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Che si voglia o meno ammetterlo, la sessualità gioca una parte fondamentale nella nostra esistenza. E' quasi banale dirlo, ma il fatto che la vita stessa passi... da quelle parti... con il suo processo di riproduzione, basterebbe a fugare ogni dubbio in proposito.
Nel momento in cui scrivo, ad esempio, è primavera! E nessuno, credo, negherebbe di sentire nell'aria un'atmosfera un po' diversa, per certi versi inquietante, intrisa di messaggi velati e stimolanti... di un certo quid... che non starei qui a definire... diciamo "d'amore". Sul quale genere di richiamo, poi, punta decisamente il film recensito: prima che psicologico o spirituale, sensoriale, olfattivo, naturale, terreno, animale e "fisiologico".
Un insieme di requisiti che per motivi diversi la nostra morale ha sempre rintuzzato e mortificato con una cultura famigliare e religiosa assolutamente penalizzante del nostro diritto giusnaturalistico al piacere dell'esistenza e alla realizzazione individuale.
Non stiamo qui ad analizzare le ragioni di tanto "snaturamento", ma è un fatto che, almeno fino a Freud e all'avvento della psicologia, la legittima sessualità degli individui fu sempre repressa dal venefico influsso di una morale religiosa minacciosa e crudele, incentrata proditoriamente sul senso di colpa. Per questo non dovremmo mai stancarci di ringraziare gli psicologi per avercene liberato, se pur con faticosi processi di analisi, restituendoci ad una vita più naturale, nel segno di un sano edonismo. Sbaglieremmo a dire, però, che la restrittività nei costumi riguardasse tutti.
Al contrario le classi superiori e gli ambienti di potere si considerarono tendenzialmente esenti, come testimoniano le storie di principi e cortigiani, ivi comprese gli ambienti più elevati della Chiesa; per riaffermare, infine, che principalmente ai poveri erano interdetti felicità e benessere, appannaggio esclusivo dei ceti privilegiati.
Dunque l'ipotesi di estendere il diritto all'edonismo a fasce più ampie di individui, dai ceti aristocratici a quelli medio-borghesi, impreziosendo la loro vita con stimoli e motivi finora riservati a pochi, va letto secondo me, in senso progressivo. Propriamente nel segno di un giusto e doveroso evoluzionismo, come predicato da Darwin in poi: le speci non solo si riproducono, ma evolvono con una selezione naturale che ne garantisce la sopravvivenza attraverso continue modificazioni.
Ad esempio, per tornare in tema, la coppia monogama mette a rischio la perpetrazione della specie impiegando gli stessi geni, diversamente dalla femmina poligama che mescolando il suo con altri sangui, evita il rischio statistico di ripetere errori genetici. Al contrario, in barba a Darwin e alla biologia, le società del passato hanno eretto un baluardo autodifensivo contro la poligamia, servendosi delle religioni e di strumenti molto particolari come quello della famiglia monogamica e della sua principale sovrastruttura, l'amore romantico.
Il quale poi, agognato e idolatrato in eccesso, in particolare dalle donne, ha fortemente contribuito a snaturare il rapporto tra individuo e natura, inibendo istinti primordiali e scatenando una catena inarrestabile di nevrosi, sofferenze esistenziali e sensi di alienazione. Tali per cui, dopo una vita insieme, una coppia viene abitualmente a trovarsi nella situazione dei protagonisti, spenta, intristita, senza alcuna libido.
Di qui inizia il film; e guarda caso la prima ad avvertire nell'aria qualcosa di nuovo è la donna, che trascinerà il marito ad affrontare nuove modalità di amare con lo scambio di coppia. Galeotti, in questo senso, sono nel film la verde campagna francese e il sito recondito della casa abbandonata, che fungono da richiamo dei sensi; cui fa appello anche il vicino di casa cieco, Adamo, maestro in quegli insegnamenti, con la sensuale moglie, non a caso Eva.
Dove risulta chiaro il significato simbolico della loro presenza: Adamo ed Eva, come nell'Eden perduto, angeli annunciatori di una palingenesi erotico-sessuale ed esistenziale per la coppia stanca, che con tali esperienze tornerà a rivivere. Reale, invece, la presenza dei due scambisti nel finale, con cui inizia concretamente la nuova vita dei protagonisti.
Sostenere le tesi di questo film presuppone un notevole coraggio da parte degli autori; ma tant'è! Già 40 anni fa Cooper scriveva il fatidico "Morte della famiglia", divorzi e separazioni dilagavano, mentre le coppie stanche affastellavano con le loro vicende gli studi degli psicanalisti.
La realtà, umana come biologica, è in continua evoluzione, e a nulla serve nascondere la testa sotto la sabbia: basta leggere gli annunci di ricerca persone e di scambi su internet per rendersi conto che le modalità relazionali uomo-donna devono cambiare. E l'affettività allargata predicata nel film potrebbe in effetti rappresentare un esempio futuribile.
Descritti i significati, resta da parlare del film. Buona parte delle critiche sono dovuta alla paura "bacchettona" di tanti commentatori; e dunque...! Qualcuno ha definito fittizi i discorsi comuni sulla poesia con l'ultima coppia arrivata... come se in un partouze ci fossero solo bestie... Mentre semmai varrebbe il contrario... guarda sempre più avanti chi è creativo e progressivo, non chi è conservatore e codino!
Su un altro versante si è rimproverato al film di non sapere "emozionare"; ma chi lo ha affermato stigmatizzava la cosa forse più bella del film: l'estrema delicatezza con cui si trattava una materia tanto difficile, senza mai scadere nel trivio o nell'osceno, con estremo garbo e pudore. Forse avrebbero preferito scene hard core! Che invece mancavano per la "seriosità" stessa del film, che mira a raccontare un po' dall'esterno, come in certi saggi psicanalitici fondati sul racconto dei pazienti, senza partecipazione diretta dell'autore.
In effetti risulta che i due registi si siano rifatti a esperienze non loro, senza complicità; mentre la conseguente "freddezza" veniva ben compensata da una sentita coscienza dell'ambiente verde, supportata da una fotografia di rara bellezza, e da una serie di estetismi tipici del cinema francese, anche nei tempi, studiatamente, lenti.
Veramente convincente, nei difficili ruoli, la prestazione degli attori tutti; in particolare della sensualissima Amira Casar, musa ispiratrice del partouze amoroso, vestale fascinosa di questa nuova sorta di "religione tantrica".
Discorso a parte per le musiche, soprattutto nei pezzi al piano, davvero bellissime, oltre che acconciamente studiate per le situazioni effettive.
Le poche riserve espresse, doverose nella nostra veste di critici spassionati, non traggano in inganno i lettori: il film è comunque estremamente interessante per la forza e la verità che coraggiosamente denuncia. Come tutti i messaggi rivoluzionari può spaventare... ma ricordiamo che il progresso umano è sempre passato attraverso cambiamenti radicali.
Vadano dunque a vederlo le coppie in crisi che non hanno il coraggio di dirselo, i single disperati che sognano improbabili amori romantici, gli individui anaffettivi, avviticchiati intorno al proprio egotismo, i coniugi in età ormai dimentichi della passione e della libido: in pratica, sarebbe a dire... Tutti!
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Recensione a cura di GiorgioVillosio - aggiornata al 26/04/2006
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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