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A tre anni da "Giulia non esce di sera", Giuseppe Piccioni torna alla regia con una commedia ironica e graffiante ambientata nel mondo della scuola e tratta da un romanzo di Marco Lodoli.
In un liceo romano si incrociano le storie parallele di Fiorito (Roberto Herlitzka), docente di storia dell'arte alle soglie della pensione sfiduciato e privo di qualsiasi slancio verso la sua professione, un tempo svolta con passione; Preziosi (Riccardo Scamarcio), supplente di italiano al primo incarico, pieno di buona volontà e di idee innovative; Giuliana (Margherita Buy), dirigente scolastica austera e algida che nasconde dietro la sua fredda professionalità una personalità fragile e piena di insicurezze.
Accanto alle storie degli adulti si raccontano le vicende di Adam, il primo della classe IV F, rumeno, invaghito di una giovane viziata e sbandata che lo spinge a un atto estremo; Mordini, ragazza apparentemente frivola e disinteressata con un grande dramma familiare e Brugnoli, abbandonato misteriosamente da una madre bambina e preso in consegna dalla preside dell'istiuto suo malgrado.
Il film, ennesima declinazione sulla scuola dall'epoca del libro "Cuore" e delle storie dei primi anni Quaranta che parlavano di giovanette vivaci che poi lasciavano la scuola per convolare a giuste nozze, mostra un quadro realistico e mortificante della scuola italiana del secondo decennio del XXI secolo: sfilano le oggettive difficoltà dei docenti che passano dalle fotocopie da pagare ai proiettori rotti o alla mancanza delle sedie, ai fondi ridotti che costringono a sospendere servizi utili ad uso degli studenti e si descrive un corpo docente stanco o fuori dal tempo: accanto a Fiorito, colto e un tempo validissimo c'è la prof incartapecorita, in tailleur e con occhialini da lettura, la quarantenne svanita e fuori posto. L'unico entusiasta, Preziosi, lotta contro una burocrazia ottusa e spesso a causa della sua inesperienza si trova di fronte a situazioni difficili (il suo senso di giustizia lo porta a un contrasto forte con un genitore tanto arricchito quanto becero).
Gli studenti sono visti come individui in fieri privi di una guida importante e poco convinti dell'effettiva valenza dello studio. Il più bravo in IV F è un rumeno, figlio di emigrati che sono riusciti a trovare una strada in un Paese straniero con la fatica e il sudore e che hanno insegnato al loro figlio a impegnarsi per ottenere un riscatto, ma il ragazzo si lascia irretire da una ragazza che non ha punti di riferimento rischiando di cadere nel baratro. Brugnoli, seguito in precedenza dallo sportello di aiuto psicologico, poi chiuso per "mancanza fondi", mostra una maturità superiore persino alla sua preside, abituata a ragionare solo con la rigida forma mentis del burocrate statale.
Pur senza dare soluzioni (anche se la lezione di fine anno tenuta da Fiorito sembra essere un messaggio conclusivo positivo di una istituzione, quella scolastica appunto, che malgrado tutto va avanti e può dare molto sia alle giovani generazioni come a quelle passate) e nella stereotipizzazione di molti personaggi, il film di Piccioni funziona per l'aura di verosimiglianza che lo caratterizza, ma anche per le valide interpretazioni di tutti che hanno saputo fare squadra.
Consigliato a tutti: docenti, discenti e anche a chi non ha niente a che fare con il mondo della scuola.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 25/09/2012 15.38.00
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