la scena iniziale), ma che poi comincia ad essere un pò piatta e a volte un pò noiosa. Sicuramente strappa qualche lacrima, ma "I ponti di Madison County", "Million Dollar Baby", "Changeling", "Gran Torino", solo per citarne alcuni, sono ben altra cosa.

tredi  @  17/01/2011 01:13:34
   4 / 10
Fino alla metà del secondo tempo avrei dato un voto alto.
Putroppo la " visione " del regista sulla morte nell'ultima parte del film esce e sono dolori : morti che parlano con i vivi tramite un sensitivo...ed ecco la grande novità...l'aldilà esiste. Fantastico direi . ( speravo sempre che il sensitivo non avesse il " dono " ).
I protagonisti di tre storie che si incontrano in un modo cosi' banale .... e un finale ancora piu' banale...non dimentichiamo come vengono rappresentati coloro che non credono all'aldila' : o meschini o cospiratori.
Se davvvero si voleva raccontare il senso di vuoto di smarrimento che si prova quando muore una persona cara credo si possa farlo senza riocorrere alla storiella del sensitivo che attraverso il contatto con i morti consente alle persone di ricominciare una nuova vita.
Il film e' tutto qui . Si dimentica in fretta davvero e lasciamo perdere le solite furbate a cui ricoronno alcuni registi per far commuovere ...in questo film mooooolto presenti.
Insomma davvero deludente...molti pensano che se un brutto film e' fatto da una leggenda vivente come Eastwood debba meritare sempre un buon voto.
Io credo che un film debba essere giudicato per quello che e'.

paride_86  @  17/01/2011 01:00:21
   7 / 10
"Hereafter", come dice il titolo, è un film sull'aldilà. Si dipana in tre filoni con altrettanti protagonisti, uno francese, uno americano e un ultimo inglese, le cui storie sono destinate ad incrociarsi.
Clint Eastwood realizza un film molto sincero e genuino sul tema della morte e del paranormale, senza cadere in facili cliché

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Ciò significa che evidentemente - anche considerando l'età - si tratta di un argomento che gli interessa e che gli sta a cuore. Tuttavia, secondo me, si tratta di un film riuscito solo in parte: l'andamento è un po' lento e si sente l'assenza di una colonna sonora che sottolinei alcuni momenti cardine della storia.
E' comunque un film commovente e ben girato, seppur con pigrizia: Eastwood si affida agli effetti speciali e non ci regala nemmeno un pianosequenza, ma solo continui stacchi di brevi inquadrature.
Molto bravi gli attori.

bstefi79  @  16/01/2011 22:15:56
   7 / 10
Clint non ai vertici, ma bisogna considerare che il film tratta un argomento "tabù" da un'angolazione mai vista con tale semplicità narrativa.
Tre storie, tre protagonisti che si intrecciano. Tre antieroi, legati del concetto escatologico senza un apparente legame, in tre Nazioni, con tre vite apparentemente scisse e differenti.
Dalle tre vite però Eastwood estrapola la componente più vera, quello che batte nel cuore di ognuno di loro. Tutti e tre "vincono" il proprio confronto con la Vecchia Signora, fanno del loro "dono" (sia positivo che negativo: il contatto con l'aldilà tripartito in angoli visulai differenti) un mezzo, uno strumento per arricchire la loro vita.
Grande interpretazione di Damon, a mio parere il personaggio cardine della storia, che non travalica argini facilmente esondabili dato l'argomento che spesso potrebbe sconfinare nel grottesco.
Non è credibile, è un po' lento, non lascia il segno di Gran Torino.
ma è onesto, non è un "voglio-ma-non-posso", è originale ed è ben interpretato.
Lo consiglio...
... aspettando un altro Gran Torino.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  16/01/2011 19:42:47
   8 / 10
Più che un film sul quesito dell'esistenza e della natura dell'aldilà (quesito assolutamente irrisolvibile), è un film sull'impatto che ha questo concetto sulla vita delle singole persone.
Non si tratta quindi di trattare razionalmente di un tema vecchio quanto l'uomo (e il film non ha nemmeno questa pretesa), quanto piuttosto di rendere nella maniera più fedele e intensa possibile l'animo, la sensibilità, le emozioni di cui ha avuto contatti con la morte.
Le varianti che Eastwood ci illustra sono tre: chi ha avuto esperienza diretta ed è arrivato proprio sull'orlo estremo di queste evento supremo e senza ritorno, chi ha subito una perdita irreparabile e non riesce a farsene una ragione, chi riesce a sentire e a portare a galla negli altri le tracce profondissime di perdite fondamentali nella propria vita.
L'impianto stilistico è di natura classica. Le storie oltre a essere individuali e normali, servono soprattutto a rappresentare le idee del regista. L'accento non è quindi sulla fedeltà al reale delle storie ma sulla semplicità e immediatezza nella trasmissione del messaggio e nella reazione da provocare in chi guarda. Il finale deve o trasmette un'idea, un concetto che permanga forte nell'animo dello spettatore (vedi "Gran Torino") o dare una conclusione che sia una speranza, uno sprone a non perdere la speranza di migliorare la propria vita (il lieto fine di questo film). E' uno stile che può piacere o non piacere, ma bisogna riconoscere che Eastwood oggi come oggi è uno dei pochi che riesca a creare opere convincenti e coinvolgenti usando questo stile.
Il segreto è nel coinvolgimento diretto dello spettatore nelle storie dei personaggi che si vuole raccontare. Fra tutte, secondo me, la più riuscita è quella di George, quella meno convenzionale e più intimista. Il paradosso del personaggio sta nelle conseguenze del suo "dono" speciale, le quali non sono come si può pensare positive (fare soldi, avere successo, essere utili all'umanità) ma assolutamente negative (non avere una vita "normale", tranquilla e serena e rapporti ordinari con gli altri). La conseguenza è una terribile solitudine, il rinchiudersi in un guscio, lo scappare via. Il cinefilo conosce già molto bene questa situazione, in quanto ritratta magistralmente da Cronenberg in "La zona morta". Probabilmente George riesce in qualche maniera a portare a galla quello che le persone sanno già dentro nel proprio animo, ma che non hanno il coraggio di realizzare da sole. Non sempre questo "aiuto" è il benvenuto. Nella nostra vita è più quello che rimoviamo che quello che affrontiamo a viso aperto.
Anche la storia della francese famosa e nota, ci rivela l'illusorietà degli aspetti materiali della propria vita e la profonda solitudine di chi decide di vivere sinceramente e "contro corrente". Anche la storia del bimbo rivela l'abisso di solitudine e vuoto che causa la realtà avversa, il destino crudele. Sono storie molto più comuni di quanto si pensi.
Per tutti Eastwood ha voluto riservare alla fine una consolazione, una speranza, una spinta a combattere e a continuare nonostante tutto. Questa scelta ha le vesti di un finale affrettato, decisamente forzato e quasi incomprensibile. Peccato, è l'unico punto veramente debole del film. Del resto Eastwood se n'è fatta una questione di principio. La sua opera finale deve servire a contrapporre alla marea di pessimismo e nichilismo la "vecchia" fiducia nei sentimenti e negli atti umani; chi se frega se la propria opera è semplicistica, poco approfondita, consolatoria, il messaggio di fiducia nell'Uomo (con la U maiuscola) deve passare davanti a tutto.

13 risposte al commento
Ultima risposta 31/01/2011 10.46.30
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MartyGlamster  @  16/01/2011 19:04:11
   7½ / 10
Direi che è un buon film, sicuramente meglio di tanti altri che son fuori ora nelle grandi sale. Ma mi aspettavo qualcosa in più, dato che tratta argomenti importanti. La storia comunque è ben tenuta, non è noiosa, ma ci voleva quel tocco in più di adrenalina.

fireM  @  16/01/2011 16:06:33
   7 / 10
7, bello ma mi aspettavo qualcosa in più, forse perchè mi erano piaciuti un sacco i precedenti lavori...
comunque se devo essere sincero a volte l'ho trovato anche abbastanza scontato, affronta tematiche importanti e la storia è ben tenuta in piedi...tuttavia senza girarci troppo intorno ci manca qualcosa, forse ci volevano un po più di dialoghi e meno sguardi
imho

Invia una mail all'autore del commento SPIZZDAVIDE  @  16/01/2011 13:13:35
   8½ / 10
Causa la media di filmscoop ero andato a vedere questo film senza troppe aspettative ed invece sono rimasto piacevolmente colpito da questa pellicola.
E' vero, il film viaggia su ritmi molto lenti....forse volutamente per lasciare i tempi di riflessione nelle menti degli spettatori.
Infatti , il buon Clint, ha realizzato un prodotto cinematografico raffinato e carico di messaggi trattando non solo temi delicati quali il dopo la vita terrena, ma anche il degrado familiare, la perdita dei veri valori ma soprattutto la fragilità delle nostre menti di fronte ad una società che pensa solo alla fama , ai soldi e al successo.
Una bella dose di morale , insomma , che arriva da un uomo di 80 anni che prima di andarsene, almeno professionalmente, ha voluto aprirci gli occhi su cosa siamo diventati , ricordandoci però cosa saremo , ovvero un tutt'uno in un tempo senza tempo ed in un luogo senza spazio nè gravità.
Grande Clint, film da vedere solo per menti aperte e riflessive.
Voto 8,5

minut  @  16/01/2011 10:05:58
   9 / 10
Film assai coinvolgente e dalla regia a dir poco magistrale.
Argomento delicato che viene sviluppato in maniera concreta, ma non approfondita, e quasi a voler sostenere plausibilmente l'immaginario che nell'aldilà si possa per un attimo transitare.
Affrontare tali tematiche in profondità, avrebbe significato forse, correre il rischio di essere poco credibili, oltre tutto anche se si parla di morte c'è un inno alla vita e ancor di più all'amore.
Matt Damon, un'interpretazione dolce e intensa, nel ruolo di un uomo vittima di una sensitività potenziale da cui è condannevolmente coinvolto e che combatte e rinnega e che alla fine probabilmente estirpa per amore... ma forse questa è un'altra storia.
Grazie Clint.

