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"Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana...
È un periodo di guerra civile. Navi spaziali Ribelli, colpendo da una base segreta, hanno ottenuto la loro prima vittoria contro il malvagio Impero Galattico.
Durante la battaglia, spie Ribelli sono riuscite a rubare i piani segreti dell'arma decisiva dell'Impero, la MORTE NERA, una stazione spaziale corazzata di tale potenza da poter distruggere un intero pianeta.
Inseguita dai biechi agenti dell'Impero, la Principessa Leila sfreccia verso casa a bordo della sua aeronave stellare, custode dei piani rubati che possono salvare il suo popolo e ridare la libertà alla galassia..."
Con questi anacronistici titoloni gialli che scorrono verso l'alto sullo schermo e la musica sinfonica di John Williams che esplode in uno dei temi più famosi della storia del cinema, si aprì il primo capitolo della trilogia di "Star Wars", nel maggio del 1977.
Quando la nave della principessa Leila Organa (nell'orginale Leia, Carrie Fisher) viene attaccata dal malvagio Dart Fener (Darth Vader, David Prowse), due droidi, D3-B0 e C1-P8 (C3-P0 e R2-D2, Anthony Daniels e Kenny Baker), vengono inviati sul vicino pianeta Tatooine in cerca del generale Kenobi. Luke Skywalker (Mark Hamill), un giovane fattore del posto, entra in possesso dei due droidi e fa la conoscenza di Obi Wan "Ben" Kenobi (Sir Alec Guinness), che gli rivela di essere stato amico e maestro di suo padre, prima che questi fosse ucciso per mano di Darth Vader durante la caduta della Repubblica. Entrambi erano cavalieri Jedi, l'ordine di guerrieri che proteggeva la pace nella Repubblica prima dell'Impero. Luke decide di seguire il vecchio Ben Kenobi nella sua missione e di imparare le vie della Forza, la mistica energia che governa l'universo e che dà potere ai Jedi, per seguire le orme di suo padre. Per lasciare Tatooine c'è bisogno di un'astronave e al porto spaziale di Mos Eisley Ben e Luke fanno la conoscenza di Han Solo (Harrison Ford) e Chewbecca (Peter Mayhem), due contrabbandieri poco raccomandabili che accettano di trasportarli ad Alderaan, pianeta dove sono organizzate le attività dei ribelli. Giunti alle coordinate del pianeta, non trovano che asteroidi: l'enorme base spaziale dell'Impero, la Morte Nera, ha distrutto il pianeta e ora attira al suo interno il Millennium Falcon, la traballante nave spaziale di Han.
Mentre Luke e Han si occupano di liberare Leia, Obi Wan disattiva il raggio traente ma è costretto ad affrontare Dart Vader.
Il sacrificio di Obi Wan consente al gruppo di fuggire e di organizzare i ribelli per un attacco, per quanto disperato, alla Morte Nera...
Un passo indietro.
Nel 1973 George Lucas aveva all'attivo un film molto particolare di fantascienza come "THX 1138" e una commedia in uscita, "American Graffiti", ed era un giovane regista ambizioso e molto insofferente alle ingerenze degli studios, con un progetto innovativo: una space opera fantasy ambientata nello spazio che rendesse omaggio ai grandi classici della fantascienza anni '50 con cui il giovane George era cresciuto. È difficile immaginare oggi "l'imperatore" a capo di Skywalker Sound, LucasArts e ILM nei panni del giovane ribelle, così come pensare a "Star Wars" come ad un film indipendente, quando oggi è associato idealmente al concetto di franchise, alla major, al pop corn movie e all'establishment dello star system hollywoodiano. Del resto, era tutto già scritto, a quanto pare.
Negli anni in cui Hollywood viveva la transizione dall'era degli studios a quella del film d'autore e con giovani registi come Scorsese e Coppola scopriva il suo lato oscuro e gli anti-eroi come Travis Bickle e Michael Corleone, George Lucas e Steven Spielberg rappresentarono la nuova frontiera del cinema di intrattenimento. Si può senza dubbio affermare che i blockbuster come oggi sono concepiti li dobbiamo, nel bene e nel male, a "Star Wars", "Indiana Jones", "E.T." e "Lo Squalo". Registi come James Cameron, Ridley Scott e Peter Jackson ammettono l'importanza cruciale del lavoro di Lucas sulla propria concezione di cinema e regia.
Senza voler indugiare ulteriormente sull'impatto culturale, smisurato, che Lucas ebbe con "Star Wars", e limitandosi ad un'analisi del film, si nota immediatamente che la struttura archetipica del mito e della fiaba classica costituisce l'ossatura della storia, solo ambientata in una "galassia lontana lontana". È sufficiente scorrere la lista delle caratteristiche della fiaba elencate da Vladimir Propp nel suo trattato (1928) per riconoscere in "Star Wars" l'eroe, l'aiutante, la principessa, lo strumento magico, il mentore ed il villain, le prove a cui l'eroe è sottoposto, le tappe obbligate lungo il percorso che deve compiere dall'inizio alla fine del suo viaggio. Le tematiche fondamentali, la lotta tra il bene ed il male, la scelta, il destino, sono comuni a tutte le culture e a tutte le mitologie. "Star Wars" non fa che rielaborare e spedire nello spazio tutti gli ingredienti di una storia che, slegata da ambientazioni terrestri, riesce ad essere trasversale e universale, senza tempo né confini. Gli studi e i lavori del professor Joseph Campbell in merito al mito e ai tratti comuni della mitologia delle varie culture era ben presente nella mente del giovane Lucas mentre sceneggiava la sua opera.
