Recensione la canzone di carla regia di Ken Loach Gran Bretagna 1996
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Recensione la canzone di carla (1996)

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locandina del film LA CANZONE DI CARLA

Immagine tratta dal film LA CANZONE DI CARLA

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Immagine tratta dal film LA CANZONE DI CARLA

Immagine tratta dal film LA CANZONE DI CARLA
 

Dopo essere stato per anni il cantore appassionato dei proletari britannici, dopo aver narrato con grande partecipazione la guerra civile che nel 1936 insanguinò la Spagna, con "La canzone di Carla" Ken Loach rivolge la sua attenzione al Nicaragua e alla guerra che negli anni '80 oppose i Contras ai Sandinisti che, in seguito ad una rivoluzione popolare, avevano instaurato nel paese un sistema di ispirazione marxista.
Una guerra intestina fomentata dagli USA e dal loro braccio armato, la CIA, che appoggiava, attrezzava e addestrava i Contras nelle loro azioni di repressione, anche fra la popolazione civile, allo scopo di rimettere in piedi, perfino con un colpo di Stato, un governo locale collaborazionista gradito alle amministrazioni americane.
Naturalmente Ken Loach è dalla parte dei Sandinisti, naturalmente è dalla parte di un popolo che ha cercato di liberarsi da una pesante dittatura, naturalmente è dalla parte degli uomini e delle donne martoriati da una dura repressione a cui, in nome di un anticomunismo viscerale, si vuole imporre una "democrazia" che puzza di dollari e cocaina. Naturalmente è dalla parte di un paese che Pentagono e CIA, con il beneplacito della Casa Bianca, vogliono trasformare in un inferno asservito agli interessi grandi multinazionali americane.

La cinematografia hollywoodiana ha tentato varie volte di trattare il tema della situazione politica nell'America Latina e di tutto ciò di orrendo che capitava (o capita?) in quella parte del continente americano (colpi di stato, stragi di oppositori, desaparecidos, squadroni della morte, torture della polizia e dei corpi paramilitari), edulcorando la verità o non dicendola completamente, che è quella di un intero continente asservito totalmente alla politica USA e agli interessi delle grandi multinazionali di quel paese, traffico di stupefacenti compreso.
Anche film più impegnati come "Salvador" di Oliver Stone o "Romero" di Duigan, dove non si nascondono i rapporti tra CIA, Pentagono e Governi locali collaborazionisti (in genere frutto di colpi di stato d'ispirazione filoamericana) partono dalla premessa che quei rapporti, prettamente di natura locale, sono frutto di strategie di lotta al comunismo.
E invece "La canzone di Carla" quella verità la dice.
Dice che gli avvenimenti che negli anni '80 insanguinarono il Nicaragua non furono spontanei fenomeni locali di destra, di opposizione ad un governo comunista, ma creature esclusive dell'establishment capitalistico americano, da sempre timorosa dell'influenza dei comunisti sulla società statunitense e americana in genere.
"La canzone di Carla" la verità sui fatti accaduti in Nicaragua la dice, forse perchè non è un film hollywoodiano, o forse perchè regista, produttori, sceneggiatore e attori non temono il boicottaggio americano e le ritorsioni della USIA (United States Information Agency - Agenzia Federale USA di controllo della cinematografia, creata nel 1954 dal governo Eisenhower), forse perchè gente intellettualmente onesta che crede nella forza delle sue idee e non ha paura di manifestarle.

