Voto Visitatori: | 5,42 / 10 (55 voti) | Grafico | |
Voto Recensore: | 4,50 / 10 | ||
Il 4 novembre 1911 mio nonno era nato da appena tre giorni. Purtroppo non venne alla luce a Parigi, e per questo si è perso lo spettacolo di un anziano signore un po' bevuto il quale, muovendo dall'obelisco di Place de la Concorde, e camminando veloce per le strade della capitale, rimane abbagliato da una luce intensa che sembra provenire dalla statua di Giovanna d'Arco.
E' solo il primo degli strani fatti che velocemente si susseguono, come la schiusa di un uovo di pterodattilo e un vecchio scienziato in trance che rievoca poteri occulti.
Sfuggendo alla rigidità del clima parigino, la semi-archeologa e finta scrittrice Adèle Blanc-Sec (resa dalla "bella e basta" Louise Bourgoin) parte per una spedizione in Egitto, con l'intento di riportare alla luce una mummia-medico in grado di far tornare in vita la sorella, vittima di uno stranissimo incidente tennistico.
I risultati di tanta sarabanda in salsa pop-fumettistica dovrebbero essere esilaranti per lo spettatore così come per alcune mummie, che si ritroveranno a camminare per i boulevard della capitale francese non prima di aver fatto visita al Louvre, il guaio è che tutto appare stiracchiato e retrivo. Nonostante le vicende siano state ricavate da due fumetti (e forse è proprio questa combinazione casuale e forzata a non aver trovato terreno fertile) di Jacques Tardi, il film manca di carattere.
Il regista, si sa, è un paladino della femmina intraprendente e tutta azione, basti ricordare "Nikita", "Léon", fino a "Giovanna d'Arco", autocitata egregiamente con piccoli e sagaci scorci. Forse è per questo che gli uomini sono tutti un po' scemi, e uno dei cattivi è vestito di nero come il nazista del primo "Indiana Jones": l'individuo deforme e quasi nauseante è interpretato nientemeno che da Mathieu Amalric, il quale nascosto sotto un trucco quasi irriconoscibile, resta in scena per troppo poco tempo.
Le avventure a cui partecipa Adèle sono molto simili, in quanto ad azzardo e a esagerazione, a quelle dell'archeologo cinematografico più famoso del mondo. Non sempre mitigate da un giusto nonché originale umorismo, le peripezie sono ibridi impraticabili che oscillano tra l'eroe di Spielberg e "la Mummia", "Il fantastico mondo di Amélie" ai tempi della Belle Epoque e "Una notte al museo".
La protagonista di Besson non mangia, non beve e non sembra essere interessata agli uomini. Bisbetica com'è, si dedica quasi esclusivamente al lavoro e alla ricerca, non disdegnando di mostrarsi nuda a una mummia sottovetro.
E' disponibile a concedersi allo scienziato sfigatello solo quando capisce che può ricavarne qualcosa per i suoi (seppur nobili) scopi. Un'ottica scontata e prevedibile, mai sorprendente, antica e postmoderna insieme, in un miscuglio poco accattivante.
Impavida pulzella d'Orléans, la Blanc-Sec si spinge al limite, verso avventure ricche di immaginazione, anche se un po' ridicole e piene solo di effetti speciali. L'ispettore di polizia Caponi è l'unico personaggio a risultare riuscito e simpatico: tra Clouseau e un Poirot dei poveri sempre affamato e assonnato, è grazioso nei suoi incontri/ scontri con lo pterodattilo.
La pellicola è permeata dall'ossessione di far tornare in vita le cose e le persone inanimate, come se fosse seguita da moderni e avanzati scienziati pronti a inventare l'ultima e la più definitiva fra le cure.
Un chiodo fisso che sembra aver persuaso l'autore, scialacquato nel tentativo di rinvigorire quel suo cinema fatto di azione intelligente e perspicace che oggi non esiste più, adagiato com'è su una macchinosa artificiosità pronta a vendersi a esigenze commerciali.
Nella disperata e disorientante confusione mentale nel trovare qualcosa di originale, il giullare Besson affonda, stretto tra le bende e gli enigmi (ma quali?) dei faraoni, e attanagliato dal destino del Titanic.
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Recensione a cura di pompiere - aggiornata al 18/10/2010 12.33.00
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