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"Brotherhood" è stato presentato al Festival Internazionale del Film di Roma 2009 vincendo il Marc'Aurelio d'oro come Miglior film. L'opera del regista e sceneggiatore Nicolo Donato è raccontata con un'intensità, delicatezza e sensibilità come se ne vedono poche. Il regista riesce fin da subito a far entrare lo spettatore nel mondo che ha delineato per il suo eroe, facendolo conoscere attraverso i suoi occhi, il ragazzo sembra quasi dire di seguirlo nel suo percorso di vita.
A Lars viene negato l'avanzamento di carriera che gli era stato proposto; amareggiato dalla situazione, decide di lasciare l'esercito. Quando mette al corrente i suoi genitori della cosa, la madre sembra tutt'altro che soddisfatta e cerca di fargli cambiare idea. Il padre non proferisce parola. Invitato a casa di un amico, fa la conoscenza di due nazi. C'è subito un forte attrito fra di loro visto le opposte idee in cui credono, ma al capo Lars fa una buona impressione per la sua dialettica e per come usa il cervello. Gli viene proposto di diventare un membro della loro "confraternita"; dopo un iniziale rifiuto, Lars accetta. A casa la convivenza con i genitori diventa pesante, così va a vivere a casa di uno dei confratelli, Jimmy. Tra loro si instaura da subito una forte intesa, che si trasforma in amore. Questo va contro quello in cui crede il gruppo e i problemi non si faranno attendere.
L'intento di Nicolo Donato è stato quello di raccontare una storia d'amore tra due esseri umani: questo non è un film sui gruppi nazi, né un film sui gay; a detta dello stesso regista, è una storia d'amore che si sviluppa in circostanze particolari e inserita in un'ambientazione scomoda. D'altronde le storie d'amore travagliate e zeppe di ostacoli sono quelle che si amano di più.
Variegate sono le tematiche che Donato sviluppa e sottolinea, prima fra tutte il rapporto filiale. Lars non si sente amato, ne rispettato in casa. Ciò che vuole non viene preso minimamente in considerazione, tanto meno ciò che è come essere umano. La madre, che porta i pantaloni in casa, vuole che sia la persona che a lei piace che sia, non la persona che suo figlio è. La figura paterna è inesistente e questo porta Lars a cercare quel senso di famiglia altrove. L'uomo non condivide le idee del gruppo di naziskin, coi quali viene in contatto, e si unisce a loro, non perché abbia cambiato il suo modo di pensare, ma perché vede nel gruppo quel senso di famiglia che a lui manca e di cui sente un estremo bisogno. Ha bisogno di essere riconosciuto, apprezzato e rispettato. Inoltre ha un bisogno inconscio di una figura paterna forte e rimane attratto dalla figura di Jimmy, che inizialmente è il suo punto di riferimento, per scoprire poi tutto un mondo di possibilità con lui.
L'amore è il tema che sta alla base del film. Lars trova un'atmosfera familiare e quell'amore che non riceve a casa. "Abbiamo bisogno d'amore e dircelo più spesso" il bene che si prova l'uno per l'altro.
Le parole del regista sembrano ovvie eppure sono le prime cose che si sottovalutano e si ritengono scontate. L'amore, il dare e mostrare amore, non è mai superfluo soprattutto di questi tempi in cui c'è una fruizione molto più spasmodica di quanto non fosse in passato. L'essere umano non può fare a meno dell'amore, qualsiasi sia la sua forma, l'amore incondizionato di un genitore verso suo figlio e viceversa, l'amicizia, la fratellanza, l'amore romantico.
Un altro aspetto di rilievo è la messa in scena della cattiveria umana. Gli uomini non nascono cattivi, sono le circostanze e la vita che portano l'essere umano a diventare cattivo. Il regista mostra con alcuni cenni la disumanizzazione in cui l'uomo può incorrere.
Per realizzare l'ambientazione nazi in cui i vari personaggi si muovono, Nicolo Donato ha preso ispirazione da un documentario che gli ha dato l'idea di quale contesto sociale scegliere per la sua storia d'amore. Inoltre ha fatto amicizia con un naziskin, oggi non più tale, che gli ha raccontato la realtà di quei gruppi e alcuni aneddoti presenti nel film. Uno di questi è che il nazi è biologico, crede nella salvaguardia della natura e, quindi, dell'ambiente. La sequenza che racconta questa realtà è delineata con ilarità, senza che sia una presa in giro.
La musica e la fotografia sono atte a innalzare la storia d'amore. La musica è soave, il tono del film è per lo più caldo e avvolgente. Un brano musicale è dello stesso regista, che ha iniziato a immaginarselo ancor prima di scrivere la sceneggiatura e poi lo ha scritto con alcuni cari amici. Era perfetto per l'introduzione del film. Donato ha lavorato molto con gli attori per far uscir fuori dai loro personaggi ciò che voleva. Li ha indirizzati a rimanere concentrati sui loro personaggi, non preoccupandosi di dove fosse posizionata la macchina da presa, e ad agire in modo libero. Ciò che voleva dal personaggio di Jimmy è che parlasse con gli occhi più che con la voce.
David Dencik ha reso perfettamente questa peculiarità, convogliando una notevole quantità di emozioni in Jimmy ed esprimendole con naturalezza.
"Brotherhood" è un film eccellente, Donato è riuscito abilmente a bilanciare gli elementi messi in campo, rendendolo un film energico e delicato al tempo stesso. È un film che merita di essere visto.
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Recensione a cura di Francesca Caruso - aggiornata al 15/07/2010 10.56.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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