Voto Visitatori: | 7,17 / 10 (3 voti) | Grafico | |
Voto Recensore: | 8,50 / 10 | ||
Attenzione, la recensione potrebbe contenere SPOILER, si consiglia la visione del film prima della lettura.
Ma è così difficile vivere a Berlino per un ragazzo di colore? Ma possibile nascere in Germania, essere tedesco al 100%, ed essere considerato straniero solo perché di colore? A quanto pare si.
Leroy, ragazzo sedicenne, tedesco nato in Germania, grazie ad un padre africano è un ragazzo di colore. Divide il suo tempo tra la passione per la musica e i suoi amici, Dimitros (mezzo greco) e Achmed (palestinese). Un giorno conosce la bellissima Eva, ragazza bionda e tedesca purosangue, sua compagna di scuola che lavora come fotomodella per un suo amico.
I due si conoscono e si piacciono subito, così decidono di iniziare una relazione. C'è un solo problema: Eva è l'unica figlia femmina, in mezzo ad altri 5 fratelli maschi, di una famiglia nazista e profondamente razzista, soprattutto nei confronto della gente di colore.
I due giovani, pur di proteggere il loro rapporto, affronteranno l'intolleranza e la diversità culturale, creando uno stretto legame tra loro che li aiuterà a fronteggiare i "terribili" fratelli di Eva e la loro banda di nazisti spietati.
"Leroy" è un film diretto da Armin Völckers e affronta tematiche importanti e sempre attuali con leggerezza e semplicità. Prodotto indipendente tedesco, trionfatore nella sua categoria al Giffoni Film Festival 2007, il film ironizza non solo sulla tematica del razzismo, che può essere affrontato senza tirare in ballo drammi dalla lacrima facile, ma persino sulle organizzazioni che cercano di lottare contro di esso basandosi su delle ideologie analoghe.
Si, perché il giovane Leroy, una volta resosi conto che la sua presenza nella famiglia di Eva è poco gradita, decide di usare come arma di difesa il "Black Power", movimento culturale per la difesa dei diritti della gente di colore. Ma, ciò che intuisce subito, è che anche questa strada porta a sua volta verso una forma di razzismo, ovvero l'esclusione dei bianchi dalle attività dei neri, forse operato in modo meno violento ma comunque figlio dell'intolleranza. Leroy comprende quasi subito che il razzismo non si può sconfiggere usando altro razzismo; il rifiuto di una visione globale della cultura porta inevitabilmente a forti contrasti.
La pellicola si sviluppa attraversando diversi livelli della vita del nostro giovane protagonista. Passa da semplice studentello a convinto sostenitore della cultura afro, fino a finire a sostenitore dell'integrazione per tutte le razze. Detto così, sembrerebbe esagerato, ma il film è una continua evoluzione del suo personaggio principale. Il regista cerca di far immedesimare il pubblico in Leroy, facendone condividere non solo le idee ma anche gli stati d'animo. Leroy capisce che l'integrazione è il passo giusto per sconfiggere l'intolleranza. Servirà un brutto episodio (capitato alla sua amata) a far comprendere al protagonista che la strada giusta è quella del rispetto e del dialogo e, se il dialogo non dovesse funzionare, sotto con le mazzate!!!
Infatti, gli ultimi minuti sono il trionfo delle peggiori risse da strada, Armin Völckers non si risparmia e cita in maniera quasi spudorata il kubrickiano "Arancia meccanica", con tanto di scene al rallenty per enfatizzare l'intera sequenza.
Alla fine "Leroy" è una commedia, e come tale vuole divertire e strappare sorrisi e, oltre ai sorrisi, riesce a strappare anche degli applausi.
I punti di forza del film sono tre: Ottima regia, sceneggiatura mai banale (scritta sempre dallo stesso Völckers) ed attori che ben si prestano al "gioco" del film.
Il cast è composto principalmente da nomi quasi sconosciuti (potrebbero essere i cosiddetti ragazzi della porta accanto) e questo rende il film ancora più genuino. Alain Morel è il protagonista ideale, grazie alla sua evoluzione il film decolla regalandoci momenti spassosi misti ad altri che ci portano a riflettere su cosa è il rispetto e l'amore per il prossimo. Interpretazione da Oscar, il ruolo di Leroy lo ha consacrato.
Anna Hausburg bellissima e bravissima, riesce a colpire per la sua grazia nel ruolo di Eva, è l'anello di congiunzione tra Leroy e la sua famiglia ed è anche il fattore scatenante della crescita del protagonista.
Il resto del cast riesce a ricoprire i vari ruoli in maniera più che degna, risultando nel complesso azzeccatissimo, soprattutto i fratelli Skinhead e gli amici di Leroy sono gli elementi che danno la giusta dimensione al film.
Film straordinario con un cast eccezionale che ci fa riflettere e ci dice a chiare lettere che l'unione è l'ingrediente segreto per contrastare l'intolleranza razziale.
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Recensione a cura di HollywoodUndead - aggiornata al 25/09/2012 15.35.00
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