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Voto Recensore: | 8,00 / 10 | ||
"Hachiko - Il tuo migliore amico", diretto dal celeberrimo regista di "Chocolat" (2000), Lasse Hallström, è il riadattamento americano di "Hachiko monogatari", film giapponese degli anni '80 che si ispira ad una storia vera.
Hachi è un tenero cucciolo proveniente dalla regione del Tibet, sperduto in una stazione di treni fra la folla di persone che passano incuranti di lui. Un tizio però, Parker, docente universitario di musica, interpretato dal bravissimo Richard Gere, vedendolo se ne innamora e decide di portarlo a casa. Iniziano le ricerche per capire a chi appartiene l'animale e nel frattempo fra Hachi e Parker nasce un rapporto singolare, un'amicizia sincera e reciproca.
E' un amore incondizionato quello che prova il cane per il suo padrone. Un senso di fedeltà che lo induce a seguire le sue orme ovunque, dalla mattina presto quando si sveglia per andare a lavoro, alla tarda sera quando ritorna a casa. Hachi è quella presenza che dà gioia e affetto, senza pretese, senza voler niente in cambio.
Purtroppo quest' armonia quotidiana viene spezzata da un evento molto triste: la morte di Parker. Mentre la famiglia non si dà pace e si chiude in un silenzio drammatico e struggente, Hachi continua ad aspettare l'arrivo del suo padrone. Seduto sulla piazza principale vicino la stazione, lo aspetta paziente, con occhi attenti ma tristi, assistendo allo scorrere delle stagioni, degli anni e al via vai della gente che, avvolta da mille impegni, si dimentica quasi di lui.
Hachiko è una storia molto struggente, un dramma che ti coinvolge fino a strapparti le lacrime, ti trascina in un turbine di emozioni e sensazioni diverse. Non è una storia costruita a tavolino, è un dramma reale, che affronta validamente molti temi (l'amicizia, la morte, lo scorrere del tempo, la famiglia).
A rendere più "pizzicante" la visione è sicuramente il regista Hallström, che gioca con le soggettive del cane, talvolta in bianco e nero, per commuovere lo spettatore più resistente. Meritevole di lode anche la sceneggiatura, che viaggia su due piani temporali e che è ben organizzata, infatti dà il giusto spazio all'incipit e alla conclusione (dopo 50 minuti), cioè tutti quegli eventi dopo la morte di Parker, con l'aggiunta di qualche flashback.
Convincente è la prova di Richard Gere, antipatico a molti, ma che in realtà mostra tutto il suo talento ed entusiasmo in un ruolo che sarebbe sembrato forse più adeguato a qualcun altro. Maestosa la prova offerta dal cane, che trincerandosi dietro uno sguardo tenero, comunica allo spettatore le più svariate sensazioni. Meno bravo il resto del cast, ma su questo si può anche chiudere un occhio.
Molto bella la fotografia, variegata perché mostra le varie stagioni (inverno, primavera) in tutta la loro essenza, mettendole in relazione con lo stato d'animo di Hachi che, dopo la scomparsa del padrone, sarà sempre più triste e irremovibile (ma mai rassegnato). Questo aspetto, segno di un'attenzione quasi manieristica all'elemento tecnico, certamente contribuisce a creare un'atmosfera drammatica, malinconica e spiazzante (in certi punti ti leva il fiato).
Ma a sorprendere e commuovere lo spettatore concorrono ben altri fattori. E' l'eleganza e la raffinatezza, che non scade mai nel banale o nel ridicolo, ad affrontare il tema dell'amicizia, che più stupisce. A tutti noi sarà capitato di volere a fianco un cane come Hachi. Anche le persone che generalmente odiano i cani o ne sono allergiche, hanno questo desiderio. Eppure noi tutti spesso ci dimentichiamo di quanto sia importante l'amicizia reciproca, immersi come siamo in una società materialistica, dove si dimentica in fretta il valore affettivo di un gesto (come lo scodinzolare di un cane, l'entusiasmo dei suoi occhi).
Gesti, che noi ignoriamo, ma che in realtà mostrano il bene e la fedeltà dei cani (o degli animali in generale) per noi. Noi siamo così robotizzati, intrisi di tecnologia (chi non ha un computer a casa?), che ci dimentichiamo della spontaneità dei gesti, dell'importanza di un'amicizia sincera e reciproca. "Hachiko" però vi sveglierà da questo sonno profondo, spiattellandovi davanti gli occhi (lucidi) una realtà drammatica, che pone molto l'accento sul rapporto uomo-animale.
Belle le colonne sonore che vivacizzano certi momenti del film, soprattutto nel finale, rendendoli molto commoventi. Lo spettatore non potrà non commuoversi o non avere gli occhi lucidi a fine visione. E soprattutto guarderà i cani con un occhio diverso. Non c'è cosa più bella che amare ed essere amati, entrando quasi in simbiosi con l'individuo, fino a sentirne la vicinanza in ogni momento quotidiano. Un affetto, un'amicizia, un amore incondizionato che non pone l'attenzione sul regalo da fare per il compleanno, sulle formalità, sulle cose di scarso valore. Perché chi ama sa manifestare il suo sentimento con la massima spontaneità, proprio come Hachi, senza bisogno di tante parole.
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Recensione a cura di dubitas - aggiornata al 17/05/2013 12.57.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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