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Il ritrovamento di un'urna nel cimitero di Viterbo riporta alla luce la Mater Lacrimarum, l'unica sopravvissuta della triade di streghe di cui facevano parte anche Mater Suspiriorum e Mater Tenebrarum.
Destatasi dal proprio sonno secolare, la "Terza Madre", la cui bellezza è pari solo alla sua malvagità, raduna a sè tutte le streghe del mondo per soggiogare Roma, la propria dimora, sotto il segno del male.
Spetterà alla giovane studiosa Sara Mandy (interpretata da Asia Argento) fermarla.
A distanza di ventisette anni da "Inferno" e trenta da "Suspiria" Dario Argento chiude la trilogia delle madri, ma fallisce il colpo; "La terza madre" sembra infatti più una parodia delle due pellicole precedenti che un'opera conclusiva a sè. Purtroppo però anche le parodie necessitano di una sceneggiatura all'altezza, di una fotografia decente, di una scenografia adeguata e soprattutto di attori che sappiano recitare.
Questo terzo capitolo della trilogia delle madri invece non ha nulla di tutto ciò, e gli unici brividi che strappa sono accompagnati spesso da un sorriso per via di un umorismo involontario quanto imbarazzante.
Dopo 5-10 minuti davvero notevoli, che confermano ancora una volta quanto Argento sarebbe bravissimo nel dirigere cortometraggi, il film si perde: davvero poco o nulla si può salvare.
Asia Argento è completamente fuori parte, così come tutti gli attori di contorno; si salvano solo Udo Kier, che però recita appena due minuti, la bellezza di Moran Atias (sprecata) ed il povero Philippe Leroy. Quanto alla Nicolodi, beh...Vedrete e riderete (non per colpa della pur brava attrice quanto per via della parte che le viene affidata).
La sceneggiatura poi fa acqua da tutte le parti: certo, non che "Suspiria" ed "Inferno" avessero una trama ben definita, ma erano film compatti, coerenti, paurosi, congegnati, che non scadevano mai nel baracconesco; dei capolavori.
Qui invece sembra tutto raffazzonato: come mai viene trovata un'urna che potrebbe risvegliare la madre delle lacrime quando questa era già apparsa nel precedente "Inferno"? Dal 1980 ad oggi cosa ha fatto, si è addormentata? Ed a proposito: ma la terza madre non aveva gli occhi azzurri? Ha quindi anche il dono di cambiare fisicità? E come mai vogliono tutti uccidere Sara Mandy? Per i suoi poteri speciali? Ma quali poteri! Per sconfiggere la terza madre sarebbe bastato solo seguire la combriccola di streghe fino alla casa di "Mater Lacrimarum" per poi sfilarle la tunica... Ridicolo.
Purtroppo non sapremo mai nulla della sceneggiatura originale degli americani James Anderson e Adam Gierasch, ma questo script non regge proprio.
Per non parlare poi della Roma "impazzita": vediamo un campo lungo della città (mortificato peraltro dalla fotografia davvero piatta che caratterizza l'intera pellicola) e poi stacchiamo su una madre che scaglia un bambolotto nel Tevere, due coattelli che distruggono una macchina e due autisti che litigano per un parcheggio. Ma non sono cose che vediamo tutti i giorni?
E le annunciate scene di massa? E poi tutte queste fantomatiche streghe che si vedono in giro per la città e che arrivano con il treno alla Termini o con l'Air One a Fiumicino, dove spariscono successivamente? Nel sabba finale ce ne saranno una ventina al massimo.
Passando poi agli aspetti tecnici, con riguardo alla fotografia sorge spontanea una domanda: ma prima di girare "La terza madre" il nostro Darioli ha rivisti i suoi precedenti Capolavori? O per lo meno li ha fatti vedere a Frederic Fasano (il d.o.p. della pellicola)? La cinematografia de "La terza madre" è di un televisivo che più televisivo non si può, senza una gelatina, un rosso, un'invenzione; e dire che i film di Dario hanno fatto scuola sotto questo aspetto.
Scenografia: non c'è città al mondo che si presti più di Roma per location inquietanti e straordinarie, ed invece gli scorci della capitale che vediamo nel film sono esclusivamente da cartolina turistica. Non è poi chiaro che senso abbiano le location torinesi: Torino è una bellissima città, sia chiaro, ma un conto e' utilizzarla per un collage sullo stile di "Profondo rosso" (che venne girato nella Capitale per alcune scene e nella città piemontese per altre), un altro e' girare a Torino un film ambientato a Roma.
E' poi piuttosto triste vedere girare un film sulle streghe alla stazione Termini, con sponsor e pubblicità sempre ben in evidenza (a proposito, non perdetevi una chicca: le streghe che insultano un povero turista che chiede informazioni); il location manager ci ha visto davvero male.
Questa raffazzonata superficialità appare poi evidente ove si pensi come in "Inferno" la casa di Mater Lacrimarum sia stata genialmente ambientata nel Quartiere Coppedé, inspiegabilmente mai inquadrato ne "La terza madre".
Effetti speciali: indovinati in un paio di occasioni, ma nella sostanza inutili. Le chiese che bruciano e l'uomo in fiamme che assale Sara (salvata dal fantasma della Nicolodi, un pezzo trash degno di "Scary Movie") hanno poi degli effetti digitali davvero mal fatti.
Splatter: buono, ma fine a se stesso. Non basta orchestrare qualche omicidio ultraviolento per rendere godibile un horror.
Musiche: molto buona la collaborazione tra Dani Filth e Claudio Simonetti; una nota positiva del film, così come il montaggio, discreto.
Infine una curiosità: per la prima volta in un film di Dario Argento il cineasta romano ha a che fare con preti, chiese ed esorcismi. Non è dato dire quanto ciò sia positivo o negativ; rimane solo una nota curiosa.
In sostanza si ha l'impressione che Argento abbia voluto liberarsi in fretta, dopo averla a lungo attesa, di questa "Terza madre".
Il soggetto a disposizione era davvero notevole: un film sull'alchimia e l'esoterismo; il regista dà però l'impressione di non aver letto un libro che sia uno a riguardo. O meglio, sicuramente li ha letti ma senza prenderne affatto spunto ed ispirazione, limitando tutto ad un'ingiustificata serie di omicidi e squartamenti slegati dal tessuto narrativo.
Quello che però manca al film più di ogni altra cosa è la tensione: si salta sulla poltrona del cinema solo in un'occasione (il sogno di Sara); né c'è quel particolare enigmatico che permetta allo spettatore di risolvere il mistero (in "Suspiria" il segreto dell'iris, in "Inferno" le tre chiavi per conoscere Mater Tenebrarum). Se poi pensiamo agli spettacolari omicidi di Suspiria e li paragoniamo a quelli de "La terza madre" c'è davvero da rimanere delusi: gli omicidi di "Suspiria" ed "Inferno" erano film a sè, vera e propria poesia della crudeltà.
Il volto di Mater Suspiriorum e Mater Tenebrarum, inoltre, veniva svelato solo alla fine; cosa che qui non accade e toglie ulteriore suspense al film; questo senza considerare poi che le loro adepte non sembravano delle sguaiate battone.
Nonostante tutto ciò, e nonostante ci si possa tutto sommato divertire, prendendo "La terza madre" per una parodia, continueremo ad amare il nostro Dario, per tutto quello che ci ha regalato in passato e, lo speriamo sempre, ci regalerà in futuro.
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Recensione a cura di paul - aggiornata al 26/10/2007
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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