Ch.Chaplin  @  16/01/2011 01:10:58
   7½ / 10
ottima messa in scena, montaggio funzionale e impeccabile..clint in realtà è leggermente sottotono: il film non risulta mai essere avvincente come lascia presagire. c'è troppa carne sul fuoco e troppo poco tempo per sbrogliare la situazione, tanto che il finale - seppur ben congeniale - pare troppo sbrigativo (e intuibile).
semanticamente univoco e unidirezionale, forse troppo, ma il tema è troppo complesso e difficile per non riconoscere il coraggio di clint nell'affrontarlo. in ogni caso, assolutamente da vedere.
in definitiva: un film sulla morte, un inno alla vita.

DaniTNT  @  15/01/2011 19:59:30
   8½ / 10
Leggendo i commenti mi aspettavo molto peggio..

Veramente un gran bel film invece, molto toccante a tratti..

1 risposta al commento
Ultima risposta 15/01/2011 21.36.01
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Izivs  @  15/01/2011 17:28:09
   6½ / 10
Un film delicato che tratta l'argomento della vita oltre la morte....c'ho visto molto le riflessioni di un uomo (il buon Clint) che giunto alla veneranda età di 80 anni riflette sulla vita e su ciò che ci aspetta dopo la morte......non sicuramente uno dei suoi migliori film.

dagon  @  15/01/2011 15:28:26
   7 / 10
Ci sono dei registi che sono talmente (e, spesso, giustamente) venerati che, per ogni film che sfornano, si parla -a prescindere- di capolavoro, soprattutto da parte della critica. In realtà, a mio avviso, mettere sullo stesso livello film palesemente di diverso valore, finisce con sminuire il valore stesso di quelli più riusciti ed importanti. Parlare di "capolavoro" per film come Invictus ed Hereafter che, nella filmografia recente Eastwoodiana, sono senz'altro tra i meno riusciti, significa, appunto svalutare automaticamente opere come "Lettere da Iwo Jima" o "Mystic River" o "Gli spietati".
"Hereafter" non è male, anche se non mi ha completamente soddisfatto: non certo per l'approccio low-key o per il ritmo "placido", ambedue caratteristiche frequenti del cinema di Eastwood (che per me, nel suo caso, sono grossi pregi) bensì perchè, alla fine, mi è parso un film irrisolto.
Il tema della morte e della possibile vita dopo la morte è probabilmente molto sentito dal regista e, in questo senso, sotto la coltre dell'apparente "neutralità" dell'osservazione, dispensa invece molte (troppe?) certezze su un argomento che di certo, in realtà, ha poco.
In ogni caso, essendo Eastwood, appunto, un regista che semina nei suoi film comunque elementi interessanti, il film comunque mi ha intrigato anche se, ripeto, mi è sembrato non "risolversi" completamente nel finale, oltre a lasciarmi l'idea che altri aspetti si sarebbero potuti approfondire di più.

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Ultima risposta 15/01/2011 16.37.51
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endriuu  @  15/01/2011 13:56:39
   4 / 10
Ma clint ma che stai a fà ? ripiate. gia invictus era sciapo ma questo è proprio un aborto,manco sembra che l'hai fatto tu. E poi leva quel ******** di damon dai tuoi film.

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Ultima risposta 15/01/2011 14.07.41
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Invia una mail all'autore del commento Freiheit  @  15/01/2011 11:34:39
   8 / 10
Parlare di "morte" in profondità senza andare a toccare l'argomento "religione" è una cosa che ho apprezzato moltissimo.. Che Eastwood sia stato un grande attore è scontato, ma come regista è addirittura davvero migliore.. Non ha sbagliato un film e a questo punto ho fiducia non ne sbaglierà

Gruppo COLLABORATORI SENIOR ferro84  @  15/01/2011 11:10:07
   7½ / 10
Ci voleva un grande maestro per portare in sala un film finalmente decente , un'opera interessante un racconto che mantiene per ben due ore pur se con ritmi blandi la tensione e la curiosità (ma in genere il suo cinema è cosi quindi criticare la sua lentezza è fuori luogo).

Certamente quando si superano la soglia degli 80 anni non si può più fingere di essere giovani e bisogna rassegnarsi all'idea che non c'è più un futuro da immaginare ma forse direttamente un'altra vita.
Eastwood non è Monicelli e anche lui vuole indagare sulla speranza di una vita dopo la morte ma la sua non è una speranza bensì quasi una certezza.
Hereafter affronta il tema della morte proponendo una tesi ben precisa e una volontà di voler credere aldilà.
Non posso negare che francamente da Eastwood mi sarei aspettato un'indagine maggiormente approfondita sulla non accettazione della morte che è un filo rosso che accomuna tutte le popolazioni del mondo, il bisogno di proiettarsi in mondi immaginari. Vero o non vero? C'è o non c'è qualcosa dopo la morte? Hereafter non si pone domande, da risposte, fotografa la solitudine dell'uomo proiettandola in un'altra vita dove rincontrare le persone care.
Insomma è un film a tesi e considerando che qualsiasi argomento Eastwood abbia trattato lo ha sempre fatto ponendosi in modo equidistante, obiettivo anche se deciso come il tema dell'amicizia in Mystic River o l'eutanasia e l'amore in senso lato di Million Dollar Baby mi chiedo come mai su questo tema proponga tante certezze e non insinui mai il dubbio.

Forse perchè anche lui ha bisogno di credere.

Appunto produttivo, il film è costato 55 milioni di euro che a parte la scena iniziale non sono stati resi sullo schermo.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  14/01/2011 23:07:21
   8 / 10
Poco da dire, mi è piaciuto. Con la semplicità che lo contraddistingue, Eastwood ci mette di fronte quello che è ancora l'argomento tabù per eccellenza. Affrontare la morte o almeno parlarne con serenità è ancora difficile. Il rischio? La progressiva emerginazione, persino sociale, determinata dall'ossessione della perdita o dal desiderio di capire cosa c'è oltre. Tutti i personaggi scivolano lentamente in un contesto fatto di solitudine: ognuno di loro ne rappresenta i vari livelli fino ad arrivare a quello massimo, il George di Matt Damon.
Dov'è la religione? Una scena e poche battute, leggermente didascaliche ma efficaci, per liquidarla e chiudere i conti aperti da Million Dollar Baby. Non c'è spazio per la religione per questa visione laica dell'aldilà del regista americano.
Pur non essendo un regista da strutture ad incastro, l'intelaiatura di base consente al film di avere la necessaria linearità, senza annoiare minimamente, almeno a livello personale.
Quello che non mi ha convinto pienamente è la sequenza della metropolitana: con i personaggi proiettati nell'aldilà, vedere questo "percorso" al contrario mi è sembrato fuori contesto, un'interferenza che dà la sensazione nitida della nota stonata in una buona partitura.

Gruppo COLLABORATORI _Orion  @  14/01/2011 14:37:25
   8 / 10
Film bellissimo, ottima interpretazione degli attori bellissima la fotografia e trama originale.

alby78  @  14/01/2011 14:17:15
   5½ / 10
Se devo essere sincera qst mio voto e' anche decisamente alto rispetto a quanto effettivamente merita ....e' un parere personale..... mi chiedo come sia possibile dare un 8 o un 10 ad un film cosi' piatto?!
Premetto che adoro questo grande regista e ritengo che Mistic River sia uno dei film piu' belli mai visti....ma Hereafter e' veramente noioso nonostante l'argomento puo' attirare curiosita' e enfasi....
L'inizio ti coinvolge ma per le due ore successive ti chiedi quando il film veramente avra' inizio....rimani sospeso in una specie di ansia e angoscia e di domande che nn vengono colmate in quanto si rimane sempre un po' sul superficiale...se magari si scavava di piu' sui personaggi sulle loro vite il risultato era diverso e ci avrebbe coinvolto di piu'!
Fore mi aspettavo di piu'....ma e' da ieri sera che ci penso e ripenso e nn trovo elementi cosi' straordinari da consigliarlo agli altri..,,,mi e' rimasto un senso di angoscia x i temi trattati ....anche se nn ho dato 2 proprio perche' Matt Damon ha reso alla grande il suo personaggio cosi' semplice e impacciato nonostante i suoi sorprendenti poteri....lui merita......
la storia poteva andare se si allargava l'orizzonte ,se si narrava il film dalla parte del personaggio immaginando i suoi stati d'animo....entrando nella storia e nn rendendo tutto cosi' surreale come il finale!
nn lo consiglio assolutamente ...aspettate che esca in dvd e quando volete passare due ore tanto per...affittatelo.....x ora al cinema ci sono altri bei film magari piu' banali m a che regalano allegria e buonumore!!!!

jolly  @  14/01/2011 13:40:23
   8 / 10
veramente bello e sorprendente.Film piatto ed intenso allo stesso tempo...una vera chicca!
da vedere subito!

