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Diciassette anni dopo dal primo "Regalo di Natale" Pupi Avati riunisce gli interpreti del precedente cast per dar vita ad uno dei più riusciti sequels degli ultimi anni e sicuramente ad una delle migliori pellicole della sua cinematografia.
Il tema della vicenda è lo stesso del precedente film: una partita di poker giocata la notte di Natale.
Anche in questo film Natale è solo una data, sono pochi gli elementi che ci fanno capire in quale periodo dell'anno ci troviamo: l'albero di Natale addobbato, un presepe in uno squallido motel ma l'animo dei protagonisti è pieno di livore ed è incupito dagli anni trascorsi.
Franco, il protagonista principale (Diego Abatantuono) è diventato un uomo di successo ma comunque è ancora guidato dalla voglia di rivalsa per la precedente partita, Ugo è giunto a livelli di sordida bassezza, Stefano dopo il suo outing continua ad essere sicuramente il più misurato nel gruppo dei vecchi amici, il giornalista innamorato di John Ford (Alessandro Haber) per gran parte della storia sembra essere quello che a cui la vita maggiormente ha tolto e comunque più che compassione suscita ancor di più ripulsa per la sua meschinità così affiorante.
Immutabile, imperturbabile e sempre uguale a se stesso è l'avvocato Santelia (Carlo Delle Piane), per il quale i segni del tempo sembrano non aver lasciato significative tracce neanche fisicamente.
La vicenda è tinta di giallo e regala un finale spiazzante, ancora più teso e rivelatore di quello della precedente pellicola e anche in questo film la co-protagonista partita da poker è giocata teatralmente in un trionfo di primi piani, di parole, sostenuta dagli interpreti che sicuramente hanno saputo dare il meglio di sé da Diego Abatantuono a Carlo Delle Piane, a Gianni Cavina, ultimamente un po' in ombra ma misurato e sempre all'altezza del personaggio, ad Alessandro Haber che è il protagonista di uno degli intrighi più sordidi della storia.
Anche in questa pellicola la colonna sonora sottolinea la malinconia e la solitudine dei personaggi, solitudine ancora più marcata in un periodo dell'anno che vorrebbe tutti riuniti in famiglia anziché davanti ad un tavolo verde intenti a cercare la sconfitta dell'avversario.
Ancora una volta i simboli della festa vengono degradati a semplici accessori dell'arredamento, cose di cui non si fa neanche più caso concentrati piuttosto ad osservare le bassezze e le miserie di un gruppo di falliti morali.
Il film può anche essere considerato come un'altra pellicola basata sull'amicizia cosiddetta "virile", un gruppo di persone che nel bene o nel male si conoscono da anni e si stimano pur conoscendo i difetti e i limiti di ognuno mentre l'unico ruolo femminile veramente significativo è in realtà un'apparizione, sembra assumere superficialmente il rango decaduto e decadente di donna oggetto limitandosi a poche battute, che tuttavia assumono (e di questo lo spettatore se ne renderà conto solo alla fine) una grande importanza nell'intera vicenda.
Film drammatico leggermente tinteggiato di giallo "La rivincita di Natale" è sicuramente un esempio di bel cinema e fa di Pupi Avati uno dei cavalli di razza della cinematografia italiana.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 13/07/2005
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