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Atto unico scritto nel 1932, subito dopo la prima bozza di quello che diventerà "Natale in Casa Cupiello", "Gennareniello" è un altro capitolo importante della teatrografia eduardiana, che per fortuna ci ha lasciato come lascito artistico i suoi spettacoli televisivi.
Andata in onda nel Novembre del 1978 per uno dei suoi famosi cicli tv, in realtà non tutti sanno che già il cinema aveva rappresentato l'atto teatrale tanti anni prima, in un episodio del film "Mariti e mogli" (e con interpreti dei coniugi sempre Eduardo e Titina). La messa in scena classica è squisita dal punto di vista tecnico: il colore aveva grande importanza per Eduardo, e quel terrazzo dove è ambientata la vicenda offre varie soluzioni cromatiche (Eduardo scelse un colore opaco come gli animi dei protagonisti), le musiche con cui il protagonista imbroglia e chiude la vicenda ("Uocchie che arraggiunate")...
La durata di questa creazione di Eduardo è televisivamente veloce e sorprende proprio per questo: De Filippo raggiunge con "Gennareniello" uno dei vertici massimi della sua sperimentazione teatrale, fatta di contaminazione di vari generi; non c'è da stupirsi quindi se in questo atto unico i toni passano dal comico all'umoristico fino al dramma familiare pesante e commovente. È un lascito importante quello di "Natale in Casa Cupiello", di cui "Gennareniello" condivide tantissimo: il piccolo nucleo familiare protagonista della vicenda, con figlio "ritardato" (o mamo, classico personaggio eduardiano o per meglio dire, di suo fratello Peppino,qui invece interpretato da Luca De Filippo), che ha una funzione umoristica prima, patetica poi , quando nel momento della quasi separazione deciderà con quale dei due coniugi restare.
Le coincidenze che saltano subito all'occhio poi non si fermano qui: il nome della moglie è lo stesso della capofamiglia di "Natale in casa Cupiello", Concetta, mentre il marito Gennaro è un'altra variante del visionario costruttore di fantasie eduardiano e in questo tanto simile a Luca Cupiello: quest'ultimo costruiva i presepi, Gennaro invece sbarca il lunario con progetti fantomatici riguardanti le automobili che in teoria potrebbero renderlo ricco. Come se non bastasse il rapporto madre-figlio è strettissimo come quello di "Natale" e manco a dirlo il figlio è l'unica debolezza della madre Concetta, quella che comanda davvero la casa. Altra connessione: gli screzi zia-nipote, con quest'ultimo che ruba dal cassetto della parente da mangiare per saziare una fame insaziabile e "sfondata".
Al centro della vicenda c'è il contrasto familiare tra marito e moglie, tanto simili nei modi e nella riappacificazioni in quelle degli indimenticabili Luca e Concetta... insomma, collegamenti che si trovano in tutto il teatro di Eduardo a ben vedere (e si ritroveranno in "Napoli Milionaria", "Mia famiglia", e via discorrendo) ma raramente cosi legati. Una sorta di variazione sul tema di "Natale".
Emblematica anche l'ambientazione della vicenda, tipicamente napoletana: terrazzo in cui i fili dove stanno stesi i panni ad asciugare "collegano" come una rete ogni abitazione e ogni individuo; la causa del contrasto centrale di "Gennareniello" d'altronde è proprio uno di quegli indumenti stesi ad asciugare, un semplice reggipetto smaliziato che si frappone nel rapporto (quello si ai confini tra innocente e malizioso) tra il protagonista Gennaro e la giovane e piacente dirimpettaia Anna Maria. Un rapporto che i due portano avanti tra battute quasi innocenti, forse entrambi sicuri di un impossibile deriva sentimentale a causa del divario di età e di costumi... ma che in realtà le conseguenze le porta eccome con la gelosia della moglie.
Una moglie che non è solo gelosa del proprio marito nei confronti di un'altra donna, ma che anzi riacquista quel senso di appartenenza matrimoniale proprio in seguito al falso aiuto di alcuni amici che fanno di Gennaro "Gennareniello", una pantomima di sé stesso su cui ridere. Sarà il momento esatto per la riappacificazione di marito e moglie per uno screzio che sembrava insanabile e si risolve in tempo.
Con dedica della canzone che ha causato tutto il guaio...
Potrebbe finire già cosi senza risultare patetico, ma Eduardo ci abitua come suo solito ad uno di quei finali dal doppio senso, pronti a rilanciare tutta la trama: protagonista è il figlio, che chiede al padre un'ovvietà che fa sorridere noi spettatori e chiude, comunque senza i toni inquietanti di altre commedie eduardiane, un atto unico leggero e che in sé racchiude il meglio del meglio del grande attore/autore napoletano.
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Recensione a cura di elio91 - aggiornata al 24/04/2012 16.06.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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