zeta  @  14/01/2011 12:12:29
   5½ / 10
L'avesse girato un altro regista questo film, per me sarebbe valso un due. Tutto si può dire ma non che il vecchio Clint non sappia usare la macchina da presa. La scena dello tsunami, per esempio, è da pelle d'oca. Per il resto, il film, sebbe sia interessante l'idea di partenza di un'aldilà senza Dio, non mi è piaciuto per diversi motivi. Innanzitutto la dispersione su tre storie che il film tratta ma solo in superfice, mentre avrebbero meritato di essere scavate più a fondo. Inoltre, il contatto finale tra le tre vicende è artificioso e poco credibile. Matt Damon è impacciato nei panni di un sensitivo che "non vuol farlo, non vuole farlo", ma alla fine lo fa sempre. Mi è sembrato lontano dal miglior Clint Eastwood e il voto è basso perché quando c'è lui l'aspettativa è sempre altissima.

kheen  @  14/01/2011 03:46:12
   8 / 10
Film asciutto, intenso, che affronta il tema della morte e del dolore per la perdita portandoci nel mondo delle esperienze di pre morte, attraverso tre storie che si intrecciano.Bella la regia e bravi gli interpreti, Matt Damon sufficiente.
Da non perdere, per riflettere.

mesmerino  @  14/01/2011 01:29:50
   6 / 10
h2.09...dalle due ore si arriva lentamente agli utlimi 9 minuti davvero sminuenti...
è una specie di babel piu' digeribile...il finale ti lascia davvero con l'amaro in bocca che non so dare giudizi a tutto il resto...

credo che raccontare tutto quello che è la vita quotidiana sia talmente difficile, che nei film si predilige spiegare quello che potrebbe essere...generando quella sorta di apatia che ha contraddistinto l'inizio di questo terzo millennio...

folco44  @  14/01/2011 00:20:43
   10 / 10
Questo è il film della saggezza di Clint. E se la saggezza da questi prodotti, ben venga per tutti i registi !!
L'aldilà anaizzato da un punto di vista rigorosamente laico, con i personaggi che non sono solo dotati di sensi paranormali, ma soprattutto sono capaci di vedere il bene che sta dentro le persone.
Tecnica raffinata cura maniacale dei particolari, musica appropriata, oltretutto, scritta da lui.
10 è più del voto che avrei effettivamente dato, lo do ovviamente per alzare la media abbassata da gente a cui piace solo film d'azione.

4 risposte al commento
Ultima risposta 14/01/2011 12.20.38
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Tom Ripley  @  13/01/2011 20:29:23
   4½ / 10
Ho apprezzato moltissimo "Gran Torino" ; questo film, invece, non mi sembra ben riuscito. Intrecci di tristezza abbastanza inconcludenti o forse sono io a non aver capito granchè del film. In ogni caso sono uscito dalla sala piuttosto deluso e annoiato.

F. Moro  @  13/01/2011 18:35:50
   4 / 10
Guardate i primi 09 minuti e 20 secondi, poi andatevene. Trama che non si sviluppa, dall'adrenalina riesce a passare totalmente alla sonnolenza. Fatti e misfatti che si intrecciano in maniera del tutto stupida e surreale, colonna sonora che non oserebbe sentire nemmeno uno che fa Yoga. Sembra girato negli anni '30, ma la botta vera e propria arriva col finale (vedi spoiler). Il film ci prova ma non cresce, evitatelo se nel profondo del vostro cuore vi volete ancora un pò di bene.

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15 risposte al commento
Ultima risposta 18/01/2011 09.42.18
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gatto cippa  @  13/01/2011 15:44:40
   8½ / 10
clint eastwood supera ogni volta se stesso e nell'ultimo periodo (peraltro assai prolifico nonostante l'età avanzata) ci sta regalando delle pellicole memorabili.
film di una sensibilità e profondità davvero rare.
assolutamente consigliato a tutti gli amanti del cinema di qualità.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento Giordano Biagio  @  13/01/2011 10:03:07
   8½ / 10
Bello ma poco elaborato, un ottimo file fotografico grezzo della serie Raw anziché jpg, con un altro giro elaborativo sarebbe stato un capolavoro, sopratutto nello scorrimento...

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28 risposte al commento
Ultima risposta 25/01/2011 10.24.07
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xtrinix  @  13/01/2011 09:16:27
   7½ / 10
Non mi è dispiaciuta la tematica trattata nel film nè la maniera di raccontarla, il tutto condito da una manciata abbondante di sensibilità e delicatezza. Non all'altezza di altri film di Clint Eastwood come per esempio Gran Torino ma vale sicuramente la pena andare a vederlo al cinema!

shogun  @  12/01/2011 23:36:47
   8½ / 10
Siamo di fronte ad un eccellente lavoro del cinema che ci delizia di almeno tre momenti da togliere il fiato e stringere un nodo sul petto. Non raggiunge il massimo voto a causa di una inerzia a decollare nella prima fase, quando ancora lo spettatore deve estrarre la carta dal mazzo.

Il regista tratta il tema del dopo-morte in modo laico, distaccato, freddo. Non ha la tentazione di sollevare interrogativi, tantomeno la pretesa di sciogliere dubbi.
La certezza che un'aldilà esista è però indiscutibile, così come la possibilità che alcuni siano in grado di stabilire un contatto con le anime.
E la felicità che traspare dai protagonisti non deriva dal posserede questa singolare abilità, ma dal credere di avere la vicinanza spirituale dei cari persi e la possibilità di esprimere liberamente il proprio vissuto in tal senso, senza vincoli morali, nè religiosi.

Flavietta2  @  12/01/2011 22:53:56
   8½ / 10
Ed eccoci allìultima fatica del caro buon Clint. Sono stata una settimana a pensare cosa dovevo scrivere e che voto dare e forse non sono capace di spiegarmi a parole in modo giusto.
Hereafter segna un cambiamento per Clint. Non è più l'eroe, non c'è più il personaggio che solo sfida il mondo, ci sono solo tanti umani, rinchiusi nei loro mondi, nelle loro speranze,dolori, paure...soprattutto paura della morte. qualcosa d'inspiegabile che ci avvolgerà; può essere il nulla, la luce, la felicità,questo non possiamo saperlo, ma nella nostra vita sempre appare e noi dobbiamo affrontarla. Così un bambino perde il suo unico sostegno, lo cerca, ma la religione, la negazione di essa, come anche la magia, non sempre danno le risposte che si cercano. Sono pur sempre frutto dell'uomo, un uomo che non può comprendere pienamente la vita, figurarsi della morte. Poi c'è colei che "torna" dalla morte, come in una nuova vita, dove nessuno la capisce, nessuno l'ascolta. Forse nessuno vuole sapere la verità, la vuole apprezzare. Infine colui che vorrebbe vivere, ma viene perseguitato da una realtà ultraterrena che non vorrebbe che gli appartenesse.
Umani....solo piccoli umani spauriti e dubbiosi. Tre modi di reagire alla morte, tre modi di vivere. Così un bambino, una donna e un uomo, imparano a camminare da soli, si rialzano e continuano a vivere, anche se la paura, il dolore e tutto ciò che la morte provoca nell'animo umano, li scuote nel profondo.
Un film che non può che avere degli stereotipi, perchè ciò che non si conosce non può che averli, ma che, pur con elementi sovrannaturali, racconta la vita e la sofferenza umana. Ma non tralascia la speranza, non per quell oche ci sarà, ma per quello che ora c'è. Un fortuito caso, un autore immortale riporterà alla vita.
Un argomento così particolare non poteva essere trattato in maniera più delicata di questa: le musiche, la regia, il volto di Cecile de France sono alcuni degli elementi che segnano quello che è un lavoro della maturità Eastwoodiana. Il giovane eroe è sparito, rimane solo un uomo con le sue domande, il suo vago pessimismo, con poche risposte, forse nessuna...ma lo spiraglio di luce c'è e la vita continua.
anche se presenta punti abbastanza forzati e poco approfonditi (come l'eplosione per esempio) rimane un bel film che nella sua lentezza riesce a trasportare lo spettatore in un vortice di situazioni e emozioni.
Bello.

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Ultima risposta 03/02/2011 15.15.41
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Invia una mail all'autore del commento franx  @  12/01/2011 22:50:53
   5 / 10
Un cinque stiracchiato.
il 30% del film è in francese coi sottotitoli: non so quale famosissimo regista italiano pregava perchè non gli storpiassero i film col doppiaggio ed era un convinto assertore del film in lingua originale, cmq siete avvertiti.
"Ciao, lo sai che anch'io vedo la gente morta?" (tipo il 6° senso)
"Bellissimo! Io sono addirittura STATA morta!"
E scatta l'amore.
Clint, dopo che ti hanno sbucherellato tutto per bene (GRAN TORINO) vuoi fare un film sul post mortem?
La scena dello tsunami è finta che più finta non si può, usateli meglio questi effetti speciali "sintetici"!
Matt Damon, prestazione educata, il fratello, prestazione educata, ma la Cecile...E' veramente sor*a che non è una parolaccia perchè deriva dal greco SORCHEUS che vuol dire "saggezza". (C.Guzzanti)

Real.Chardy  @  12/01/2011 16:19:46
   7 / 10
Leggendo i commenti vedo degli 1, dei 2 e dei 3...
Ora io mi chiedo il perchè, il cinema è colmo di film che meriterebbero voti di questo tipo, ma tutti si accaniscono su Hereafter...per quale motivo? Non è il capolavoro che tutti si aspettavano? Io dico: e chi se ne frega!
E' un bel film, la trama risulta piacevolmente, originale, anche se un maggior approfondimento di alcuni aspetti non avrebbe guastato. E l'interpretazione degli attori? Molto buona, specialmente quella di Cécile de France, che in alcuni frangenti è in grado, con la semplice mimica facciale, di trasmettere molto piu' di quanto, spesso, le parole sanno fare. Anche la regia si attesta su livelli decisamente alti, almeno su questo Clint non tradisce mai. Allora continuo a chidermi il perchè... Se date un 1 o un 2 a questo film, cosa dovreste dare a pellicole del calibro di "Amore 14" o "Troppo Belli"? (Preciso il tono sarcastico delle mie parole) ... Hereafter è un film discreto, anche qualcosina in più, valutatelo per quello che vale effettivamente, non per le aspettative che ha tradito.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  12/01/2011 15:53:38
   8 / 10
"Hereafter" è un film magnifico.
Non parla davvero della morte e dell' "aldilà": parla piuttosto delle perdite e delle "cose rimaste in sospeso". Ma anche questi, in realtà, sono poco più che spunti narrativi per parlare delle solitudini dell' "aldiqua" - e del bisogno di amore.

