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Senza dubbio gli anni Cinquanta sono stati una autentica miniera d'oro per il cinema leggero italiano. Le pellicole che ancora oggi si ricordano e si rivedono volentieri sono tante, molte di queste sono diventate dopo poco tempo dei veri e propri "cult" tanto da lanciare, oltre che attori e registi com'è normale, anche mode, modi di dire diventando quindi autentici fenomeni di costume.
Una di queste pellicole è appunto "Poveri ma belli" diretta da Dino Risi, destinato a diventare uno dei numi tutelari della commedia all'italiana inanellando nel corso degli anni successi e premi.
Il film girato in notevole economia, si avvale di uno stuolo di caratteristi di prim'ordine: primi tra tutti Mario e Memmo Carotenuto, quest'ultimo particolarmente ricordato per il caratteristico timbro di voce e di un cast di giovani attori diventati poi dei divi in quegli anni: Renato Salvatori, Maurizio Arena, Marisa Allasio e le due giovanissime Lorella De Luca e Alessandra Panaro già vallette televisive di una popolare trasmissione dell'epoca "il Musichiere" condotto da Mario Riva.
La trama è alquanto esile ma pur nella sua semplicità si intuisce immediatamente che il film possiede un "quid" tale da non rimanere un semplice prodotto da intrattenimento "usa e getta".
Lo scenario di Roma, sicuro successo per film anche di produzione non nazionale, da' la stura ad una serie infinita di pellicole con ambientazione nella capitale che da "caput mundi" diventa così ciak cinematografico nazionale per eccellenza.
Memmo Carotenuto e gli altri caratteristi tengono alta la bandiera di quella comicità di taglio romanesco che, rivaleggiando con quella napoletana, continuerà ad essere proposta fino allo sfinimento per arrivare agli anni Ottanta, decennio del grande cambio con quella meneghina (un esempio su tutti "Yuppies").
Le protagoniste femminili inaspettatamente, non fanno solo da contorno ma hanno un ruolo di tutto rispetto e rappresentano le varie tipologie muliebri dell'epoca: la sciocchina svampita, la maggiorata fisica di carattere esuberante e un po' ribelle, l'adolescente sognatrice prototipo della brava ragazza da sposare (a questo proposito occorre sottolineare che Lorella De Luca, l'attrice destinata a questo ruolo, aveva un suo alter ego in Sandra Dee, biondina americana che spopolava oltreoceano nello stesso periodo).
Le avventure dei vari protagonisti sono storie minimaliste che con un po' di varianti potrebbero andare bene anche per i giovani d'oggi, sebbene il modo di divertirsi dell'epoca sia decisamente più semplice a causa della penuria di mezzi, non a caso la pellicola può rientrare nel filone del neorealismo rosa.
Il regista mostra dei ragazzi appartenenti alla piccolissima borghesia: un padre portinaio, una madre vedova costretta ad affittare un letto a un tranviere del turno di notte, la figlia di un sarto (un artigiano e quindi più "abbiente"), le feste sul terrazzo con i genitori che controllano la situazione.
Capostipite di una serie di opere cinematografiche più o meno similari "Poveri ma belli" è senz'altro una di quelle pellicole da vedere, anche per capire come vivevano i nostri connazionali cinquanta anni fa.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 06/07/2006
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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