Voto Visitatori: | 7,04 / 10 (209 voti) | Grafico | |
Voto Recensore: | 6,50 / 10 | ||
La moglie di Manny, il mammut "ghiacciato" più famoso dell'animazione, sta per avere un figlio e il padre è fuori di testa per l'ansietà. Ha creato da solo un originalissimo e creativo parco giochi fatto di pezzi di ghiaccio; l'attesa della nascita è ai livelli di guardia.
Diego, la tigre dalla voce profonda e dai denti a sciabola, è fuori forma, mangia la polvere mentre rincorre le sue prede, si sente vecchio e stanco. Pensa che sia arrivato il momento di lasciare il gruppo, la fantastica ed eterogenea famiglia che si era formata negli episodi precedenti, e va alla ricerca di un proprio posto nel mondo. Anche Sid, il simpatico bradipo maldestro e un po' bruttino, è contagiato dalla voglia di maternità e indipendenza. Trova 3 gigantesche uova di dinosauro e comincia a custodirle gelosamente come se fossero frutto della propria genesi.
Perfino lo scoiattolino Scrat, alla perenne ricerca dell'ormai celebre ghianda sfuggente, si invaghisce di un'avvenente Scrattina dallo charme forse più irresistibile del frutto...
Il ritmo del cartoon è da subito indiavolato, con trovate esilaranti e divertenti. Questa volta si aggiunge l'idea non originale di aggregare i dinosauri all'interno del nucleo degli animali già esistenti. Qualche (dovuto?) richiamo all'immaginario di Jurassic Park e ai "mondi perduti" poteva essere evitato. D'accordo, il cosmo sotterraneo dove sono catapultati i nostri amici, ci riserva alcune tra le cose più affascinanti da vedere, come gli ornamenti floreali colorati, ma gli animali preistorici sono stati presi in affitto da tante altre pellicole.
La guida perfetta in questo viaggio al centro della terra è una donnola di nome Buck. Il mammifero comunica alla scombinata combriccola dei nostri eroi che il loro amico Sid, rapito dalla mamma dinosauro dei 3 piccoli, si sta dirigendo verso le "Cascate di lava" e, se vorranno salvare il bradipo, dovranno passare attraverso la "Giungla della tristezza", il "Burrone della morte" e le "Placche del wow".
Già presentato in anteprima a "Giffoni Experience" lo scorso luglio, L'alba dei dinosauri è un film migliore rispetto al secondo episodio e lontano rispetto ai vertici del primo. Si distingue per il fiato un po' corto e intermittente di una sceneggiatura tutta votata alla ricerca delle pensate geniali quantunque occasionali e sfilacciate. La trama risulta, in questo modo, abbastanza prevedibile e le emozioni smorzate da un contesto paesaggistico non nuovo e da personaggi che somigliano troppo a macchiette ripetitive di loro stessi. Si insinua il timore che il difetto nasca dal soggetto.
Certo, le animazioni sono sempre impeccabili (e forse il 3D questa volta un po' sprecato), ma ci si chiede la necessità di continuare a raschiare il barile di un prodotto che sarebbe stato così bello se fosse stato lasciato nascere e morire nel 2002. Qui non si fa altro che ripetere lo schema emotivo della prima "puntata", cambiando il cucciolo umano in quello preistorico e lasciando all'abilità degli scrittori le battute e le invenzioni per risollevare le sorti della storia.
Da apprezzare lo sforzo nel cercare di dare un senso "alto" all'opera richiamando (in parte comprensibilmente) l'attenzione sull'importanza e la forza dell'unione, del gruppo, anche se apparentemente male assortito ed eterogeneo.
I tentativi di singletudine/solitudine perdono il confronto con quelli più classici a favore della famiglia: Diego e Sid saranno costretti a chinare il capo di fronte all'eccezionalità dell'evento del parto, il modo più efficace per chiamare a raccolta i "pater familias" clandestini e gli indipendenti pentiti. Niente fughe pertanto, l'ordine è ristabilito (un messaggio voluto dagli autori oppure una necessità per garantirsi nuovi scenari in caso di ulteriori episodi?).
Ormai, con questa tipologia di film d'animazione, si va sul sicuro: film discreti, rivolti a un target medio, che non fanno male ma nemmeno troppo bene. Sono salati solo in superficie, come i cracker.
Da morir dal ridere la scena nella quale la donnola parla al "cellulare" e la scusa che si inventa per dire che sta perdendo il segnale (anche in questo caso si insinua il dubbio che anche il flessuoso mammifero non sia poi così solo come vorrebbe far credere). Buck è un personaggio complesso, il più interessante (forse perché l'unico nuovo) tra i soggetti che danno vita all'avventura: il suo adattamento al mondo sotterraneo e ostile è invidiabile. Furetto impazzito e contagiato da una schizofrenia indotta da una specie di avamposto perduto, sembra in perfetta sintonia con l'indole propria dei reduci di guerra.
Un'ultima annotazione la vorremmo riservare per l'idea di far ballare lo scoiattolino innamorato sulle note di You'll Never Find Another Love Like Mine di Kenneth Gamble e Leon Huff. La stessa canzone viene abilmente arrangiata in diversi modi, tutti estremamente romantici e teneri. Forse Scrat diventerà, un giorno, il vero protagonista di Ice age: sembra essere rimasto l'unico in grado di salvare la serie dal "rischio liquefazione".
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Recensione a cura di pompiere - aggiornata al 31/08/2009
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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