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"L'immagine che mi viene in mente quasi ogni giorno è quella di un monaco zen che si siede nella sua cella, prende un bel pennello, lo intinge nel mortaio dove ha sparso la china e con grande concentrazione fa un cerchio che si chiude. Ma un cerchio non fatto con il compasso. Un cerchio fatto con l'ultimo gesto della mano su questa terra. La vita si conclude... è questo il cerchio che ora io cerco di chiudere."
Tiziano Terzani
"La fine è il mio inizio" è un libro scritto a quattro mani da Tiziano Terzani e dal figlio Folco. Tiziano Terzani è stato un grande giornalista, per trent'anni corrispondente dall'Asia. Fu uno dei pochissimi occidentali presenti a Saigon quando i Vietcong vi entrarono da liberatori. Scampò per un nulla a una fucilazione sommaria in Cambogia. Fu uno dei primissimi giornalisti occidentali ad essere ammessi in Cina poco dopo la morte di Mao, dalla Cina sarà anche espulso per attività anticomunista, cioè per aver criticato il regime cinese. Durante il crollo dell'URSS visitò le varie repubbliche sovietiche che stavano nascendo; questi scritti sono raccolti nel suo libro "Buonanotte signor Lenin". Terminò la sua carriera di giornalista nella sua amata India.
Appena smessi i panni del giornalista scopre però di avere un cancro e da lì si può dire che inizi la seconda parte della sua vita. Alla ricerca disperata di una cura, prima nella scientificamente avanzata medicina statunitense, poi in giro per l'Asia da vari santoni e ciarlatani, fino a trovare la quiete in una baita sull'Himalaya. La scoperta finale di questo suo viaggio è che la cura non esiste, la morte è la naturale conseguenza della nascita e bisogna quindi accettarla come tale. Questa parte della sua vita è raccolta nel suo libro "Un altro giro di giostra".
La vita di Tiziano potrebbe essere tranquillamente un film, ma "La fine è il mio inizio" non è una biografia della sua vita, è l'esatta trasposizione dell'omonimo libro. Tiziano ormai morente, ritirato sui monti dell'Appennino toscano, decide di avere una serie di conversazioni col figlio. Da queste conversazioni sulla sua vita e sul senso della vita, ma anche sul suo passato di uomo e giornalista, sui grandi avvenimenti storici e quant'altro, nasce l'ultimo libro uscito postumo.
Questo film è davvero inusuale, in contrasto con le dure leggi del cinema e dell'intrattenimento. Per quasi tutta la durata si vedono i dialoghi padre-figlio, un'opera fatta di parole, sguardi, silenzi e paesaggi.
Tiziano racconta della sua vita, la vita di un bambino nato da una famiglia proletaria che poi crescendo si troverà dentro le grandi vicende del suo tempo. Ma Tiziano parla soprattutto della sua visione del mondo e della vita.
"Perché il morire ci deve fare così tanta paura? Ma come, è la cosa che hanno fatto tutti prima di noi!"
Bene Bruno Ganz ed Elio Germano. Il primo sembra aver ben studiato il modo di esprimersi di Tiziano, mentre il secondo, avendo incontrato prima del film Folco, lo rispecchia bene. Germano è infatti sempre defilato, oscurato come Folco dall'ingombrante figura del padre. Bella la fotografia e notevoli anche le musiche di Ludovico Einaudi. Da sottolineare che il film è stato girato proprio a casa Terzani ad Orsigna, i bei paesaggi sono dunque quelli dell'Appennino pistoiese.
Il risultato però è un film riuscito a metà. Molto ambiziosa, oltretutto, l'idea di trasporre un libro come "La fine è il mio inizio" in poco più di un'ora e mezza. Il pensiero di Terzani ne esce quindi incompleto e la sua stessa figura viene un pochino sminuita.
Più interessante, forse, sarebbe stato un film sulla vita di Terzani, sui suoi viaggi in giro per l'Asia. Per gli affezionati lettori del giornalista fiorentino, questo film risulterà poco interessante, in quanto è una ripetizione di cose già sentite che si potevano ascoltare direttamente dalla bocca di Tiziano. Per chi invece si affaccia per la prima volta alla figura di Terzani, questo film non invoglia poi molto ad approfondire un pensiero che meriterebbe invece molta attenzione. Per udire parte della cose dette in questo film e molte altre direttamente dalla voce di Tiziano, è consigliabile la visione del film-documentario "Anam, il senzanome" di Mario Zanot, che riporta l'ultima intervista a Tiziano ormai ritiratosi ad Orsigna.
"L'inizio è la mia fine e la fine è il mio inizio. Perché sono sempre più convinto che è un'illusione tipicamente occidentale che il tempo è diritto e che si va avanti, che c'è progresso. Non c'è. Il tempo non è direzionale, non va avanti, sempre avanti. Si ripete, gira intorno a sé. Il tempo è circolare. Lo vedi anche nei fatti, nella banalità dei fatti, nelle guerre che si ripetono."
Tiziano Terzani
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Recensione a cura di Compagneros - aggiornata al 12/04/2011 15.00.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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