Michael Corleone, il padrino della cupola mafiosa italo-americana, ormai anziano, decide di ripulire la sua vita ed i suoi affari cercando di instaurare un regime di convivenza pacifica con le altre famiglie di New York. Ma a malincuore è costretto a rivedere la su posizione quando una delle altre famiglie rivendica dei diritti sui Corleone.
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A chiudere questa straordinaria saga c'è quello che da molti è considerato il più debole dei tre film, con ovvie ragioni dato che perde, oltre a notevoli attori, anche gran parte del suo sapore di gangster e mafia di cui ci sono poche tracce, assumendo sempre più le vesti di un film sentimentale/drammatico. In questo terzo capitolo si avverte ancora più che negli altri l'importanza della famiglia (Michael arriva a pentirsi di aver fatto ammazzare Fredo), e l'amore diventa uno dei protagonisti (si veda infatti la storia d'amore tra i cugini Mary e Vincent e il ritrovato amore tra Michael e Kay). Ormai è solo Vincent che, volenteroso di tenere alto l'onore di famiglia, ci fa riassaporare quelle scene da film gangster che nei due precedenti capitoli costituivano pressochè tutto il film, dato che Michael è intenzionato a tenere lontano sè e la sua famiglia dalla malavita una volta per tutte. Eppure anche così Il Padrino III riesce sempre ad essere un grande film, forse inferiore agli altri due, ma sempre all'altezza del suo nome. Al Pacino è oramai un attore galattico ed è affiancato da un sorprendente Andy Garcia che con la sua faccia pulita ricorda tanto il giovane Michael. Viene a conclusione di una trilogia leggendaria che appassiona, diverte, lascia senza fiato e riesce anche a bagnare gli occhi alla fine. L'8 è d'obbligo.