Recensione i migliori regia di Bob Radler USA 1989
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Recensione i migliori (1989)

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locandina del film I MIGLIORI

Immagine tratta dal film I MIGLIORI

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Immagine tratta dal film I MIGLIORI
 

"I Migliori", titolo originale "Best of the Best", è un film drammatico incentrato sulla pratica delle arti marziali, in particolare il Tae Kwon Do. Ogni tre anni si disputa una gara tra gli Stati Uniti e la Corea del Sud che detiene tutti i primati in tale sport. Il team viene scelto raccogliendo i 5 migliori atleti da ogni parte del Paese.
Alex Grady vive a Portland – Oregon, ed è un ex veterano di questa disciplina. Costretto al ritiro per un infortunio alla spalla durante un incontro, in occasione di questa gara, viene convocato per un provino di selezione. A questo provino viene convocato anche Tommy Lee, un insegnate di arti marziali per bambini della California. Di seguito vengono introdotti gli ultimi 3 personaggi del team americano chiamato ad affrontare la temuta Corea del Sud. Alex, Tommy,Travis, Sonny e Virgil, con background e caratteristiche totalmente diverse tra di loro, sono gli atleti scelti dal veterano Frank Couzo, coach della squadra, per questa importante sfida.

Si avverte il lettore che la recensione di qui in avanti contiene spoiler che svelano anche il finale, pertanto, si suggerisce di interrompere la lettura qualora non si sia visto il film.

Alex ha un figlio di 5 anni, vive con la madre e fa l'operaio in una fabbrica automobiolistica. Sua moglie è morta quando Walter era ancora molto piccolo. A distanza di tre anni di assenza dalle gare, nonostante non sia ben visto dai manager per il brutto incidente avuto alla spalla, viene scelto dal coach in quanto ritenuto uno dei migliori in circolazione. Alexander Grady, insieme a Tommy Lee, diviene uno dei personaggi protagonisti di questo racconto.
Più avanti si scopre che il fratello di Tommy è rimasto ucciso in un violento combattimento in una gara simile a questa. Al tempo Tommy era solo un bambino, ma la sorte vuole che, a distanza di 13 anni dall'accaduto, sia proprio colui che ha ucciso suo fratello l'avversario scelto dal coach. Si tratta del temibile Dae Han, l'uomo che ha vinto di più al mondo e che nonostante l'età (35 anni) è considerato ancora il più forte.
La squadra americana viene messa a dura prova dal programma di allenamento e ci sono solo 3 mesi di tempo per prepararsi al meglio. Il resto del film si incentra sulle varie tecniche di allenamento delle due squadre in cui ci sono percepibili alcuni risvolti etici e morali nell'approfondimento della caratterizzazione dei personaggi.

La pellicola presenta numerosi cliché ripresi dai film americani anni '80 di grande successo. In particolar modo si colgono molti riferimenti alla saga di "Rocky". Gli allenamenti delle due squadre ricordano molte sequenze di "Rocky IV" in cui si assiste alla dicotomia Tecnologia vs Natura. La scena in cui Alex molla tutto per andare dal figlio all'ospedale, rimasto vittima di un incidente stradale, ricorda molto la scena in "Rocky II" in cui lo 'Stallone Italiano' veglia sulla sua Adriana in coma.
Anche l'incitamento di Couzo nei riguardi di Tommy richiama l'intreccio narrativo di "Rocky III" in cui Apollo cerca di scuotere il suo amico traumatizzato dalla morte di Mickey, suo allenatore considerato come un padre. La colonna sonora è composta da musiche tipiche degli anni '80, risultanti gradevoli e attinenti, ma nulla a che vedere con la potenza epica di "Eye of the tiger" dei Survivor.
A questo film non si può neanche riconoscere il merito di aver rilanciato il genere delle arti marziali in un periodo in cui la stella di punta era Jean Claude Van Damme che vediamo sul grande schermo in "Kickboxers - Vendetta personale" nel 1985, e in "Senza esclusioni di colpi" nel 1987. La fotografia è discreta, ma niente di eccezionale. Anche il montaggio è discreto, ma non è di certo tra i migliori.