Le vicende dei personaggi possono sembrare esili? poco interessanti? Ma sono molto più interessanti, invece, di quanto lo sarebbero intrecci "forti" o "originali" in superficie: tanto più belle e più vere mi appaiono le sfumature interiori dei personaggi, ciò che di essi ci viene svelato da momenti riusciti e intensi per scrittura, interpretazione e direzione degli attori veramente notevole. "Hereafter" è un film intimista.
(Ho apprezzato tanto più il tono "minore" e "minimale" di questo film, quanto più sono abitualmente scettico verso il massimalismo non troppo privo di retorica - secondo me, anche se di una retorica "asciutta" - dei film sin troppo osannati di Eastwood. Non sbagliava per nulla, qualche giorno fa, Lietta Tornabuoni - scomparsa l'altroieri - a menzionare Carver, in merito a questo film).

Tutti i personaggi, prima di perdite luttuose (che non tutti hanno), vivono una condizione di SOLITUDINE INTERIORE. Questo, su cui si concentra la splendida sceneggiatura di Peter Morgan, è un soggetto centralissimo dei nostri tempi. Forse, è - o dovrebbe essere - "IL" soggetto più importante, dei nostri tempi.
Sotto la superficie delle nostre relazioni affettive e delle nostre frenetiche attività quotidiane, professionali e personali, si spalancano vuoti in cui i nostri bisogni affettivi, di condivisione di noi stessi e delle nostre esistenze, non trovano interlocutori, o, peggio, scoprono nelle persone cui facevamo affidamento un'assenza di condivisione, una carenza di disponibilità a comprenderci e seguirci nella nostra più profonda intimità.
E' ciò rappresenta, al suo cuore, la vicenda della francese Marie.
Analoga l'esperienza di George, splendido personaggio tratteggiato con delicatezza da Matt Damon: cuore solitario, e con un fratello che rappresenta la punta di iceberg di un mondo che vede la sua "dote" come una possibile (ma illusoria) via per sedare il senso di solitudine e i rimorsi che circondano le perdite e i lutti. E lui frustrato dall'essere strumento, mero "ponte".
Il personaggio più bello è forse quello di Melanie, una Bryce Dallas Howard quasi struggente. Tale è l'intensità con cui trasmette il bisogno di superare la sua solitudine sentimentale, che tanto più fa male poi fare i conti con il suo dolore e la sua ferita nascosta, che si oppongono come un muro sulla strada della sua serenità.
La vicenda di Marcus, in cui echeggiano lontane reminescenze KenLoachiane, scaturisce da una condizione di disagio sociale ed esistenziale (vedere alle prese con essa, "dickensianamente", un ragazzino, non può non toccare emotivamente). Marcus è un ragazzino precocemente solo, privato dalla vita prima del padre, poi di un fratello gemello, e poi pure della madre che le viene sottratta da quei tremendi servizi sociali britannici che Loach ci ha insegnato a temere con tremore. (A lui Eastwood concede qualche tocco di precoce maturità morale che rimanda ad alcuni personaggi adulti positivi di altri suoi film).

Queste vicende lontane e irrelate, vengono rapidamente strette tra loro in un finale cui alcuni rimproverano dei difetti: una improbabilità casistica che ne farebbe un esempio di film costruito a tavolino, lontano dalla realtà, e pure anche un tono eccessivamente consolatorio che la butta in salsa melensa, vicina a un "La vita è meravigliosa" di Capra.
Ebbene, per me il finale non depotenzia affatto il film.
Il caso, dicevo; la "casistica".
Intanto, la connessione conclusiva delle tre storie è improbabile soltanto nell'ottica di chi considera l'improvvisa connessione drammaturgica di tre storie sommamente semplificativa, finalizzata solo a chiudere un film e una tesi.
Non la vedo così. Si dovrebbe ragionare "a converso": partire dalla fine, dove le 3 vicende si sono incrociate, e considerare poi che di esse si è voluto seguire linearmente lo sviluppo "ex ante". Niente allora di più normale.
Storie affini si incrociano - o, più spesso, si possono incrociare (ma non lo fanno, sfiorandosi solamente e mancando l'incontro) - sotto i nostri occhi, quotidianamente.
Le nostre solitudini hanno una matrice comune, e siamo assai prossimi, gli uni agli altri, più di quanto le nostre sofferenze (che ci dividono) ci portano a credere.
Ma per accorgersi di questa prossimità, occorre effettuare scelte: fermarsi a cogliere opportunità. E poi lavorarci sopra. E, se si tratta di incontri, occorre che la disponibilità sia di entrambi. Più comune lasciarsi sfuggire le opportunità, più comune avere paura o scarsa disponibilità.
Probabile che la disponibilità invece ci sia, e sia reciproca, quando a incontrarsi sono due come George e Marie, accomunati da esperienze analoghe (non le esperienze "paranormali": ma le esperienze di solitudine in cui si sono - a causa di quelle - ritrovati). E si badi che il loro è un finale aperto, in cui è lasciato allo spettatore immaginare un determinato "esito felice" - che in realtà sarebbe solo un illusorio inizio - e che vediamo soltanto nell'immaginazione di George.

Il finale di questo film ci vuol dire dell'importanza di ciò che quotidianamente trascuriamo.
Quello che consideriamo "caso" e che nasconde potenzialità immense. Nel film stesso, il rifiuto di queste potenzialità ci è stato mostrato esplicitamente dal personaggio di Melanie.
Molte scelte non le compiamo, molti incroci restano irrisolti, perché trascorriamo attraverso le nostre esistenze A OCCHI CHIUSI, senza essere esercitati a riconoscere i sapori... (Ecco che scopro il senso di una sequenza che diventa di colpo significativa, quella in cui occorre riconoscere i sapori a occhi chiusi alla scuola di cucina! non può essere un caso, è in affinità con le suggestioni più forti che comunica il film).
Molti più "casi" sapremmo riconoscere, insomma, e destini simili ai nostri incrociare, se riuscissimo a essere meno racchiusi in noi stessi, e scettici verso le opportunità che appunto il "caso" ci può offrire.
Viviamo con uno scetticismo quasi innato, proporzionale alle nostre disillusioni/delusioni e alla carenza di attenzione per la dimensione interiore.
Dimensione interiore e spirituale che è l'unica entro cui può alimentarsi la nostra felicità, senza assolutamente per questo aver bisogno di tradursi in forme religiose o credulità consolatorie nel trascendente.
Il razionalismo dominante dei nostri tempi ha inibito nella società occidentale la capacità di vivere in maniera soddisfacente la dimensione spirituale, ed ecco allora che essa cerca (e si illude di trovare) sfogo in forme di credulità che pretendono una dimostrazione immanente della dimensione metafisica: una richiesta contraddittoria che è solo lo specchio di un'insoddisfazione latente.

Di tutto questo "Hereafter" parla, forse mancando di districarsi appieno nelle trame del "paranormale" (ossia di quella che ho chiamato pretesa contraddittoria di una "dimostrazione immanenete della dimensione metafisica") insito nella dote posseduta da George.
Soprattutto tale dote, ma anche l' "esperienza" fatta da Marie, sono (quasi) meri pretesti: ma sono un po' troppo concreti per non "pesare" eccessivamente sulla delicatezza d'insieme.

"Hereafter" resta comunque per me assai felice, importante, e soprattutto mi appare un film da sviscerare, ricco di stratificazioni e suggestioni non immediate. La complessità con cui si confronta è tale che non tutti possono cogliere il senso di suggestioni che possono quindi essere male intese - e questo può essere da altri considerato un limite di una pellicola ostica e meno "piana" di quello che appare. Per me, invece, questo è un motivo di valore, di cui gli altri (anche i migliori) film di Eastwood erano privi: essi mi si presentavano sin troppo "squadernati" e espliciti nei loro "messaggi" sin dalla prima visione. Il che priva secondo me un'opera di quel "mistero" che fa venire desiderio di rimirare e contemplare un'opera d'arte mai sazi: è stato uno dei motivi per cui sinora non ho avuto modo di apprezzare davvero Eastwood come "autore" di cinema. Troppo didascalico: carico di suggestioni immediate, povero della capacità di lasciarmi risonanze interne anche dopo la visione.
"Hereafter" è a mio avviso il suo film migliore.

