monamour regia di Tinto Brass Italia 2005
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monamour (2005)

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locandina del film MONAMOUR

Titolo Originale: MONAMOUR

RegiaTinto Brass

InterpretiAnna Jimskaya, Riccardo Marino, Max Parodi, Nela Lucic

Durata: h 1.30
NazionalitàItalia 2005
Genereerotico
Al cinema nel Febbraio 2005

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Trama del film Monamour

Marta e Dario, sposati da tempo, sono in crisi perché lui dedica troppo tempo al lavoro e trascura la moglie. A Mantova, durante una trasferta di lavoro di Dario, Marta conosce il francese Leon e tra i due scoppia la passione.

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Voto Visitatori:   6,06 / 10 (8 voti)6,06Grafico
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Voti e commenti su Monamour, 8 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

outsider  @  09/07/2011 14:13:16
   6½ / 10
Questo è un film appartenente alla "maturità" di Brass e questa affermazione va spiegata, in quanto il regista stesso si esprime in merito nella ricca intervista, rintracciabile nel backstage del dvd.
Troviamo nell'opera tutti i componenti della visione Brassiana della vita, radunati in una storia che rende il film, come testualmente definito dal Maestro, totalmente Brassiano.
Intendiamoci, questa definizione non deve contenere naturalmente, o presupporre, un giudizio od una considerazione di stile e non entra nel merito dei canoni di valutazione dell'opera.
Questo perché i canoni classici di valutazione si scontrano inconfutabilmente con un modus vivendi che, se non condiviso, distrugge l'opera stessa dalle fondamente.
Brass è l'uomo degli eccessi, della rappresentazione estremizzata, forzata, non verosimile.
Scene come l'approccio alla bella veneziana (in realtà attrice dell'est doppiata in modo da far risaltare il dialetto della terra di Brass) a Palazzo Te, la situazione del ristorante, in cui fa peraltro capolino un attore ( che qui interpreta lo zoppo, innocuo e asettico cameriere) che ha lavorato con Brass in fallo, da protagonista di un episodio, in cui vi è l'incontro e le carezze fra il "francofono" ( attore italianissimo) e la bella Anna o poi, agli eccessi, l'amplesso sul ristorante musicale nella parte finale del film, chiaramente, rappresentano senza dubbio alcuno situazioni parossistiche e inconcepibili, fra l'onirico e il teatro dell'assurdo, da me indegnamente qui citato.

E' una pellicola, questa, che, a prescindere dal gradimento riscosso ( in me basso) esprime una visione cinica, vuota, futile, utilitaristica della vita in cui, come prevedibile, l'amore dura poco o nulla ( se esiste) e comunque il sesso è scisso da esso.
Le donne sguaiate, volgari, improbabilmente seminude e stupide ( la conversazione fra la protagonista e l'amica Silvia al bagno in una serata al ricevimento) sono un altro eccesso.
Pregio di Brass è spogliare dei fronzoli la verità, presentando estremizzato il desiderio femminile, indicando l'oggetto del desiderio che non è il p e ne, ma la passione la scintilla che la nostra protagonista trova in questo strano, realmente improbabile, intraprendente, fatuo personaggio rappresentato da un barbuto e nemmeno tanto bello Leon.
Tutto falso, falli, scene, verve interpretativa. Tutto direzionato e curato dal "Maestro", tutto capibile nel backstage.
Gli attori, alla fine, a parte la bella Anna, non sono nemmeno bravissimi.
Il marito di lei è perfetto nella parte del cre tino cor nuto, ma non è un merito suo quello di essere giusto nella parte e nel ruolo.
Brass dirige gli attori come manichini e spesso a loro manca l'arte; ma non deve essere difficile recitare con Brass che ti dice tutto. Guardando il back stage gli attori sembrano essere addirittura "non presi" dalla parte, sicuramente non sono eccelsi. Insomma, il merito è tutto di Brass, che alla fine dell'intervista riconferma senza mezzi termini il luogo dove, secondo lui, risiederebbe la bellezza dell'anima: il C u l o.

Neo del film sono le luci, la fotografia ( invece in genere curate e molto), ma questo è un problema dato dalla voglia, in monamour, di dare un aspetto di "velato" e di scuro a tutto l'ambiente e alla maggior parte delle situazioni, in ogni caso abilmente ricostruite.
La banalità di moltissime "cose" è disarmante, ma non è un problema.
Certamente non ci si deve aspettare di più. Brass resta comunque un grande del cinema erotico, invecchiato e appesantito.
Chi definisce i film di Brass "pornografici" dovrebbe capire che l'affermazione potrebbe essere rivisitata come un altro modo di dire: "falso d'autore", giacchè l'autore inconfondibile, geniale, c'è, ma, se definiste il suo film un porno, dovreste necessariamente convenire che, in tale evidente non corrispondenza con la realtà, questo sarebbe un falso porno, appunto…ma d'autore…e scusate il gioco di parole.
Voto politico.

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