Ma allora cosa c'è di speciale in questo film di Bob Radler?
Certamente non si rimane indifferenti alle straordinarie coreografie acrobatiche del Tae Kwon Do, ma ciò che lascia davvero il segno di questo film è tutto incentrato nel finale, ripagando in buona parte tutti i difetti precedentemente evidenziati.
Al di la della spettacolarità dei combattimenti, nelle ultime scene si assisterà a un qualcosa di molto raro nello sport, un connubio tra la sportività stessa e il valore della vita. Gli atleti scelti per questa gara donano tutto ciò che hanno con enorme dignità e sacrificio a questa disciplina.

"Una squadra non è una squadra se ognuno se ne frega di ciò che succede a tutti gli altri"

La sfida interiore di Tommy è il punto cruciale di tutto il film. Riuscire a far prevalere il buon senso all'istintiva vendetta è quanto di più difficile da digerire per la sua nobiltà d'animo. Nell' estenuante ed entusiasmante combattimento contro Dae Han gli si presenta l'occasione di chiudere il match con un K.O. che consentirebbe alla squadra americana di portare a casa l'ambita medaglia. Basta un ultimo punto. Tommy è li che si prepara a dare il colpo decisivo al suo avversario ormai inerme e senza difese ma ciò che sta per fare non è in nome della vittoria, bensì di un istintivo e primordiale sentimento che più lo terrorizza nel profondo: la vendetta. Tommy si prepara ad uccidere il suo avversario già in fin di vita, ma tutta la squadra lo incita a non farlo. Il tempo scade e Dae Han cade a terra. Tommy vince l'incontro, ma la squadra americana è sconfitta per un solo punto. Durante la premiazione arriva la memorabile scena finale. Dae Han si avvicina zoppicante a Tommy e tra le lacrime pronuncerà una delle più belle frasi mai ascoltate nel cinema:

"Risparmiare una vita nella sconfitta vuol dire guadagnare la vittoria con grandissimo onore. Anche tuo fratello era un grande lottatore e mi duole profondamente per la sua morte, e ti offro di considerare me come tuo fratello."

Dae Han si toglie la medaglia e la mette al collo del suo rivale. Il resto della squadra coreana lo segue con lo stesso gesto per i rispettivi avversari, regalando al pubblico un profondo senso di stima e gratitudine, con inevitabile lacrima di commozione.

"Vincere non è un episodio, è una cosa di sempre. Non si vince una volta ogni tanto, non si fanno bene le cose una volta ogni tanto. Vincere è un'abitudine. Sfortunatamente lo è anche perdere"
Vince Lombardi

E' di sicuro la sequenza più riuscita di tutto il film, in cui lo spettatore può instaurare una vera e propria empatia con i protagonisti. Molto probabilmente la perfetta riuscita della scena è dovuta al fatto che i rispettivi attori che interpretano Tommy Lee (Philip Rhee) e Dae Han (Simon Rhee) sono realmente fratelli. Questo spiega parzialmente la perfetta realizzazione su pellicola delle magnifiche coreografie del loro combattimento.
Philip Rhee è un veterano esperto di arti marziali ed è anche il co-produttore e co-sceneggiatore di questo film cult di fine anni '80. Il Fratello, Simon Rhee, è cintura nera 7° Dan di Tae Kwon Do e cintura nera 4° Dan di Hap Ki Do. E' conosciuto in tutto il mondo per l'eleganza dei suoi movimenti, specialmente nei calci. E' stato ingaggiato da moltissime celebrità per il suo talento nell'istruzione delle arti marziali. Tra i suoi allievi spiccano Faye Dunaway ("The Network - Quinto Potere"), Heather Locklear, ("Il club delle prime mogli") Lorenzo Lamas (Serie TV: "Renegade"), Beau Bridges, ("Paradiso Amaro") e, guardate un po', lo stesso Eric Roberts, co-protagonista di questo film.
Ecco spiegato il motivo per cui si rimane affascinati dalla sua ottima prova e dal suo stile di combattimento. Le migliori scene sono indubbiamente quelle immortalate nel combattimento tra Tommy Lee e Dae Han, regalando al pubblico appassionato di arti marziali magnifiche sequenze di notevole valore artistico, ovvero: "la quintessenza del Tae Kwon Do".

Il film ovviamente si presta maggiormente per gli appassionati del genere, ma nonostante i difetti evidenziati in precedenza, è un film consigliabile di almeno una visione per tutti quanti.

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Recensione a cura di Fulvio Baldini aka peter-ray - aggiornata al 09/11/2012 15.37.00

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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