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Ultima risposta 14/03/2011 17.58.19
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Niko.g  @  12/01/2011 14:09:37
   4 / 10
Accidenti, Gioyest mi ha tolto tutte le parole di bocca, ehm... di tastiera. Quindi rimando al commento qui sotto aggiungendo che il film parte bene e poi si svuota completamente a causa di una sceneggiatura povera e di un ritmo lento. Insulso prodotto New Age.

Gioyest  @  12/01/2011 10:25:56
   1 / 10
Inutilmente lento, pesante, insistente, subdolo, questo film ben farcito di oggetti di culto con il logo ben in vista, sembra voler sostenere a tutti i costi con una "certezza scientifica" una visione post-mortem suffragando con ciò il cliché delle maggiori religioni monoteiste. Ne esce un'immagine di un'umanità angosciata dalla vita, in cerca di un mezzo-medium per stabilire un contato con il supposto mondo dei morti.
E' un film brutto, benché curato nella fotografia e nel montaggio ed offensivo per qualsiasi tipo di orientamento spirituale, dall'ateo al bigotto.

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Ultima risposta 13/01/2011 14.17.50
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Gruppo COLLABORATORI Invia una mail all'autore del commento L.P.  @  12/01/2011 10:04:59
   8 / 10
Non è il migliore film di Clint, come tutti i capolavori annunciati sulla carta, non è
un capolavoro, ma è uno dei film più coraggiosi che abbia mai visto e mi sento di premiarlo per questo.
Sarebbe stato così facile far uscire la gente dal cinema coi fazzoletti in mano, usare la lacrima ricattatoria, con un tema così delicato, quasi sempre affrontato malamente e con la delicatezza di un panzer, quando non è stato buttato in farsa.
E invece Clint, il sommo, confeziona un film misurato e meditativo (le accuse di accessiva lentezza e noia potete anche ficcarvele dove non batte il sole), che riesce a emozionare senza commuovere per forza e si affida, in questo, non a una trama precisa, a una "storia" ben definita (e anche qui, non è vero che non succede niente, "succedono" i personaggi), ma al racconto di tre individualità distinte e al loro modo di affrontare i loro diversi drammi.
L' unico difetto è forse un finale un po' troppo affrettato e, questo sì, eccessivamente consolatorio.
Ma figurati se a Clint non si perdona qualche piccolo scivolone.

Lapucciosauro  @  11/01/2011 23:56:09
   5½ / 10
bah, mi ha lasciato un bel pò di amaro in bocca. era partito benissimo, infatti la prima mezz'ora promette veramente bene perchè è coinvolgente. poi il film fa fatica ad andare avanti e diventa sempre più fiacco e soporifero. oltretutto non è riuscito a trasmettermi alcun messaggio...bravino matt demon, ma stavolta il grande clint ha fatto cilecca.

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Gruppo REDAZIONE Pasionaria  @  11/01/2011 14:53:19
   7½ / 10
Sostengo in pieno l'opinione di Kater. Il film di Eastwood ha l'intensità emotiva di una poesia, perché il regista ancora una volta accarezza con sguardo soffice le vicende di tre solitudini e, con la purezza che lo contraddistingue, ci narra in modo quasi ingenuo ma realistico momenti di tre vite in trasformazione.
La morte e l'aldilà sono solo il pretesto, rappresentano il punto di partenza di una scelta di vita radicale e coraggiosa per i tre protagonisti, tratteggiati in modo superbo da Eastwood. Bravo nell'esprimere in modo semplice ma emotivamente forte il senso di vuoto, il disorientamento che colpisce chiunque abbia sperimentato lo strappo lacerante, conseguente la perdita di una persona cara.
Molti commentatori si sono lamentati della lentezza soporifera del film, ma quando mai?
Il ritmo è lo stesso di altre opere di Eastwood ed accompagna coerentemente l'inquietudine crescente; semmai un appunto avrei da farlo al finale, che confesso ha smorzato gran parte del pathos provato durante l'intera proiezione.
Il finale di un racconto è importante e per questo l'avrei preferito meno standardizzato. Questo finale sembra quasi dare credito alle parole dell'editore francese quando dice alla giornalista francese che un testo sull'aldilà può interessare solo il mercato americano, come se per gli Americani non potesse esserci finale migliore di questo.
Solo per la delusione di un finale forzato, abbasso il voto, che altrimenti sarebbe stato ben più generoso.

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Ultima risposta 13/01/2011 14.39.30
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Cardablasco  @  11/01/2011 13:05:13
   7 / 10
Bello,mi è piaciuto,bravi gli attori e ottima la regia,purtroppo non decolla come di solito fanno i film di Clint,e secondo me il finale doveva essere piu' studiato,ero in attesa del gran finale.
Cmq alcune scene sono veramente superbe

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER

InsolitoEs  @  11/01/2011 00:14:22
   5½ / 10
Film elegante, equilibrato e rispettoso del dolore di chi resta.
Un dolore visto ( purtroppo ) solo in superficie .
Clint ha rinunciato a " farsi sentire ".
Assente giustificato ?
Forse. Ma i suoi capolavori sono stati costruiti intorno alla sua precisa visione sul senso della vita.

Gruppo STAFF, Moderatore Kater  @  10/01/2011 23:37:30
   8 / 10
E' certo che sto invecchiando e, come vedo molti pensano anche di Clint, mi sto un pò rin********ndo, quindi è probabilmente quest'ultimo il motivo che mi fa vedere Hereafter come un film pieno di poesia.

Sarà che non ho ceduto alla tentazione del crederlo un film sull'aldilà; in realtà l'aldilà mi è sembrato perlopiù un pretesto per parlare "dell'aldiqua", per parlare del vuoto che lascia la morte o la visione di essa, della dolorosa solitudine che proviamo quando ci lascia chi ci è caro, dell'idea che la visione di un aldilà, esista o meno, ci possa cambiare la vita.

Niente, nel film, parla in realtà della vita ultraterrena; è tutto invece molto terreno, come la disperazione della madre che vuole mettersi in contatto con la figlia morta, del marito che vuole risentire la moglie ancora schiacciato dal senso di colpa di aver amato un'altra durante la sua malattia, della figlia nella quale riaffiora un dolore rimosso, mai risolto, alle parole del padre pronunciate da Damond. Questo perchè la morte interrompe i legami lasciando senza risorse, senza risposte, soli di fronte a se stessi con tante domande inespresse a non sulla morte, bensì su di sè.

"vivere a contatto con la morte non è vivere" dice Damond, che in realtà si rifiuta di essere il tramite tra le persone e ciò che sentono in loro incompiuto, di essere visto solo come un mezzo e non come una persona. L'eccezione sarà per il caparbio ragazzino solo, che forse gli ricorda le dimensioni dickensiane che tanto ama, fatte di solitudine ma anche di speranza.
Il contatto vero avverrà con chi sa che potrà capirlo, perchè come lui conosce l'esistenza della morte e la sua trasformazione, che a questo punto non è più barriera ma diviene condivisione ed elimina la necessità di dover spiegare ciò che in realtà è inspiegabile.

Non è la morte, ne la vita oltre la morte, ma il vuoto che la morte lascia l'argomento del film, anche per chi la morte non l'ha vissuta ma solo sfiorata, un vuoto che ognuno cerca di colmare come può.

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Ultima risposta 25/01/2011 20.58.16
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR strange_river  @  10/01/2011 20:54:36
   6 / 10
Imbalsamato a sostegno di una precisa tesi, Hereafter non si colloca certamente tra i film meglio riusciti di Eastwood, e questo non può che dispiacere per chi apprezza lo stile del regista.
Stile che nemmeno qui è venuto meno, sia chiaro, ma quanta prevedibilità e quanto meccanicismo con emozioni ad orologeria nelle tre storie che mescola: la nota giornalista che si accorge che la fama non la mette al riparo dal rischio di veder spezzata improvvisamente la sua vita con buona pace di chi le sta accanto; il bambino dal musetto triste, uguale uguale a quello del sesto senso, che caparbio rompe gli indugi del medium, il quale a sua volta è l'unico non ciarlatano tra i tanti che speculano sul dolore, non capendo noi perchè proprio lui no e gli altri sì, se non che dobbiamo credere a quel che vediamo lì.
La parte scientifica, per così dire, è affidata alla dottoressa atea, come ci tiene a ribadire, che da scienziata non può non indagare sulla similitudine dei racconti di chi “torna in vita” e unica su tutti, dà credito alla giornalista di cui sopra, facendo trapelare come una sorta di complotto sia in atto a nascondere la realtà di queste esperienze.
Sembra tutto già predisposto, tutto programmato e questo stride enormemente in un film che parla della Sconosciuta per eccellenza e perfino un happy end va a banalizzare ulteriormente quello che già era scontato ed emotivamente costruito.
Ha ragione da vendere Clint, e non si può non essere d'accordo con lui, quando sostiene che la morte è il grande tema tabù dei nostri tempi, tema da esorcizzare e che provoca fastidio se non vera e propria ostilità verso chi lo tocca, però certamente il modo che ha scelto di affrontarlo non può che dividere nettamente tra chi crede vero tutto quello che vien mostrato e chi perlomeno si riserva di non sapere se lo sia: per i secondi non c'è non storia, né viene instillata riflessione, e non credo manchi per superficialità d'approccio o rifiuto a farla.
Rimane allora solo lo stile, sempre asciutto e curatissimo nella sua apparente semplicità (e questo è un valore indubbio, ma qui la semplicità paga pegno), e la prima scena, cinematograficamente notevole, l'unica che ha avuto la forza di rimanermi impressa.
Il sei è di rispetto.

