Voto Visitatori: | 6,85 / 10 (48 voti) | Grafico | |
Voto Recensore: | 7,00 / 10 | ||
Siamo a fine settembre del 1980 in un villaggio andaluso nei pressi delle paludi che il fiume Guadalquivir forma prima di sfociare nell'oceano.
Pedro (Raul Arévalo) e Juan (Javier Gutiérrez) due poliziotti di Madrid, sono inviati per indagare sulla scomparsa di due sorelle.
Presto sono ritrovati i cadaveri nudi e torturati delle due ragazze. I due poliziotti scoprono di essere alle prese con un serial killer che agisce indisturbato da tempo, promettendo alle sue giovani vittime il sogno di una vita migliore lontana da quelle paludi e dallo squallore della vita paesana.
"La Isla Minima" è il settimo lungometraggio diretto dal regista spagnolo Alberto Rodriguez. Si tratta di un thriller minimalista intriso di un profondo pessimismo. L'indagine sul serial killer è poco più che un pretesto per raccontare uno spaccato della vita rurale spagnola subito dopo la fine del Franchismo e l'avvento del nuovo e fragile stato democratico.
Il film è costruito sull'eccellenti ed opposte caratterizzazioni di Pedro e Juan. Pedro è più giovane, formale, austero e difensore dei principi democratici. Egli rappresenta la nuova Spagna che vuole gettarsi alle spalle il proprio passato, come enuncia chiaramente la scena in cui Pedro ripone nel cassetto il crocifisso con le immagini di Hitler, Mussolini, Franco e Salazar. Però il passato difficilmente può essere chiuso in un cassetto e continua a gettare ombre su un presente incapace di svoltare davvero pagina, specie in un microcosmo arretrato culturalmente ed economicamente. Con il suo comportamento freddo, distaccato e formale Pedro non riesce a creare empatia. È un estraneo in una terra che gli è estranea. A Madrid ha lasciato una moglie da cui aspetta un figlio e sopporta questo distacco solo per senso del dovere.
Juan è l'opposto di Pedro. È il poliziotto anziano che a lungo ha militato sotto il regime di Franco e che vive i cambiamenti sociopolitici come un naturale evolversi della vita, come un lento e inesorabile percorso verso la morte. Juan è malato, urina sangue, assume farmaci ed è soggetto a svenimenti eppure è più vitale e godereccio del collega, ama i piaceri della carne e l'ebbrezza dell'alcol, sa creare empatia con le persone, le comprende, si cala nei loro panni e sa parlare la loro lingua essendo amichevole quando serve oppure duro e violento, perché sa che ogni suo interlocutore comprende una forma di comunicazione differente. Al contrario di Pedro, Juan ha abbandonato ogni idealismo ed ha accettato il fatto che la realtà non presenta linee nette e gli strumenti che "Il Bene e Il Male" pongono in essere per raggiungere il proprio scopo sono gli stessi.
La regia di Rodriguez ci rivela il personaggio di Juan poco a poco e tramite dettagli sussurrati e mai gridati, semplici scambi di sguardi come quello fra il poliziotto e la pesciaiola veggente, oppure i suoi occhi arrossati mentre osservano un fenicottero nella luce del tramonto. Juan si lascia coinvolgere, è passionale e cela in sé tutta la forza di una vita che volge al crepuscolo. E ancora scene brevi e silenziose come quella in cui Pedro nota la luce accesa sotto la porta di Juan e di primo istinto vorrebbe bussare a quella porta e parlargli, ma esita e alla fine desiste a causa della rivelazioni che il fotografo gli ha fatto sul passato del collega, tratteggiano a perfezione il rapporto e i caratteri dei due investigatori.
Questi personaggi, tenuto conto dei tempi cinematografici, sono ben costruiti e raccontati al pubblico attraverso questi dettagli, a volte palesi, a volte appena percepibili.
Juan e Pedro sono protagonisti spettatori di una realtà umana che prescinde dal contesto sociopolitico che è cornice delle vicende narrate. Gli uomini si muovono come ombre all'interno del macro contesto storico inseguendo e perseguendo i propri desideri e le proprie motivazioni. In un mondo che cambia, gli schemi elementari restano sempre gli stessi: le pulsioni sessuali, il desiderio di libertà, l'affermazione del proprio essere, il soddisfacimento dei propri appetiti quali essi siano.
Il desiderio di libertà è espresso attraverso i personaggi delle due sorelle scomparse. Quella libertà che prima era negata dal sistema istituzionale, adesso invece è negata da un'economia depressa oppure da una mentalità bigotta o, anche più semplicemente, dagli scarsi mezzi economici. Sì, perché se ancora non fosse chiaro, in qualsiasi contesto sociopolitico i soldi garantiscono libertà e ancor più in un sistema democratico, dove le libertà sono dichiarate e protette dalle istituzioni, ma se il cittadino non ha i mezzi economici per realizzarle (per esempio per compiere un lungo viaggio oppure per trasferirsi da una regione povera e senza sbocchi in una grande città economicamente dinamica) è come se non avesse quelle libertà che restano il sogno di una fuga da una prigione senza sbarre. Un prigioniero politico può sempre sperare in una rivoluzione che rovesci lo Stato che lo ha chiuso in una cella, ma una giovane ragazza senza soldi e cresciuta in una regione povera e bigotta può solo scegliere fra l'adattarsi al luogo in cui è nata e cresciuta oppure andarsene. Ma la libertà di andarsene, riconosciutale dalle istituzioni, come può conseguirla se non ha i mezzi economici per realizzarla? Quel che resta è quell'attrattiva che da sempre l'uomo ha sull'uomo indipendentemente dal contesto storico, politico e sociale: la giovinezza con i suoi sogni, le sue illusioni, la sua carnalità e i suoi inganni da un lato e la promessa di una vita migliore dall'altro. Su questo dualismo si basa una società umana che parafrasando lo schema sadiano è divisa in vittime e carnefici. L'umanità tratteggiata ne "La Isla Minima" è un'umanità senza speranza che si lascia sopraffare dalla propria miseria e dai propri appetiti.
