Voto Visitatori: | 6,20 / 10 (23 voti) | Grafico | |
Peccato dover dare un giudizio poco più che sufficiente a questo film, sinceramente mi aspettavo molto di più.
Innanzitutto credo fosse lecito aspettarsi molto non fosse altro che per l'esercito di grandi attori reclutati per il cast. Davvero imponente il numero di interpreti così preparati e così bravi per un film dagli ottimi spunti ma di un così scarso spessore. Mi dispiace dirlo ma nel film sembra mancare del tutto la sostanza. La mia non è una critica alle idee, anzi: le storie raccontate sono tante (mi spingo fino a dire che sono troppe) ma sono tutte analizzate in maniera troppo frettolosa. Capisco che in un'ora e mezza forse non era possibile fare di più, ma i caratteri sono solo abbozzati. Rubini poteva ottenere un risultato certamente più soddisfacente concentrandosi solo sulla metà delle vicende che ha messo in scena.
Sono tanti gli esempi che si possono riportare: c'è l'assistente gay del protagonista a cui sono dedicate due o tre scene, ma di cui, permettetelo, non gliene può fregare di meno a nessuno (non perché sia gay, intendiamoci, ma perché ai fini del narrato è solo un orpello inutile).
Stessa sorte per la storia della sorella (sempre del protagonista) e della ex moglie (una fantastica Buy). In entrambi i casi il regista fa due rapidissime incursioni nelle loro vite indugiando su alcuni dettagli che vanno ben oltre a quanto possa riguardare il personaggio principale, senza che ciò contribuisca in minima parte ad arricchirne la storia.
Stessa conclusione anche per le vicende dei componenti della troupe impegnata nelle riprese del film che sempre il nostro protagonista deve interrompere e da cui scaturisce tutta la trama (la presenza di Mariangela Melato, non fosse che è proprio la Melato, è del tutto ininfluente).
Per non parlare dell'attuale fidanzata interpretata da una brillantissima Mezzogiorno: una starlette capricciosa innamorata del protagonista. Volendo avrebbe potuto essere un grande personaggio... ma purtroppo non lo è.
Devo dire che c'è uno spunto molto buono (l'idea con la i maiuscola di tutto il film), ma sfruttato poco e in modo goffo: il film si apre con un flashback ambientato nel paesino d'origine del protagonista. Con una sceneggiata tragica in cui viene rappresentato il funerale di una ragazzina (la cugina della madre del protagonista, appunto) lo spettatore è proiettato negli anni '50. A poco a poco il passato si svela e si intreccia con il presente. In un altro di questi flash si scopre infatti che la poveretta prima di morire promette alla cugina che sarebbe "tornata" qualora lei si fosse trovata in difficoltà. Il gioco tuttavia non vale la candela: il ritorno avviene in concomitanza con il ricovero in ospedale dell'attore. Ma questo ritorno non è in nessun modo giustificato né giustificabile dai fatti raccontati nella storia. La malattia che colpisce il protagonista (il fulcro di tutto) infatti non giustifica di per sé un richiamo (o meglio un accenno) all'evento paranormale. Quello che stupisce è che non sembrerebbe davvero necessario "sprecare" una promessa fatta in letto di morte (un momento per altro molto intenso) per un fatto così poco straordinario come quello su cui Rubini sembra scommettere tutto.
In ogni caso credo fermamente che manchi del tutto l'amalgama tra tutti questi elementi, e mi permetto anche di credere che Rubini abbia pensato che fosse sufficiente buttare in un calderone un ottimo cast, una bella fotografia e una discreta regia per ottenere un buon film. Ma credo che un buon film non possa essere tale senza una buona storia sotto.
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Recensione a cura di Hans - aggiornata al 29/03/2004
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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