Accanto alla rielaborazione di elementi classici ed universali della letteratura e della cinematografia, con Star Wars Lucas introduce alcuni elementi completamente nuovi, destinati a diventare essi stessi cardini dell'immaginario collettivo, ridefinire i canoni estetici e narrativi della fantascienza ed essere fonte di ispirazione per i contemporanei. Il concetto di "used future", in cui gli ambienti e le navi stellari appaiono sporchi, vissuti e malfunzionanti, contribuisce ad un realismo fino a quel momento sconosciuto alla fantascienza e aggiungono profondità temporale ad un universo che sembra avere una lunga storia alle spalle nel momento in cui allo spettatore viene aperta una finestra di osservazione su esso.
Così si vede, ad esempio, Han Solo prendere a pugni il Falcon quando i comandi non rispondono, come si farebbe con un telecomando con le pile scariche. Questo da un lato aggiunge drammaticità alla storia con elementi di incertezza ulteriori, dall'altro rende una semplice astronave come il Millennium Falcon un vero e proprio valore aggiunto, un personaggio a tutti gli effetti; non a caso l'astronave nel tempo è diventato una delle principali icone della saga. Lo stesso Darth Vader è una specie di cyborg dal respiro affannoso, oltre che una mortale arma in mano all'Impero.
L'inizio delle vicende in medias res è un altro elemento geniale apportato da Lucas. "Guerre Stellari" comincia nel mezzo di una ribellione, finisce ancora nel mezzo. Alla fine del film, si rimane con una curiosità incredibile per quello che succederà, ma anche per quello che è successo nel passato, a cui i personaggi più anziani fanno continuamente riferimento e che solo nel 2005, con l'"Episodio III" sarà completamente svelato. Vengono citati en passant la guerra dei Cloni (tradotta in un'incomprensibile "Guerra dei Quoti" in Italia), il tradimento di Darth Vader (che non incontra mai Luke di persona nel primo film), la fine del Senato e l'inizio dell'Impero.
Non si può non menzionare l'incredibile colonna sonora sinfonica di John Williams, a detta di Lucas, l'unico elemento del film, a conti fatti, ad eccedere le sue aspettative. Al tema principale basta il primo ascolto per imprimersi nel cervello dello spettatore ed accompagnarlo per mano con la sua maestosità in un universo fatto di navi spaziali, animali antropmorfi, droidi con personalità e misticismo quasi panteistico. John Williams, compositore classico, fu scelto in controtendenza (benchè va detto che dieci anni prima Kubrick avesse usato brani di musica classica per "2001: Odissea nello spazio") rispetto alla musica in voga negli anni '70, ma l'importanza della sua opera nell'economia del successo di "Star Wars" è manifesta. "Guerre Stellari" senza la sua colonna sonora è, in una parola, impensabile. Quando si pensa ad un film perfetto, ogni elemento deve essere un valore aggiunto, indispensabile per il risultato finale ed ogni singola scelta, per caso o per calcolo deve rivelarsi la migliore possibile.
Casuale, ad esempio, fu la scelta di Harrison Ford, inizialmente utilizzato da Lucas come aiuto nei provini, finchè non fu chiaro a tutti che il miglior Han Solo possibile non poteva che essere lui; prova ne sia il fatto che la miglior battuta di Han Solo, ne "L'Impero Colpisce Ancora", è farina del sacco dello stesso Ford, e non di Lucas.
Probabilmente la peggiore mancanza della seconda trilogia è proprio un personaggio fuori dagli schemi, disincantato ma eroico, come Han Solo (e forse anche di un'interpretazione come quella di Harrison Ford). Ci sono molti, voluti, rimandi evidenti nella struttura narrativa della trilogia dei prequel a quella della trilogia classica, ma manca chiaramente l'apporto di un personaggio "esterno" al contesto politico/bellico in cui i personaggi sono coinvolti. Di Han manca il carisma, l'ironia, la forza: nessuno dei Jedi è in grado di fornire questo profilo, che equilibra così bene il personaggio di Luke già dall'episodio IV.
L'influenza cinematografica di Lucas, da Kurosawa a "Il Mago di Oz", consentì l'allestimento di un cast di personaggi sensazionale ed equilibrato, ognuno con il suo ruolo ed il suo percorso ben definito, consentendo l'immedesimazione nell'eroe senza macchia Luke o nel ribelle egoista Han Solo, o nella indomita principessa Leia. Spalle di lusso, la coppia di droidi, divenuti vero e proprio simbolo della saga, e Chewbecca, un peloso scimmione (di razza Wookie, per i profani) ispirato al cane che Lucas aveva e che sedeva al posto del navigatore nella sua macchina. L'ispirazione segue strade misteriose, a volte... Considerando che il cane si chiamava Indiana, peraltro.