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Ultima risposta 27/01/2011 19.03.54
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willard  @  10/01/2011 16:14:29
   8 / 10
Il buon Clint invecchia e migliora come il vino... e alla regia non perde un colpo, senza mai ripetersi e con risultati mai sotto un certo livello: speriamo che nonostante il tema trattato il "Biondo" continui a sfornare pellicole così per altri 100 anni.

Incursione nel paranormale con questo "Hereafter", in cui affronta il tema della morte e quel che (forse) potrebbe esserci dopo, con un tono tutto sommato pacato, ma intenso ed avvincente, senza mai scadere in banalità o facili soluzioni trite e ritrite.

Alla recitazione l'ormai consolidato Matt Damon, dalla Francia una sorprendente Cécile De France, brava ed affascinante e i due gemelli Frankie e George McLaren: sono questi i componenti del nucleo centrale attorno a cui ruota tutta la vicenda, che prende l'avvio da una delle migliori e terrificanti ricostruzioni catastrofiche viste sugli schermi, ovvero lo Tsunami che nel 2004 sconvolse la Thailandia, per sviluppare tre storie toccanti che convergono con estrema naturalezza nel finale.

Veramente un'ottima partenza per la stagione cinematografica del 2011.

frasc83  @  10/01/2011 14:21:56
   5½ / 10
A mio avviso il peggiore film di Clint, troppo lento ed alquanto inconcludente nel finale.

Gruppo REDAZIONE VincentVega1  @  10/01/2011 11:05:03
   5½ / 10
A fine proiezione, uscendo dalla fila L della sala 9 del Multiplex, un pelato con la camicia si lascia sfuggire una curiosa considerazione: "Clint Eastwood s'è rincogl.ionito!".

Proviamo a pensare ai motivi di quest'insulto gratuito verso un artista pluripremiato ma soprattutto pluriottantenne (e quindi pretenzioso di rispetto):
- Perché dipinge l'Aldilà con i soliti fasci di luce e sagome indistinte;
- Perché si rimane inarriditu a vedere come si intrecciano le tre storie;
- Perché fare il figo con Dickens strizzandoci l'occhio di continuo fa molto clima natalizio, peccato che manchino 350 giorni al Natale;
- Perché c'è tanta forma ma poca sostanza;
- Perché la storiella del sopravvissuto ad una catastrofe naturale poi folgorato sulla via di Damasco (roba che nemmeno San Paolo Brosio...) sinceramente lascia l'amarognolo in bocca (soprattutto se parla in francese);
- Perché questa volta sembra quasi che voglia far piangere a tutti i costi, ma non gli riesce;
- Perché Matt Damon in quel ruolo è ridicolo, che torni a giocare a rugby o a sparare ai russi ( право ?);
- Perché tutte e tre le storie sono straordinariamente banali (il bimbu frignone con la madre tossica, la donna abbandonata dal compagno poi dal lavoro, il sensitivo in conflitto con sè stesso);
- Perché il personaggio più interessante che dà lo spunto per una riflessione veramente eastwoodiana sta in scena 20 minuti appena (mi riferisco alla figlia di Richie Cunningam).

La verità invece è semplice: come potete fidarvi di un pelato con la camicia?

Clint ci ha semplicemente voluto dimostrare che l'uomo perfetto non esiste, che anche lui può sbagliare (apposta eh) e che dovrebbero alzare le pensioni.
Per questo gli metterò un'insufficienza, perché è quello che vuole lo zio d'America e di tutti noi. Lunga vita a Eastwood.

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Ultima risposta 22/01/2011 02.05.42
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  09/01/2011 23:32:45
   7½ / 10
Hereafter, hereafter, hereafter, cronaca di un capolavoro annunciato. Deluso? Beh comincio a dire che non condivido una sola parola di Donatello Fumarola, questo tipo di kritika (con la k) che sembra erudirci dell'essenzialità teorica delle sue "fisse". Non è necessario che sia il vecchio Clint (come solo lui?) a rivelarci quel baratro assoluto o parziale che è la vita dopo la morte (?), solo perchè il mondo è pronto ad accoglierla nella sua fragilità.
Fatta questa premessa, "Hereafter" è - sulla carta - una gigantesca osmosi naturale - o per meglio dire di destini incrociati - dove si spezzano molte ali, quelle dei sopravvissuti neutrali e/o di coloro che portano i segni del lutto o della dipendenza. In queste storie parallele, Eastwood tratteggia mirabilmente le diverse "reazioni", fino al singolare caso - forse il migliore di tutti - della spasimante di Damon quando preferisce far "morire" una relazione prima ancora di viverla per la morte interiore (cioe' la sopravvivenza repressa) di uno squallido trauma familiare.
E' un caso se il personaggio più emozionante sfugga al retaggio interrogativo tra passato e presente?
Bellissimo è il personaggio di Marie, collocato però al centro di una storia amorosa più patinata che sensuale.
Quello più dickensiano, del piccolo Markus, sfugge a qualsiasi catalogazione: la forza di un legame che si spezza improvvisamente rischia di deviare in un percorso sovrannaturale degno del primo Shyamalan.
La vicenda di George, che dovrebbe riguardarci più da vicino, è praticamente omessa dallo script. Il suo dono/maledizione non fa che erudirci - complice l'ottima prova di Matt Damon - sulla possibilità che esista un confine labile tra scienza (paranormale) e religione, ma questo è un tema già affrontato in altre sedi, v. lo stesso Signs di Shyamalan.
Il punto di forza del film, che già di per sè è enorme, è appunto che questa collettività sia pronta a interrogarsi (o a placare le nostre paure?) per non cedere al ricatto della rassegnazione. I grandi interrogativi sulla vita e sulla morte portano lo spettatore a confrontarsi - e questo è inevitabilmente un segno a favore di Eastwood ma anche una forma di involontaria furbizia - con le proprie emozioni, con i tumulti e il dolore davanti ai propri cari passati a un'altra "vita" (ehm).
Ciò che però lascia leggermente insoddisfatti è proprio il modo invadente e tutto sommato convenzionale di Eastwood di affrontare questi espedienti. Più volte la sensazione di trovarsi di fronte a un ottimo adattamento di un bestseller da lettura estiva prevale, nonostante si citi il grande Dickens, e forse più come un tentativo di deviare dalle risposte, visto che alla fine le parole del noto letterato inglese sembrano - per fatalità di intenti e analogie - quelle del psicologo contemporaneo Oliver Sacks.
"Hereafter" è un film misurato e credibile quanto basta, coraggioso nella sua capacità di non sfiorare mai la deriva e i clichè (fantastica la rappresentazione quasi folkloristica dei ciarlatani à la R. Altea che spillano denaro e illusioni al ragazzino che ha perso il fratello), ma incapace di reggere a lungo la sua emotività. Perchè alla fine George diventa l'elemento più contrastante della vicenda, reo di allontanare il mondo che ha vissuto con le sue doti preveggenti, ma al tempo stesso colpevole per ritrovarsi nonostante tutto a cercarlo. Perchè non sembra sempre convinto dei traumi che vive nella sua mente - lo dimostra la patetica seduta con il ragazzino - perchè sembra accostarsi a un "mistero" come una condanna perenne alla sua sensibilità e carenza affettiva.
Resta pertanto un grande film incompiuto, con la grande sequenza iniziale atta - quella sì - a concepire l'imprevisto come segno labile della debolezza del mondo e della sua (r)esistenza

Invia una mail all'autore del commento PIERLUIGI T.  @  09/01/2011 22:10:36
   7 / 10
Sicuramente quetso "Hereafter" non sarà ricordato come la migliore delle opere dirette da Clint Eastwood. Qualcuno dirà anzi che è troppo lento, legnoso e stucchevole al limite del soporifero. Ma la verità è che quest'uomo, memore della sua lunga esperienza di vita, è giunto all'apice della sua massima espressività emozionale. In quest'era dominata da un misero occhiale atto a filtrare un'immagine stereoscopica, Heastwood riesce a trasmettere, attraverso i suoi racconti e i suoi personaggi, una profondità di sentimenti quasi tridimensionale che non può che avere un effetto di trasporto verso chi ha abbastanza sensibilità nel recepirli. Ci sono fotogrammi in questa pellicola che rendono giustizia al cinema tanto sono genuini e puri. Non importa se alla fine della visione restano i dubbi,gli interrogativi o qualsiasi altro pensiero di incertezza derivante dall'argomento 'aldilà' .Non importa se c'è la volontà di credere o di non credere che realmente ci possa essere qualcosa dopo, perchè ciò che Clint Eastwood ha voluto regalarci è al di qua, in questa vita. Dovremmo tutti cercare di accantonare l'inquietudine dell'incerto e vivere questa vita pienamente. In fondo è questa l'unica certezza.

gandyovo  @  09/01/2011 22:10:07
   7 / 10
un buon film, non eccezionale ma pur sempre un buon film. la cosa migliore è la delicatezza con la quale l'argomento è trattato, la cosa peggiore per me: le musiche. il film è comunque da vedere.

Mario Sapia  @  09/01/2011 14:42:07
   7 / 10
Clint Eastwood, come ai tempi del pugno di dollari, ha colpito ancora. Colpito, ma non centrato perfettamente anche perchè, ad onor del vero, questa volta la monetina era parecchio lontana. Il tema affrontato è quello enigmatico per definizione, ovvero la vita nell'aldilà, e la bravura di Clint ha permesso di confezionare un film scorrevole e avvincente senza avere la pretesa di fornire risposte. Ottimo Damon e bravissimo il bambino Mc Laren, mentre rimane insipida la mediocre, anche fisicamente, Cecile De France.

