Michael Corleone, il padrino della cupola mafiosa italo-americana, ormai anziano, decide di ripulire la sua vita ed i suoi affari cercando di instaurare un regime di convivenza pacifica con le altre famiglie di New York. Ma a malincuore è costretto a rivedere la su posizione quando una delle altre famiglie rivendica dei diritti sui Corleone.
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Questo terzo e conclusivo capitolo è quello che convince di meno.... Bello il parallelismo con il primo film.. dove c'era un Marlon Brando prossimo al ritiro, ora troviamo invece un Al Pacino, che seppur sempre bravissimo, non regge il confronto con l'interpretazione divina del padre.... In questo capitolo si da più risalto al lato umano del carattere di Micheal, i dubbi morali, la voglia di redenzione....e grossa pecca, intorno a lui non ci sono figure di spessore.... perso l'avvocato di famiglia Robert Duvall e vedendo la riluttanza del figlio Anthony di proseguire la sua opera, il film suo malgrado cerca figure carismatiche da affiancare a Micheal....e si finisce a dare rilievo alla "storia d'amore" tra la figlia e il nipote....e questa è una missione non riuscita, una pecca del film, visto che Andy Garcia non solo non pare all'altezza della situazione, ma è proprio la situazione che interessa e coinvolge poco!! il film quindi assestato su una "sufficienza di rispetto" ha un piccolo sussulto nel finale....dove la scena dell'opera con relative regolazioni di conti (omaggio perfetto al finale del primo capitolo) chiude il cerchio e degnamente la trilogia, facendo lievitare il voto di un punto..... Emblematica e piena di significato la scena finale....