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Con questo film dall'atmosfera classica ed elegante, il veterano del cinema Clint Eastwood, oltre a conquistare meritatamente più di una nomination agli Oscar, afferma definitivamente la sua maestria come regista: maestria acquisita grazie alla lunga esperienza dall'altra parte della macchina da presa e, per questo, caratterizzata dalla capacità di fondere in modo originale generi e tematiche.
La trama di Mystic River, pur presentandosi come quella di un thriller, si sviluppa attraverso temi sociali di grande importanza e con uno sguardo sempre attento alla psicologia, assumendo così uno spessore particolare, mai banale né opprimente. A detta dello stesso regista, il film racconta "la perdita dell'innocenza" da parte di tre bambini, il cui destino viene brutalmente segnato da una società corrotta ed ipocrita, che irrompe indisturbata nella loro vita in un quartiere povero della periferia di Boston.
In questo microcosmo diviso dal resto del mondo dal "Mystic River", fiume testimone di crimini e di dolore, infatti, le vite di Jimmy, Sean e Dave incrociano quasi inevitabilmente gli orrori della società moderna, quali violenza, delinquenza e pedofilia, che li accompagneranno come un incubo ad occhi aperti lungo tutta la loro esistenza. Sovrastato da un inquietante ed oscuro alone di fatalismo, il dramma dei protagonisti mostra come sia impossibile sfuggire al proprio passato ed alle proprie colpe, che continuano ad inseguire il reo fino ad una dolorosa espiazione; né il denaro né la religione, la cui ipocrisia è sottolineata dall'appariscente presenza del simbolo della croce su personaggi appena macchiatisi di delitti efferati, potrà salvare i colpevoli dalle conseguenze delle loro azioni. Parallelamente, il film mostra le terribili ripercussioni della violenza che, lungi dall'esaurirsi nel singolo atto, alimenta un vortice che coinvolge nella sua furia anche le persone amate e gli innocenti: violenza e crudeltà sono "come i vampiri" che con il loro morso trasformano anche le loro vittime in non morti e "ti restano dentro". A queste tematiche se ne aggiungono altre, come la diffusione delle armi e l'importanza della famiglia, che arricchiscono il senso di una storia tragica ma, purtroppo, realistica e mai patetica.
I sentimenti di disperazione, angoscia, rabbia e smarrimento, infatti, prendono vita con naturalezza sulla fisionomia di attori dall'espressività sconvolgente come Sean Penn e Tim Robbins; l'impeccabile performance di un cast di eccezione, tuttavia, è valorizzata dalla regia attentissima e introspettiva, che con chiaroscuri, flashback e colori riesce a creare un clima di emotività schiacciante ed affascinante. Eastwood, infatti, riesce a creare un'incredibile empatia tra i personaggi e lo spettatore, permettendo a quest'ultimo di vivere tutte le loro emozioni più drammatiche, sconcertanti ed anche irrazionali: dal puro dolore al dubbio logorante, all'ossessione, alla vendetta. Inoltre, a conclusione di questa storia densa di riflessioni sia sul sociale che sulla stessa natura umana, un inquietante finale dalle molteplici interpretazioni (molti vi hanno riconosciuto tanto una citazione da "Il Padrino", quanto un richiamo alla tragedia shakespeareiana) lascia aperte molte domande sul vero senso della giustizia.
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Recensione a cura di Noxia - aggiornata al 09/02/2004
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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