La storia del travagliato paese centroamericano è largamente nota, anche se ormai relegata nell'album dei ricordi dei pochi che non dimenticano.
Comunque per coloro che all'epoca non avevano l'età e per quelli che hanno rimosso quegli avvenimenti, ma anche per capire meglio il senso della trama raccontata da Loach è bene accennare ad un piccolo sunto di storia nicaraguense, a partire dal 1979 quando il Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale (movimento guerrigliero e partito politico di ispirazione marxista, seguace del pensiero politico di Augusto Sandino, rivoluzionario nicaraguense ed eroe della lotta antimperialista degli anni trenta) riuscì a cacciare il dittatore Anastasio Somoza Debayle (che proseguiva una lunga e spietata dittatura familiare, iniziata dal padre Anastasio Somoza Garcia e portata avanti dal fratello maggiore Luis, durata oltre quaranta anni, dal 1936 al 1979), che insieme ad un gruppo di altre famiglie e con alcune multinazionali USA della frutta, si divideva il 50% delle terre del Nicaragua coltivate a caffè, ananas e banane.
Subito dopo aver instaurato nel paese un sistema di stampo comunista, i sandinisti divennero il bersaglio delle efferatezze della CIA, nel tentativo di rovesciare il legittimo governo, di cui facevano parte anche alcuni sacerdoti cattolici.
A questo scopo la nuova amministrazione Reagan su richiesta delle stesse multinazionali, organizzava un esercito di mercenari, forte di oltre 15.000 uomini, reclutati tra gli avanzi di galera del Nicaragua stesso e degli altri paesi sudamericani, per compiere una dura repressione tra la popolazione civile, abbattere il regime sandinista e rimettere in piedi un governo amico delle multinazionali. Per incentivarli maggiormente il Pentagono concedeva a quegli uomini il permesso di trasportare cocaina negli Stati Uniti, a bordo degli stessi aerei militari che servivano da supporto per la guerriglia.
In circa 10 anni di guerra fratricida i Contras (sostenitori di Somoza) massacrarono circa 50.000 civili e costrinsero molti altri a cercare rifugio all'estero, fino a indurre i sandinisti a perdere le elezioni politiche del febbraio 1990.

Per raccontare l'inferno di una delle più efferate guerre intestine della nostra epoca, il regista Ken Loach, su sceneggiatura di Paul Laverty (che conosce molto bene il piccolo paese dell'America centrale per avervi trascorso parecchi anni lavorando per un'associazione umanitaria), ripercorre le vicende di uno di questi profughi, una ragazza di nome Carla riparata in Scozia in quel di Glasgow, dove si mantiene facendo la ballerina di strada.
Salita un giorno senza biglietto su un autobus di linea, condotto da un autista sui generis, George, viene scoperta e trattata duramente da un solerte controllore.
Affascinato e sedotto da quella ragazza dall'aria diffidente e misteriosa, l'impulsivo e trasgressivo George la salva dallo zelo del controllore e l'aiuta a scappare.
Sospeso per punizione dal servizio per una settimana,George incontra nuovamente Carla e vincendone la diffidenza riesce a farsela amica e a farla trasferire nella casa prestatagli da un amico. Rotto il fidanzamento con la donna che stava per sposare, inizia a farle una corte serrata arrivando perfino a sequestrare un autobus di linea, con il quale la porta a fare una romantica gita sul lago, nei dintorni di Glasgow.
Il successivo tentativo di suicidio di lei gli rivela il dramma che la ragazza ha vissuto in patria, da dove non ha più notizie di Antonio, un ragazzo che le scrive poesie d'amore.
Sempre più coinvolto sentimentalmente, George capisce che, l'unico modo per aiutarla a fugare i fantasmi del suo passato, è quello di farla ritornare nel suo paese e di esserle vicino per cercare di scoprire il mistero che la circonda.

Intraprende così un pericoloso viaggio alla volta del Nicaragua per far si che la ragazza riesca fugare i fantasmi del suo passato.
Una volta giunto a Managua scopre che povertà, violenza e morte sono la normalità per il piccolo paese sudamericano, dilaniato da una violenta guerra intestina, a fronte della bontà e della gioiosità dell'inerme popolazione e dei contadini nicaraguensi. Scopre anche che la ragazza ha un passato da militante sandinista e una storia d'amore con Antonio, suo compagno di lotta, ora nelle mani dei Contras.
Deciso a stare vicino alla ragazza di cui si è invaghito, cerca di adattarsi alla vita del paese di cui non conosce nulla, fa amicizie, stabilisce un rapporto di cordiale cameratismo con i soldati sandinisti e i pacifici paesani, balla ad una festa serale con canti e alcool, ma si scontra con una realtà sempre più dura e d agghiacciante.

Poi conosce Bradley, un americano ex agente della CIA pentito, diventato sostenitore della causa sandinista e conoscitore di inimmaginabili segreti circa le atrocità patrocinate dalla Servizio Segreto, che ospita Antonio a casa sua, immobilizzato a letto e reso muto dalle torture infittegli dai Contras.
Deciso a mettere Carla di fronte ad una scelta responsabile e definitiva, le svela la verità, chiedendole anche di lasciare il Nicaragua e ritornare con lui in Scozia, assieme alla figlia avuta da Antonio, di cui ignorava l'esistenza.
Ma la ragazza capisce che il suo destino è restare in Nicaragua, accanto ad Antonio, per affrontare insieme la follia e l'orrore di una guerra che non risparmia niente e nessuno.