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Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  09/01/2011 14:11:59
   8½ / 10
Così la mente mia, tutta sospesa,
mirava fissa, immobile e attenta,
e sempre di mirar faceasi accesa. 99

A quella luce cotal si diventa,
che volgersi da lei per altro aspetto
è impossibil che mai si consenta; 102

però che 'l ben, ch'è del volere obietto,
tutto s'accoglie in lei, e fuor di quella
è defettivo ciò ch'è lì perfetto. 105

Omai sarà più corta mia favella,
pur a quel ch'io ricordo, che d'un fante
che bagni ancor la lingua a la mammella.

Non perché più ch'un semplice sembiante
fosse nel vivo lume ch'io mirava,
che tal è sempre qual s'era davante;

ma per la vista che s'avvalorava
in me guardando, una sola parvenza,
mutandom' io, a me si travagliava. (Dante, Commedia, Paradiso XXXIII)

Umana indagine di un occhio che guarda alla Morte, con Hereafter conosciamo la Morte.
"Lei ha conosciuto la Morte".
L'Inesprimile, l'Inconoscibile nel Cinema.
Al di là che Clint Eastwood sia riuscito o no in un intento che ancora non so spiegarmi, l'effetto ha del maestoso. Per questo l'ho paragonato a quelle terzine, che non fanno che ripetere, con appunto meraviglioso effetto, la loro sconfitta. Parlare di Dio, della Morte.
Penso che il cinema americano più di tutti stia cercando di allargare un campo strutturale della sua indagine. Se in poesia era "parlare", nel cinema è "vedere". Per questo l'inquadratura di un vacuo occhio azzurro è figurale di un'Arte che sta cercando il suo Argomentum, il suo campo d'indagine. Il Cinema sembra lasciarci questo messaggio: basta raccontare storie. E se il superbo e commovente finale di questo film dichiara la sconfitta di questo intento, lodiamo comunque Clint di averci provato, e Damon e la splendida De France ad averlo reso così bello, e continuamo a sperare che questa rivoluzione avvenga.

4 risposte al commento
Ultima risposta 11/01/2011 20.12.44
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fedewarrior  @  09/01/2011 13:52:24
   5½ / 10
una splendida cornice, ma senza il quadro al suo interno.

questo film è impeccabile nella realizzazione, ma si mantiene troppo in superficie, senza che il regista si sforzi di fornirci il suo punto di vista o il suo messaggio. davvero sembra non raccontare nulla, avvitandosi continuamente su se stesso. clint è indiscutibilmente maestro nel creare empatia e caratterizzare psicologicamente i personaggi, ma è anche vero che molte scene sanno di già visto, i rari turning point sono ampiamente prevedibili, cosi come il finale.

a mio avviso quando si trattano temi così delicati, o si ha le idee ben chiare su cosa raccontare, o si scivola facilmente nel patetico. un'esempio potrebbe essere vital di tsukamoto, in cui il rapporto vita-morte-anima-coscienza viene ampiamente sviscerato (in tutti i sensi) con l'impareggiabile grazia dei maestri orientali.

vitocortesi  @  09/01/2011 12:32:06
   8 / 10
Forse non all'altezza di Gran Torino e Million Dollar Baby ma comunque un ottimo film che esplora il tema della morte con grande rigore lasciando a tutti noi le risposte.

marfsime  @  09/01/2011 02:08:32
   6 / 10
Come l'utente precedente visto anch'io da poco al cinema..francamente una mezza delusione. Ammetto che il tema trattato era difficile da sviluppare ed abbastanza spinoso da affrontare..ma il film m'è sembrato un po senza mordente e per lunghi tratti finisce per annoiare..anche perchè 2 ore di ritmi blandi non sono pochi. Sinceramente dal buon Clint mi aspettavo molto di più..sufficienza stiracchiata e di stima.

Invia una mail all'autore del commento fabry85  @  09/01/2011 02:01:29
   5½ / 10
appena rientrato a casa dal cinema! che dire? mi sn annoiato! film lento e piatto, da come si era messo all'inizio sembrava un bel film, ma piano piano è andato calando! il tema sembra buono ma clint doveva strutturarlo meglio! lontano dal capolavoro di the million dollar baby

ilGere  @  08/01/2011 22:30:44
   8 / 10
Gran film, tema difficile argomento difficile e scelta coraggiosa...
Forse qualcuno si aspettava il famoso colpo di scena rimanendone deluso alla fine ma sarebbe stata una facile scappatoia...

Il regista non vuole stupire lo spettatore, lo vuole avvicinare al dramma dei protagonisti, alle loro paure, alla loro solitudine...

Un film che definirei reale, in cui gli spettatori sono emotivamente vicini alle diverse storie, un film in cui non c'è da fare il tifo per nessuno...

Ottima la scelta dei distributori non non aver tradotto il titolo originale...!

Buona Visione...!

LaCalamita  @  08/01/2011 21:34:10
   8 / 10
Sostanzialmente concordo col commento di "abacab"
http://www.filmscoop.it/commenti/default.asp?idFilm=22279&idCommento=724692

Volevo solo dire che mi stupisce il fatto che alcuni si dicono grandi fan di clint,ma hanno trovato il film noioso e lento. O sto male io,o mi pare che il ritmo dei suoi film sia sempre questo,magari qualcuno (tipo MDB) è un pò più veloce per via del tema boxe,ma non ho visto nessuna sorta di fast and furious by clint eastwood.
Una delle principali caratteristiche dei suoi film è la riflessione, le emozioni. E sono cose,da un punto di vista temporale,lente.Lol.
Quindi stì presunti fans non li capisco.

Secondo me è proprio uno di quei film che si amano o si odiano.
Cioè và guardato per com'è: il concetto di "lento" è abbastanza senza senso in un film dove la struttura portante sono 3 vite reali...normali (capacità di matt damon a parte xD)

Dire che hereafter è troppo lento,è come dire che mission impossible 2 ha troppa azione...no sense

sarom2  @  08/01/2011 20:08:12
   8½ / 10
che tristezza vedere la gente che mette 1 ad un bel film di un grande regista!

testadilatta  @  08/01/2011 18:57:29
   8½ / 10
Regista ormai leggendario, Clint.
Un film commovente e triste in cui traspare una sensibilità enorme, mai stucchevole, e che offre numerosi spunti per trattare il discorso dell'aldilà.
Attori diretti in maniera egregia, su tutti la grandissima prova di Matt Damon.
Non avevo amato Invictus, a mio parere un passo falso di Eastwood, ma Hereafter è sicuramente un ottimo film.

aitante68  @  08/01/2011 14:07:28
   7½ / 10
a me sinceramente e' piaciuto. Sicuramente non e' un capolavoro come altri film del buon Clint, ma l'ho apprezzato comunque. Bella la fotografia, anche gli effetti speciali dello tsunami mi sono piaciuti. Poi io amo lo sguardo "dolente" di clint eastwood, questi suoi personagg sofferti, dalle vite dolorose. Forse ha deluso chi si aspettava qualcosa tipo un thriller soprannaturale, ma al regista interessa soprattutto l'aspetto umano dei personaggi, approndire l'argomento soprannaturale, secondo me, voleva dire rischiare di cadere nel ridicolo, e per fortuna Eastwood non l'ha fatto. bravo clint!

gringo80pt  @  08/01/2011 11:05:35
   8 / 10
Impossibile dare l'insufficienza, vista la fotografia spettacolare e vista anche la musica di sottofondo che accompagna la visione di ogni scena. Matt Damon offre una prestazione piuttosto buono ed ogni personaggio è ben curato nel suo ruolo.
Film che non addormenta mai, film che ti mette un'ansia impressionante, film interessante sin dal primo minuto.
Il finale purtroppo lascia un pò di amaro in bocca e rovina un voto altissimo.

SI PUO' FARE DI PIU', MA TREMENDAMENTE ORIGINALE

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Ultima risposta 09/01/2011 01.17.24
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anthony  @  08/01/2011 10:38:18
   9 / 10
Premio Clint Eastwood; premio il suo infinito coraggio, premio la volontà di andare oltre i canoni accademici del cinema hollywoodiano (fancùlo a te, mezza calzetta di uno (pseudo)produttore che corrispondi al nome infausto di Spielberg..), premio la sua disarmonia armonica imperante in questo Hereafter; premio la classicità mai impostata di ogni sua opera matura (e non..); premio la scelta di puntare assiduamente su una sola Star "di punta" e di arricchire la pellicola di attori alle prime armi o quasi: i due gemelli Franck e George Mclaren sono superlativi a dir poco nella loro parte..etc..
Snobbatissimo in patria e non solo..mi accingo a premiare la pellicola forse più ingiustamente sottovalutata della carriera di Mr. Eastwood; invisa ai più per cause di forza maggiore..magari uno schema o un'impostazione discostate dai canoni classici..o forse un 'tema' che, per una volta grazie a JoJo, non viene affrontato con superficialità o mera 'spettacolarità'..oppure (chissà!) ci si aspettava un'ennesima rivisitazione del canonico 'ospedale per minorati mentali aventi visioni allucinogene'..
..Sta di fatto che, grazie a JoJo, Clint si guarda bene sia dal trasformare il 'suo' Aldilà in un calderone di professorini con cùlo attaccato allo scientista e pragmatico 'aldiqua'..sia di sfornare un'atona leccornia per allodole clericali e oscurantiste.
Un film, questo Hereafter, stupendo! Dalla regia, alla direzione degli attori, all'intreccio congeniale tra le varie..'situazioni'..per passare all'ottima sceneggiatura; colonna sonora quieta, inebriante..mai ingombrante o tappafalle; una bellissima fotografia.

