"I bambini percepiscono i problemi, pertanto non è giusto nasconderli. Ma ai piccoli di cinque anni non si può non mostrare la speranza."
Un alone di mistero aleggia sul prossimo lavoro del regista Hayao Miyazaki. Le ultime informazioni che ci giungono dai corridoi del web ci dicono sia alle prese con un biopic sul progettista dell'aereo Zero (utilizzato dal Giappone nella seconda guerra mondiale) Jiro Horikoshi. Non essendo trapelato altro, ci dobbiamo accontentare di questa affermazione dell'autore: "Non sarà un film che il pubblico può guardare in relax, ma sarà un'opera in qualche modo realistica" .
Attendiamo pazientemente la sua ultima fatica. Personalmente ne ho un estremo bisogno. Per chi non conoscesse questo straordinario regista e si ritrovasse a parlarne con me in salotto, tra un muffin, caffè ristretti e qualche sigaretta, probabilmente andrebbe a casa felice. Perché Miyazaki è il Dio dell'animazione giapponese. No, fermi. E' il Dio dell'animazione, punto. Ed è in grado di regalare la vera felicità, quella che ti permette di non pensare alle brutture insignificanti della microscopica esistenza, ma ti accompagna per mano in mondi e realtà incredibili, potenzialmente più veri e plausibili del talvolta mediocre reale. Il primo lungometraggio del Maestro che vidi fu
La città incantata, ed incantata rimasi. Di lui, delle sue opere, non potei più fare a meno. E succede a tutti, anche a coloro che solitamente osservano i film d'animazione con sospetto, ritenendoli robetta per mocciosi o per nerd sfigati.
Ora, non mi metterò certamente a raccontare tutti i suoi film, se solo mi inoltrassi in questo probabilmente non ne verrei più fuori. Quello che mi preme maggiormente, è che venga finalmente accolto come un arricchimento culturale e umano il Miyazaki pensiero. Per chi ancora credesse che si sta parlando di un tizio che fa i cartoni animati, sappiate che stiamo parlando di un uomo laureatosi negli anni '60 in scienze politiche ed economia. Che nel 1985 mette definitivamente in piedi, insieme al socio Isao Takahata, il leggendario Studio Ghibli, permettendo a tutto il mondo di godere delle sue opere, avvalendosi di preziosi collaboratori, lasciando spazio a giovani leve. E' uno che nei titoli di coda inserisce il gatto degli studios e le donne delle pulizie. Parlo di un signore che recentemente protesta contro il nucleare, marciando in grembiule insieme a due amici e un border collie in assoluto silenzio. Vi sembra che stia parlando di uno che coglioneggia? Bene, finalmente ci siamo intesi.
La filosofia di pensiero miyazakiana prende forma comunicativa attraverso l'animazione, viene rivolta al mondo dell'infanzia, un mondo sensibile che apprende inconsapevolmente, ma che ha bisogno dell'adulto per rielaborare, per comprendere completamente ciò in cui viene magicamente introdotto. Credo fermamente che le opere di Miyazaki dovrebbero essere mostrate ai bambini già dalla seconda infanzia, sia a casa che nelle scuole, condividendole con genitori ed educatori. Spesso noi adulti ci dimentichiamo di quanta importanza abbia la condivisione, soprattutto in un mondo come il nostro attuale, dove l'intercultura è ormai un valore aggiunto. Ed è proprio il
valore la parola chiave. Non al plurale, che quando sento parlare di valori mi viene un senso di nausea come quando vedo gli occhialetti in 3D. Si inciampa in stucchevoli banalità, ci si abbandona ineluttabilmente ai soliti
bla bla bla, riempiendo di luoghi comuni le orecchie stanche di passivi interlocutori. No, io parlo del Valore, quello universale che si dà alla vita, al rispetto di essa in tutti i suoi aspetti. Dopodiché ognuno può fare liberamente le sue personali riflessioni al riguardo. Basterebbe sorteggiare a caso tra le opere del regista e ne avremmo esempi lampanti. I mondi fantastici in cui ci catapulta sono esperienze magiche, trasudano di verità e di epico coraggio, quello che serve un po' a noi tutti per crescere i nostri bambini in questo caotico presente, proiettandoli in un futuro possibilmente meno incerto. Ricordate quella canzone del nostro compianto Giorgio Gaber che ci illuminava sul non insegnare ai bambini?
"Non esaltate il talento
che è sempre più spento
non li avviate al bel canto, al teatro
alla danza
ma se proprio volete
raccontategli il sogno
di un'antica speranza.
Non insegnate ai bambini
ma coltivate voi stessi il cuore e la mente
stategli sempre vicini
date fiducia all'amore il resto è niente."
Niente di più difficile. Ma sarebbe ora di incominciare.
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