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La definizione, l'osservazione e la misurazione del tempo, la possibilità di deformarlo e quella di attraversarlo: scienza, filosofia e letteratura trovano terreno fertile da secoli, ma solo con il cinema il viaggio nel tempo è entrato nella cultura popolare come una chimera, una paura e una speranza. Il cinema di fantascienza ha una lunga tradizione per quel che riguarda le varie declinazioni della tematica del viaggio nel tempo: da "The Time Machine" ("L'uomo che visse nel futuro") a "Il Pianeta delle Scimmie" negli anni ‘60, da "Terminator" a "12 Monkeys", fino al nostrano "Non ci resta che piangere" e alle ultime complicazioni di "Donnie Darko" e "Primer", quest'ultimo inedito in italia.
In alcuni casi (come nel film di Troisi e Benigni) il viaggio nel tempo è solo l'espediente narrativo che da il la agli avvenimenti: non c'è pretesa di spiegazione scientifica, non sono indagati i possibili paradossi che le azioni del viaggiatore temporale comportano.
La maggior parte delle volte negli script dei film sui viaggi nel tempo il principio di auto consistenza di Novikov (per cui il tempo è refrattario ai cambiamenti ed il viaggiatore non sarà in grado di generare paradossi) e il paradosso ontologico (per cui causa ed effetto si invertono in un loop irresolubile) regolano l'andamento degli eventi; si pensi ad esempio all'ultimo, pessimo, "The Time Machine" per il primo caso o a "L'esercito delle 12 Scimmie" e "Terminator" per il secondo caso.
Un'altro filone narrativo è infine quello in cui al "crononauta" è consentito di modificare con le proprie azioni gli eventi del passato e le loro conseguenze ed eventualmente generare paradossi. Esempi sono l'episodio dello speciale di Halloween de "I Simpson" in cui Homer viaggia nel passato, "The Butterfly Effect" e "Frequency", benché in questo caso invece delle persone viaggino le informazioni.
A questo genere di film appartengono "Ritorno al Futuro" ed i suoi due seguiti, che nell'immaginario collettivo restano tuttora, a quasi venticinque anni dall'uscita del primo episodio, l'archetipo del film sui viaggi nel tempo.
Benché l'idea alla base del film sia l'esplorazione del rapporto tra un adolescente e i suoi genitori quando avevano la sua stessa età e pertanto abbia un impianto da commedia, "Ritorno al Futuro" è a tutti gli effetti un film di fantascienza: c'è lo scienziato folle, c'è una vera e propria macchina del tempo, c'è una teoria sui cambiamenti della realtà dovuta alle azioni dei viaggiatori temporali ferrea e inattaccabile, sebbene sia ancora oggi fonte di innumerevoli discussioni tra gli appassionati, che si divertono sui forum di tutto il mondo a spiegarsi reciprocamente la coerenza dei salti temporali della saga, cosa che peraltro la dice lunga sulla riuscita di questo film.
Il salto nel tempo quindi avviene non in epoche lontane, non a testimoniare eventi cruciali per la storia dell'umanità, ma di pochi decenni, all'epoca dell'adolescenza dei genitori.
Marty McFly, ultimogenito di George, un inetto impiegato vessato dal suo capo Biff Tannen sin dai tempi del liceo, e Lorraine, una semi alcolizzata, nel corso di un esperimento del suo amico scienziato "Doc" Brown si ritrova catapultato nel 1955, trent'anni nel passato, all'epoca del primo incontro dei suoi genitori, senza possibilità di tornare indietro. La macchina del tempo, infatti, una Delorean DMC modificata, ha bisogno di una carica di plutonio o della quantità di energia pari alla scarica di un fulmine per effettuare il salto temporale.
Marty interferisce nel primo incontro dei propri genitori, mettendo in serio pericolo la propria esistenza. Una volta convinto il Doc del 1955 ad aiutarlo, i due si trovano davanti un doppio difficile compito da portare a termine in meno di una settimana: aiutare George, irrimediabilmente imbranato e per nulla desiderabile, ad invitare Lorraine al ballo della scuola dove i due si diedero il primo bacio e rispedire Marty nel 1985 sfruttando un'unica possibilità: incanalare nella Delorean l'energia del fulmine che colpirà la torre dell'orologio di Hill Valley la notte del 5 novembre 1955 facendolo fermare per sempre. Ad ostacolare i piani di Marty, che vede scomparire gradualmente da una foto che ha con sé l'immagine dei fratelli, mano mano che la probabilità che nascano diminuisce col passare dei giorni, destino che toccherà anche a lui se non dovesse avere successo, ci sono il giovane Biff, che vuole Lorraine per sé, e il fatto che Lorraine, nel frattempo, si stia innamorando proprio di Marty, inconsapevole di esserne la futura madre.
Poiché il ballo della scuola e la scarica del fulmine accadono la stessa sera, l'elaborato e alquanto disperato piano prevede che Marty finga di molestare Lorraine e George accorra tempestivamente in suo aiuto, e che Marty possa raggiungere Doc all'appuntamento con il viaggio di ritorno, sicuro di aver rimesso le cose a posto tra i suoi genitori. Ma Marty ha fatto i conti senza Biff, e senza pensare che le conseguenze delle sue azioni lo faranno tornare in un tempo non proprio identico a quello da cui era partito. Ulteriore obiettivo di Marty, riuscire a comunicare a Doc che la notte del viaggio nel tempo del 1985 sarà assassinato dai terroristi libici a cui aveva rubato il plutonio per la macchina del tempo, ma Doc non vuole saperne di essere messo a parte di eventi futuri, per le possibili conseguenze catastrofiche che tale conoscenza potrebbe portare...
