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Il primo western di Sergio Leone, regista che se non per tutti ha rivoluzionato il western, ha sicuramente rivoluzionato il cinema. Dopo questo film il modo di girare e di concepire la violenza sul grande schermo cambierà completamente. Già dalla sigla (che verrà poi ampiamente "completata" ne "Il Buono, Il Brutto e il Cattivo") si capisce che ci troviamo di fronte a qualcosa di mai visto prima e le inquadrature iniziali lo dimostrano.
La fotografia originalissima è di Massimo Dallamano ma Leone ci mette del suo.
Gira in Andalusia con due lire (120 milioni) e incassa uno sproposito in tutto il mondo (oltre 20 miliardi di allora). Tra l'altro a tutt'oggi Leone è l'unico regista non anglofono ad essere penetrato nel mercato americano direttamente dalla porta principale.
Mi spiego meglio: quando esce o usciva un film europeo, questo veniva sempre distribuito su una sorta di mercato parallelo. Vale a dire che, per fare un esempio, se un abitante di New York avesse voluto vedersi un film di Bunuel o Kurosawa allora, come un film di Roberto Benigni o Kusturica oggi, questi film venivano proiettati in cinema diversi da quelli dove venivano proiettati i film statunitensi o britannici.
Da qui il perchè film di grande successo come "La dolce vita" ad esempio, hanno in realtà incassato in America più sulla carta che nei dati di fatto. "L'ultimo imperatore" di Bertolucci, il più grande successo europeo negli States prima de "la vita è bella", non arrivò ai 20milioni di dollari di incasso. La vita è bella ne ha incassati 70, ma fa eccezione.
Leone invece è sempre riuscito a farsi distribuire sul normale circuito, in pratica i suoi film erano normali film americani che uscivano nelle sale in cui poteva a fianco venire proiettato un blockbuster del momento.
Per la verità fino al 1966 (l'anno de "Il Buono, Il Brutto e il Cattivo") i film di Leone non erano ancora stati distribuiti: lo saranno appunto nel '66, quando verrà lanciata sul mercato americano, a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro, l'intera trilogia del dollaro, ottenendo il successo di pubblico che tutti sanno.
Incredibile e indovinatissima la scelta di Clint Eastwood come protagonista, il quale tutt'oggi deve tutto al regista italiano (anche se ci volle molto a convincere Leone sul ruolo dell'uomo senza nome assegnato all'allora sconosciuto Clint. Leone infatti avrebbe preferito Charles Bronson, ma questi rifiutò, mentre la successiva scelta cadde su James Coburn, ma il cachet richiesto dal suo agente era troppo oneroso). Eastwood rappresenta l'eroe cinico, che bada più al proprio tornaconto che al bene dell'umanità.
L'attore, monoespressivo, ha trovato in ogni caso in quella sua imperturbabilità del viso,una sorta di nuova concezione dell'eroe. Scorsese disse di essersi ispirato ad Eastwood per disegnare il suo taxista del celeberrimo film interpretato da De Niro. Con questo film Leone entra nel mito e disegna il mito (sono certi i riferimenti a Shakespeare, oltre che all'"Arlecchino servo di due padroni" di Goldoni).
"Per un pugno di dollari" fu concepito comunque dopo la visione de "La sfida dei Samurai" di Kurosawa. Sergio Leone praticamente copiò la storia, trasportando la location dal Sol Levante al Far West. Kurosawa citò Leone per plagio ottenendo d'intascare il 15% degli incassi del film in tutto il mondo (nonché il totale di quelli rinvenuti in Giappone). Per sua stessa ammissione il regista nipponico dirà in seguito di aver incassato più soldi grazie al 15% dei proventi di "Per un pugno di dollari" che da quelli ottenuti da tutti i suoi film messi insieme!
Con questo western, oltre ad un rilancio del cinema italiano, allora in profonda crisi, si ha anche una rinascita del cosiddetto "film di genere".
Un discorso a parte merita la musica leggendaria di Ennio Morricone: i motivetti della trilogia del dollaro e dei successivi movies diventeranno famosi in ogni angolo di pianeta. Leone anche sotto questo aspetto, vale a dire quello del rapporto colonna sonora-immagine, ha rappresentato un modello per molti registi esordienti e di vecchio stampo: Kubrick rimase molto impressionato dall'uso della musica e della violenza del film e si ispirerà ad esso nel suo "Arancia meccanica".
Quentin Tarantino ha detto che se si è appassionato di cinema, questo è grazie al cinema di Sergio Leone. Ed infatti le sue pellicole sono infarcite di riferimenti al grande regista.
In ultimo torno a ribadire un'idea non condivisa da tutti, ma da parecchi (soprattutto americani): il pistolero senza macchia e senza paura non era John Wayne o Gary Cooper (grandissimi attori per carità) ma il cinico Eastwood, col sigaro in bocca, e l'azione motivata solo dalla ricerca del soldo. Non era Wayne, sempre pulito e senza sbavature, ma lo sporco pistolero dalla barba incolta a cavallo di un Mulo.
Per garantirsi almeno una minima distribuzione all'estero il produttore di "Per qualche dollaro in più", Arrigo Colombo, si associò con dei produttori tedeschi e spagnoli. Inoltre fu deciso che l'intero cast artistico e tecnico doveva adottare dei nomi "americani": perciò Leone divenne Bob Robertson, Morricone Don Savio, Massimo Dallamano Jack Dalmas, Gian Maria Volonté (il cattivo del film che tornerà sempre come cattivo anche nel successivo "Per qualche dollaro in più") John Welles, il produttore Colombo Harry Columbo ecc...
Il film partì malissimo e la leggenda vuole che solo grazie al padrone di un cinema fiorentino,che, folgorato dalla pellicola, lo lasciò nonostante la sala vuota più di un mese in cartellone, ottenne successivamente quegli incassi strepitosi qui da noi e, da lì a poco, nel mondo.
Dopo questo straordinario successo Leone proseguirà il suo personale cammino imboccando una strada cinica, disillusa, ma grottesca e comica allo stesso tempo.
Celeberrima è rimasta la scena in cui Antonio Rojo, interpretato dal bravissimo Gian Maria Volonté spara ad Eastwood e questi continua a rialzarsi dopo essere stato colpito: il perchè viene poi rivelato: si era nascosto sotto il mantello una sorta di giubbotto antiproiettili di piombo. Una scena rimasta scolpita nella memoria di ogni cinefilo...
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Recensione a cura di paul - aggiornata al 30/12/2004
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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