Con "La canzone di Carla" Ken Loach confeziona due film in uno, due parti nettamente distinte e due storie decisamente diverse: la prima vive delle atmosfere urbane di una Glasgow periferica, grigia e proletaria, troppo tranquilla e troppo rassicurante nella sua uggiosa quotidianità; la seconda si cala nella realtà di uno dei tanti inferni che albergano sul pianeta.
A fare da trait d'union, la storia d'amore che lega un giovane scozzese a una profuga nicaraguense. E la storia d'amore serve al regista come espediente per mostrarci i guasti, le crudeltà, le nefandezze, delle attività imperialiste americane per "esportare" nel mondo "la sua democrazia" e, forse, per sviluppare una coscienza politica nei giovani, e un po' pigri, europei.
Il messaggio che ne risulta non è però né propagandistico né casuale, ma morale e politico, perchè forte e chiara è la denuncia delle guerre imperialiste, in qualsiasi parte del mondo esse avvengano, che hanno modificato la storia e sconvolto le vite di tante persone, anche in realtà remote, lontane da noi e spesso ignorate dai media.
La grandezza del regista risiede in questo piccolo espediente, non si preoccupa di costruire chissà quale teorema per denunciare "il vizietto" tutto americano, gli basta una esplicita requisitoria, messa in bocca all'americano pentito, per denunciare le atrocità patrocinate dai signori della guerra e incentivate dalla CIA, per poi concentrarsi sulle vicissitudine sentimentali dei due giovani protagonisti, vicissitudini che travalicano le ideologie e danno all'amore intensità speciale.

Il rapporto tra i due vive di momenti romantici (come nella splendida sequenza della fuga sul lago), alternati ad altri di più banale normalità o di intensa drammaticità.
George è un giovane idealista e impulsivo (non gli importa perdere il posto di lavoro pur di offrire alla donna che lo ha intrigato un momento di spensieratezza), sembra inconsapevole dei drammi e dei processi politici che si vivono nelle varie parti del mondo, ma non manca di slanci di solidarietà verso le classi sociali più deboli, alle quali lui stesso appartiene.
Carla, per contro, è un personaggio più complesso: è reticente, misteriosa, psicologicamente complicata, intristita per la lontananza dal suo paese. Ha vissuto gli orrori della guerra dei Contras, ha combattuto e perso. Ha visto torturare e massacrare, bruciare villaggi, stuprare donne e uccidere bambini. Ha appoggiato la rivoluzione sandinista e difeso l'anelito di libertà dei contadini del suo paese, prontamente represso dal terrorismo ideato dalla CIA e messo in atto dai Contras.

La prima parte del film ha come protagonista la città scozzese di Glasgow, uggiosa, grigia, squallida, con le sue strade affollate e i suoi pub fumosi, dove la vita, nonostante tutto, scorre serena e tranquilla, e gli echi della guerra lontana giungono affievoliti e quasi indistinti.
Poi improvvisamente tutto cambia: alla tranquilla ambientazione scozzese si sovrappongono le immagini di un Nicaragua martoriato dalla guerriglia dei Contras e delle atrocità compiute dall'imperialismo statunitense.
Con "La canzone di Carla" Kean Loach realizza un'opera che è un mix di impegno politico e impegno sociale; un documento decisamente schietto e apprezzabile per passione e partecipazione; un'occasione per riflettere sulle atrocità delle guerre (come aveva già fatto in "Guerra e libertà"), sullo status dei rifugiati politici, sulla condizione degli immigrati, sulla libertà e la sovranità di uno Stato (solo a parole sacra e inviolabile).
Momenti di grande cinema in un film, forse imperfetto, che lascia l'amaro in bocca e ci fa sentire impotenti di fronte alle tante ingiustizie e illegalità che si consumano nel mondo in nome e sotto l'egida del capitalismo.

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Recensione a cura di Mimmot - aggiornata al 25/11/2011 16.39.00

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