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Il famoso reporter Simon Hunt, (Richard Gere) ed il suo inseparabile compagno, l'operatore televisivo "Duck" (Terrence Howard), hanno condiviso innumerevoli avventure sulle scene delle più tribolate situazioni di guerra.
Il loro lavoro li porta nel cuore della guerra civile della ex Jugoslavia ove, come sempre a rischio della vita, mettono la loro esperienza al servizio dell'Informazione. Simon però, durante un servizio televisivo in diretta da un villaggio bosniaco, teatro dell'ennesima strage, subisce un crollo psicologico e le conseguenze si presentano subito.
A differenza del suo compagno Duck, che procede tra lusinghe e successi nella sua professione, Hunt viene estromesso dalla scena lavorativa esclusiva e retrocede nei retrobottega della sua attività.
I due si ritroveranno più tardi a Sarajevo a guerra finita e Simon, apparso inaspettato davanti ad uno sbigottito Duck, gli proporrà uno scoop senza precedenti. Egli conoscerebbe,infatti,il nascondiglio della "Volpe", il criminale di guerra più ricercato al mondo, condannato per crimini contro l'umanità, e gli fa la sconcertante proposta di braccarlo e catturarlo.
Il film si ispira ad una esperienza realmente vissuta e raccontata in un articolo pubblicato su Esquire dallo stimato giornalista Scott Anderson di ritorno da un suo viaggio in Bosnia: "What I Did On My Summer Vacation" ("Quello che ho fatto nelle mie vacanze estive").
L'adattamento cinematografico prende la forme di una brillante avventura, con un misto di ingredienti bizzarri e noir. Nel corso dei primi minuti, la narrazione fuoricampo di Duck che introduce e spiega i fatti aiuta lo spettatore ad inserirsi subito nella trama; ed è facile, perchè gli eventi sono proposti con buona fluidità ed interessante movimento.
Sono spiegate bene e senza troppi gorgoglii la caduta di Gere e l'ascesa del suo collega, proponendo simboli che spiegano quello che sta succedendo (nelle mani di Duck appare una chitarra, al posto della onnipresente cinepresa). La scena iniziale della battaglia prepara chi guarda a capire in quale contesto inserire le proprie emozioni e le poche immagini delle devastazioni che seguono sono sufficienti a preparare lo scenario emotivo.
Ai due amici ritrovati si affianca un terzo collega, Benjamin (Jesse Eisenberg), un novellino fresco di studi, che però crea un perfetto equilibrio nel gruppo: il giovane apparentemente perfetto nella sua astratta preparazione, il fallito che ansima per tornate a galla ed il professionista arrivato formano un composto che darà una schietta e brillante organicità all'intero film.
Dice Scott Anderson: "Questa non sarebbe una lezione di storia o un trattato politico, ma il racconto di tre personaggi alla ricerca di se stessi, un film 'on the road', disegnato sullo sfondo di un Paese che fatica a uscire dalle conseguenze di una guerra sanguinosa".
Tra le righe di una trama avventurosa e thrilling si insinua così il bel gioco di squadra dei tre personaggi, che con i loro aspetti caratteriali conferiscono dinamismo e luce alla storia. Qua e là compaiono personaggi naif dal comportamento pittoresco (uno fra tanti, l'ufficiale ONU preda di una ossessione da complotto cospirativo).
Immagini divertenti (il muro semidistrutto con la scritta "Enjoy Sarajevo" dipinta con caratteri e colori della Coca Cola) e scene venate di ironia non tolgono il passo a punte di tensione e ad alta drammaticità.
Gere recita con maestria, altalenando maschere di buffa commedia e picchi di ansia.
Il film cavalca forte, spinto da un vento che offre tensione e sorriso,scoprendo il fianco anche a colpi di scena.
"The Hunting Party" narra di un viaggio di tre persone più o meno accomunate nello stesso proposito: quello di catturare il "cattivo"; ma "la morale del film - dice il regista Shepard - non è quella di puntare l'indice solo contro i cattivi, ma di guardare anche alla Comunità Internazionale, dagli Stati Uniti all'Europa e all'ONU, e chiedersi perchè non hanno catturato questi maxi ricercati. Il fatto che queste persone siano ancora alla macchia dopo oltre dieci anni è un insulto alla memoria delle vittime del genocidio bosniaco".
Simpatica la sottile allusione celata nel film: "Hunt" è il cognome di Simon, ed in inglese si traduce "caccia" (alla "Volpe"?); il titolo può quindi essere tradotto con "Festa di caccia".
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Recensione a cura di dario carta - aggiornata al 02/05/2008
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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