JoJo si guardi sempre dal farci venir meno il grande Clint: ce n'è ancora un gran bisogno.


PS1: Si dice (rumors) che tra Clint e Spielberg ci sia stato un acceso diverbio a causa di talune scelte 'improprie' (non Hollywoodiane?) dello stesso regista californiano: W Clint! (e JoJo che ce lo preserva!).

PS2: Clint, dal 07 Dicembre 2010, è impegnato nelle riprese del suo nuovo film.

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Ultima risposta 08/01/2011 23.43.01
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El Piccio  @  08/01/2011 09:50:22
   6½ / 10
Il film è anche ben fatto, peccato che sia troppo lineare e non approfondisca mai il tema dell'aldilà...peccato

Jumpy  @  08/01/2011 00:42:04
   7½ / 10
I film di Eastwood che ho visto fin'ora sfiorano la perfezione, ma.... ma... hanno sempre quel qualcosa che me li fa un pochino scadere.
Qui non ci sono i sentimenti e le emozioni crude e violente di "Million Dollar Baby", e nemmeno c'è l'eccessiva retorica di "Invictus".
Quello che, secondo me, penalizza 'sto film, è che la trama è troppo lenta, lineare, e almeno per sommi capi, intuibile.
Resta ad ogni modo un bel film, impeccabile nella sua realizzazione, sceneggiatura perfettina (a volte sembra tratta da un romanzo, tanto è ben costruita) e personaggi/interpreti, bene o male verosimili e tutti all'altezza della situazione.
Mi ha ricordato vagamente per l'intreccio delle storie "21 grammi" e per i ritmi decisamente "riposati" sembra un film europeo più che americano.

Invia una mail all'autore del commento shantaram  @  08/01/2011 00:39:06
   7½ / 10
Film difficile. Ti accarezza senza travolgerti. Delicato, commuovente, sospeso. In alcuni tratti eccede in lentezza. Di certo non il miglior Eastwood ma resta comunque un buon film

Francesco83  @  07/01/2011 23:16:47
   4 / 10
Non bello, anche se non paghi.

Dal grande Clint e da una collaborazione con Spielberg mi sarei aspettato un lavoro confezionato meglio, con qualche spunto innovativo, ma purtroppo non è stato così.

Due ore di puro polpettone melodrammatico con intrecci appena apprezzabili e del tutto sterili. Buona la fotografia, sufficiente la prova di Damon, musiche alla lunga monotone.

Peccato per il buon incipit.

Autentico scivolone sulla cacca di Clint.

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Ultima risposta 11/01/2011 15.30.17
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BADLANDS72  @  07/01/2011 16:51:45
   7 / 10
tema difficile, difficilissimo. clint lo affronta con delicateza, realismo e assoluta onesta. lui non da risposte, non propone certezze, cerca di entrare nella psicologia di 3 persone coinvolte per un motivo o per l' altro con l' aldila', attraversa la loro solitudine, l'indifferenza della gente nel rapportarsi con loro. il film parte decisamente bene, coinvolge al punto giusto, poi pero' si perde un po'. concordo con chi afferma la debolezza di 2 storie su 3, cioe' il vero film sembra quello di matt damon, straordinario interprete e storia coinvolgente, mentre le altre due vicende, pagano la lentezza e non soddisfano a pieno, forse anche per i due interpreti che gioco forza non hanno il grande talento di damon. paragonarlo a due capolavori come gran torino e million dollar baby e' increscioso, il grande clint non puo' sempre fare il miracolo. resta comunque un buon film, dal tema scottante e difficile, che alla fine vale la pena di vedere

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Ultima risposta 07/01/2011 17.04.10
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Riks  @  07/01/2011 14:15:57
   3 / 10
Dopo i primi 20 minuti ero convinto che avrei visto un filmone, peccato che il film era finito lì; la pellicola prosegue infatti per 1.50h senza altri sviluppi, con tanti dialoghi soporiferi senza senso e personaggi senza ruolo. Si rimane sempre in attesa di una svolta che aggiunga un po' di pepe alla storia senza che questa arrivi mai, nemmeno alla fine. Grande grande delusione...

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Ultima risposta 07/01/2011 16.57.51
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Podo  @  07/01/2011 12:10:38
   6½ / 10
Film non a livello di quelli precedenti ma comunque interessante....
Mi aspettavo sicuramente qualcosina in più dal mitico Clint ma ne è valso il biglietto!!!
Mi chiedo se la decisione di creare un film il cui argomento principale è la MORTE e il credere così intensamente ad una VITA OLTRE LA MORTE non sia dovuto al fatto che il regista, avendo compiuto 80 anni, sia consapevole dell'avvicinarsi di quell'evento di cui tutti tanto temono!!!

1 risposta al commento
Ultima risposta 07/01/2011 13.49.44
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Davz  @  07/01/2011 01:44:34
   5 / 10
Assolutamente sotto le attese, film che non decolla mai. Un notevole passo indietro rispetto agli ultimi film di Clint.
Da salvare solamente i primi 20 minuti.

franky81  @  06/01/2011 22:01:36
   4 / 10
no no e no. vado al cinema a vedermi uno dei registi che piu stimo e amo. ma pian pianino mi rendo conto di cosa sto vedendo ed allora rimango deluso ed affranto. film che parte alla grande , esplosivo ma dopo 20 minuti circa diventa noia totale fino a spegnersi inesorabilmente. amareggiato è dir poco e vedere il cinema pieno di gente che sbuffa e si addormenta davanti ad un genio come clint mi fa ancora piu' male , ma stavolta non ci siamo.

Urasawa  @  06/01/2011 17:07:17
   7 / 10
Un buon film, riesce a non essere banale su un tema difficile se non impossibile come quello dell'aldilà, pur non essendo nulla di straordinario.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Gatsu  @  06/01/2011 14:10:09
   5½ / 10
La regia è di Eastwood certo ma lasciatemi dire che stavolta l'ho notato a tratti, forse nel finale. Un tentativo blando di avvicinarsi a temi complicati e di difficile comprensione, sempre che vi sia una verità. Mi pare azzardato e scadente nel racconto che non decolla mai e diventa interessante quando ormai lo spettatore ha perso le speranze. Dipinto come un capolavoro a cui non ho assistito penso che a parte la pregevole interpretazione dei ragazzini e qualche scena ben costruita il film non parte mai e risulta barboso e inconcludente. Qualcuno parlava di un finale struggente ma a me non è parso affatto.

zakfett  @  06/01/2011 12:48:53
   5½ / 10
Lineare fino alla noia, con stacchi telefonati e attori monoespressivi.
Forse siamo severi perchè ci è stato presentato come IL capolavoro, ma il film è piaaaaaaaaattoooo e per tanto va giudicato in quanto tale.

Clint o non Clint.

gabriele  @  06/01/2011 11:47:54
   5 / 10
Stavo pensando come scrivere il mio commento, poi ho letto quello che mi precede e praticamente lo condivido in pieno al 100%.
Film che poteva essere e invece... peccato

kinghomer  @  06/01/2011 03:52:45
   5 / 10
No questa volta non ci siamo.
Per me Clint ha toppato!
Intrecci che ci possono stare, ma le emozioni che lasciano non mi sono arrivate. Secondo me qui Clint cerca di farti immedesimare in ogni singola storia ma non ci riesce.
Il finale è scontato.
E poi è leeentoooooooooo !!! Mamma mia che lentezza ragazzi !!!
Annoiato è la parola giusta.

Clint mi ha abituato a film di altro spessore.
Non ci siamo proprio

Invia una mail all'autore del commento abacab  @  06/01/2011 00:52:33
   8 / 10
C'è chi grida al "capolavoro" e chi come me lo giudica comunque un ottimo film,recitato e diretto benissimo,che non sposa nessuna tesi e anzi rimane rispettosamente senza spiegazioni e senza suggerire certezze su di un tema come la morte e l'esistenza o meno di un aldilà o di una vita dopo la morte.
Ciascuno di noi ne darà una sua lettura.Spaventosamente realistica la scena iniziale dello tsunami.Bellissimo e intenso lo sguardo e il viso di Cecile De France per tutto il film,vittima incompresa di aver vissuto la morte in prima persona anche se per qualche minuto.
Di certo il film affascina,scuote,commuove e fa riflettere e all'uscita dalla sala ci si sente migliori di come ci si sentiva prima di entrare e per me questo è quanto basta per meritare il prezzo del biglietto,anche se il film vale molto di più.
Buona parte della colonna sonora firmata da Clint è un simil-Rachmaninov,se non proprio l'originale -Adagio sostenuto- del concerto per piano e orchestra n°2.Chi ha orecchie più fini delle mie mi darà conferma... :)
Il film è da vedere assolutamente.Soprattutto atei e miscredenti potrebbero trovare nelle infinite,ancora sconosciute potenzialità della mente unama,spiegazioni alle tematiche del film.Da non perdere.L'ennesimo grande Clint che amiamo.

4 risposte al commento
Ultima risposta 07/01/2011 23.21.43
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