L'indagine poliziesca, come accennato, altro non è che un pretesto per raccontare la cornice umana teatro della vicenda.
Purtroppo, lo schema narrativo è banale ed abusato, senza nessun indizio utile allo spettatore. La sceneggiatura non catalizza in nessun modo l'attenzione del pubblico sul mistero da risolvere né tantomeno sulla figura del serial killer.
È proprio la dimensione narrativa con la sua mancanza di originalità il vero punto debole di questa pellicola. Infatti, il film è fortissimamente marcato dalle similitudini e dalle analogie con la prima stagione della serie televisiva americana creata da Nic Pizzolatto "True Detective" e interpretata da Matthew McConaughey e Woody Harrelson. "La Isla Minima", non si limita a trarre una vaga ispirazione da "True Detective", ma ne riprende l'ambientazione (le paludi del Guadalquivir ricordano fin troppo da vicino quelle della Louisiana), i tratti dominanti dei personaggi (Juan addirittura ha con se un taccuino che riempie di disegni e, anche se più piccolo, non può non ricordare quello del personaggio di McConaughey) e la loro amicizia conflittuale, un serial killer che non viene mai mostrato se non accidentalmente allo spettatore, case ed interni decadenti e scalcinati ornati con trofei di caccia che rievocano le corna di cervo emblema di "True Detective", la scelta di incentrare la storia sulla caratterizzazione dei personaggi principali e di mettere in secondo piano l'indagine poliziesca, le scelte estetiche a partire dalla fotografia livida fino alle numerose inquadrature panoramiche dall'alto, addirittura la locandina del film ricorda il fotogramma conclusivo della sigla d'apertura della serie americana. Non si può parlare di plagio, questo no, ma il debito che "La Isla Minima" ha verso "True Detective" è molto alto. Naturalmente Alberto Rodriguez rispetta i tempi cinematografici con una necessaria sintesi che non gli permette l'ipertrofica e dettagliata costruzione dei personaggi e lo sviluppo di numerose sottotrame, caratteristiche tipiche delle serie televisive. In ogni modo, e malgrado il debito con la serie creata da Pizzolatto, Rodriguez ha fatto un film diverso. Chi non ha visto precedentemente "True Detective" potrà goderselo con maggior pienezza e libertà.
Anche il Turning Point della sceneggiatura è piuttosto debole. Serve a caratterizzare ulteriormente il personaggio di Juan e a spiegare didascalicamente come le categorie del Bene e del Male si fondano e si confondano e di come l'apparenza e la sostanza siano ingannevoli, tuttavia si tratta di un risvolto narrativo fine a se stesso che oggettivamente poco aggiunge alla storia narrata.
La regia di Rodriguez è davvero molto buona. Le inquadrature panoramiche sottolineano la piccolezza e la pochezza degli uomini, nonché la complessità della realtà. Si pensi sia alle riprese panoramiche d'apertura, sia, fra tutte,all'inquadratura dall'alto sopra il cimitero in cui gli individui si riducono ad anonimi punti neri in movimento. Per il resto la regia non presenta particolari virtuosismi estetici. Essa si dedica completamente alla narrazione della storia e ne adotta il medesimo minimalismo narrativo. Ottima anche la fotografia, così sporca, così livida perfettamente in sintonia con il registro narrativo adottato. Buone anche se essenziali le musiche.
Le interpretazioni di Javier Gutiérrez e di Raul Arévalo sono assolutamente convincenti. Gutiérrez comunque spicca su tutti gli altri regalando al pubblico un personaggio ambiguo, passionale, violento e miseramente umano.
Complessivamente "La Isla Minima" è un film cupo con una struttura solida e una dimensione estetica elegante e curata. La scarsa originalità e i difetti narrativi si attenuano grazie al valore artistico dell'opera nel suo complesso.
Uscito in notevole ritardo in Italia, dove è stato accolto assai tiepidamente, questa pellicola in patria ha ricevuto tantissimi riconoscimenti fra cui 10 prestigiosi premi Goya.
Ad opinione di chi scrive non si tratta di un capolavoro, ma se ne consiglia assolutamente la visione.
Commenta la recensione di LA ISLA MINIMA sul forum
Condividi recensione su Facebook
Recensione a cura di Carlo Baldacci Carli - aggiornata al 26/02/2016 16.49.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
Ordine elenco: Data Media voti Commenti Alfabetico
in sala
archivio