I due droidi sono dotati sin dall'inizio di personalità molto umane, battibeccano in continuo (benchè di C1-P8 possiamo solo intuire quel che dice dalle risposte di D3-BO , essendo il suo linguaggio un misto di suoni creato magistralmente da Ben Burtt, che ultimamente ha bissato l'esperimento con la creazione dell'anima di un altro umanissimo droide, lo stupefacente "Wall-E" della Pixar).
La realizzazione del film comincia con l'idea fissa di Lucas di realizzare la sua space opera e passa per la fondazione della ILM, oggi leader mondiale nel campo degli effetti speciali, in un garage in California, e per le difficilissime condizioni climatiche, in tutti i sensi, in cui il film venne girato. Il deserto in Tunisia fu inclemente con la troupe, ma anche negli studi a Londra attorno a Lucas la sfiducia di cast e tecnici era palese e l'inesperienza di Lucas come regista non aiutava di certo. Anche la FOX mostrava segni di impazienza, perchè il budget e i tempi sforavano continuamente le previsioni. La storia è nota. Ogni singola scelta di Lucas si rivelò vincente, sia artisticamente che economicamente, la FOX realizzò il miglior incasso della storia e Lucas che si era portato a casa (con quella che chi scrive ritiene la mossa più geniale e lungimirante nel cinema dall'invenzione della macchina da presa) i diritti sul merchandising si trovò in mano i fondi per costruire il suo personale sogno (ILM, SkywalkerSound, LucasFilm),affrancarsi dal giogo degli studios e continuare a realizzare la sua storia, anche se al prezzo di un matrimonio e di un esaurimento nervoso.
Tutto sommato, è difficile pensare a "Guerre Stellari" come ad un film a se stante. Immaginare "Star Wars senza pensare a Yoda, a Palpatine, a Jabba, agli Ewok, al pianeta Hoth e a quello che accade nel prosieguo della storia, oggi, è impresa ardua. Solo l'analisi della sua lavorazione e le impressioni di chi c'era possono dare un'idea dell'importanza di questo capolavoro nella storia del cinema, e questo indipendentemente dai gusti personali e dai film che lo hanno seguito.
D'altra parte, in questi casi niente come l'esperienza diretta è in grado di rendere giustizia alla profondità di un'opera di queste dimensioni, che sia la parte più cerebrale di noi a farla da padrone e stupirsi dell'innovazione apportata da Lucas o quella più emotiva a lasciarsi trasportare in una avventura fantastica in una galassia lontana lontana.
Un passo avanti: EDIZIONE SPECIALE
È noto che Lucas abbia rinunciato a realizzare subito gli episodi I- III della saga perchè non soddisfatto del risultato, in termini visivi, della sua opera. Nel 1997, in occasione del ventennale della saga l'intera trilogia venne rivista e corretta (sconcertando molti puristi) e assunse quello che doveva essere il suo aspetto definitivo.
Non solo vennero rivisti e ricreati tutti gli effetti speciali e sonori, ma alcune sequenze tagliate furono reintegrate ed altre modificate, anche in previsione dell'uscita dei nuovi capitoli. Com'è noto, però, Lucas ha poi fatto impazzire fan e collezionisti di tutto il mondo continuando a modificare e limare piccoli particolari anche nelle release in dvd, moltiplicando di fatto le versioni del film.
Rispetto all'originale episodio IV, il cambiamento più eclatante è la scena in cui Han Solo uccide Greedo. Nella versione originale "Han Shot First", rivelando un inquietante lato del proprio carattere, mentre nella versione per il ventennale, un Lucas evidentemente più politically correct, con un'abile magia di post-produzione fece in modo che Han rispondesse semplicemente al fuoco. Piccole modifiche che, visto il culto generato nel mondo da "Star Wars", neanche Lucas può permettersi liberamente, a quanto pare, di operare senza il permesso dei suoi fan hard-core e solo l'uscita in dvd della versione originale del film ha placato parzialmente l'ira dei fan.
Un'altra importante scena aggiunta introduce Jabba the Hutt già nel primo episodio.
Curiosamente, Jabba era un umano e la scena fu recitata con un attore, per poi essere tagliata. Quando Jabba fa la sua ufficiale prima apparizione ne "Il Ritorno Dello Jedi", è diventato il ributtante lumacone che conosciamo. La scena quindi venne modificata, non senza difficoltà, sostituendo all'attore un Jabba completamente digitale.
Si può discutere all'infinito sulla bontà o sulla liceità di tali operazioni; fatto sta che se la versione originale è quella rimasta nel cuore e nella testa degli appassionati della prima generazione, nonché quella importante dal punto di vista documentale e artistico, la versione definitiva della storia è quella che corrisponde alla visione del suo creatore e come tale va rispettata.
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Recensione a cura di JackR - aggiornata al 06/04/2009
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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