Sei un blogger e vuoi inserire un riferimento a questo film nel tuo blog? Ti basta fare un copia/incolla del codice che trovi nel campo Codice per inserire il box che vedi qui sotto ;-)
Aperte le porte ad un sequel di Dogville, Lars Von Trier affronta con una forte sensazione di "già visto" stilistico e tematico MANDERLAY, pellicola, a conti fatti, presente e vogliosa di raccontare con l'occhio e la mente del regista la visione nichilista di quest'ultimo, riproponendo la stessa narrazione antisensoriale in una versione più sterile, tecnicamente meno valida nella regia e nella fotografia e che asseconda quel tocco post-moderno il quale ha caratterizzato l'opera massima dell'autore danese. Spostando in modo impercettibile il soggetto su un profilo formalmente americano, il tema portante non si smuove dalla stessa esclusiva espressione filosofica di Von Trier, pronto a condannare il mondo e a scartare qualunque visione utopica di esso, apportata ad altri lungometraggi con lo stesso esagerato ed intelligente tratto umanistico, fuoco di un pensiero radicale ma estremamente personale, firma di un modo di fare cinema brillantemente avanguardista.