Il progetto nacque dalla collaborazione tra Steven Spielberg (citato nel secondo episodio, mentre nel primo c'è spazio per "Star Wars" dell'amico Lucas) in veste di produttore e Robert Zemeckis, all'epoca in stato di grazia, in quelle di regista.
Al dream team tecnico andava però affiancato un cast all'altezza.
Michael J.Fox è semplicemente perfetto nel ruolo che lo consacrò a stella di prima grandezza negli anni '80 prima che il morbo di Parkinson ne limitasse drasticamente la carriera, e sarà sempre Marty McFly per chiunque sia cresciuto con "Ritorno al Futuro come chi scrive. È noto che però, pur essendo la prima scelta per il ruolo di Marty, gli impegni per girare "Casa Keaton" lo resero in un primo momento indisponibile, ed Eric Stoltz venne assunto al suo posto.
Qualche settimana di riprese dopo, Stoltz fu sostituito dal legittimo proprietario del ruolo. Ad oggi, Eric Stoltz non ha mai dato il consenso alla pubblcazione del cospicuo girato in cui era presente, divenuto ovviamente oggetto dei desideri dei fan di mezzo mondo.
Christopher Lloyd ci regala un personaggio fantastico (ispirato nei movimenti al direttore d'orchestra Stokowski) geniale e stralunato, un mentore sui generis per Marty, prima nel 1985 e poi, dopo un esilarante momento di iniziale diffidenza, anche nel 1955.
Le vite di entrambi i protagonisti sono in pericolo per tutto l'arco del film: Marty dovrà trovare il modo di scongiurare la morte di Doc nel 1985 e la sparizione di se stesso dal continuum spazio-temporale; nonostante ciò il modo in cui i due agiscono e reagiscono agli eventi è fonte continua di gag in cui l'interazione tra Michael J. Fox e Chirstopher Lloyd non ha nulla da invidiare alle migliori e consolidate coppie comiche della storia del cinema.
Non è difficile trovare le ragioni di un successo planetario ed inesauribile come "Ritorno al Futuro".
Innanzitutto, la storia. L'intuizione del viaggio all'epoca dell'adolescenza dei propri genitori, e l'esplorazione dei possibili rapporti da coetanei con loro è semplicemente geniale e consente un'immediata immedesimazione con il protagonista, a qualunque età si guardi il film; il pericolo di scomparire dall'esistenza, ma anche la possibilità di aggiustare qualcosa in modo da aver un futuro migliore sono i due lati della stessa affascinante medaglia e sfruttano in pieno la tematica del viaggio nel tempo; altra scelta azzeccata, l'ambientazione ai tempi della fantascienza più ingenua e divertente e dell'America più iconografica: gli anni '50.
Va sottolineato a tal proprosito che il film non ha alcun bisogno di tediose spiegazioni pseudo-scientifche sulle modalità dei viaggi nel tempo: il Flusso Canalizzatore li rende possibili, "basta" 1,21 Gigawatt di energia. Tanto basta: le conseguenze del viaggio sono così coinvolgenti ed immediate che non importa a nessuno del funzionamento fisico o della verosimiglianza di un aggeggio come il Flusso Canalizzatore. Ultimamente gli sceneggiatori di film come "Deja Vu" non solo non sono in grado controllare le falle logiche delle loro trame, ma si inerpicano in spiegazioni molto poco plausibili, affidate generalmente al solito immancabile nerd occhialuto cervellone, che non fanno che rovinare il rendimento del film con una pretesa di realismo assolutamente non necessaria.
La celebre colonna sonora orchestrale di è un altro elemento di originalità; in una commedia raramente si sentono brani per orchestra (soprattutto negli anni 80) dall'andamento tanto epico dai toni così discordanti da quelli del film. Eppure il miracolo riesce perfettamente. Ai brani originali di Alan Silvestri si affianca la potentissima "The Power of Love" di Huey Lewis and The News come tema principale per le sequenze degli anni '80 e una riuscita selezione di brani anni '50 per le sequenze nel passato, fino alla geniale esibizione chitarristica di Marty / Micheal J.Fox (che suona realmente) su Johnny B.Goode, presentata e conclusa da due delle battute migliori del film: "Questo è un pezzo un po' vecchio...Dalle mie parti" e "Ai vostri figli piacerà". Geniale.
In tempi di revival e remake come questi, si sente la mancanza dell'originalità e della brillante leggerezza di film come "Ritorno al Futuro" e, allo stesso tempo, se da un lato non potremo vedere un quarto episodio a causa della malattia di Michael J.Fox, dall'altro fortunatamente nessuno si arrischierà mai in un remake di questo classico senza tempo che abbia altri attori al posto degli originali, un'altra macchina al posto della Delorean, un'altra colonna sonora.
Nel complesso, si può dire che al pari di film di maggiore spessore emotivo e artistico, storicamente esaltati da critica e pubblico, "Ritorno al Futuro" sia un film praticamente perfetto sotto ogni punto di vista, bilanciato in tutti i suoi aspetti, un film dalle molte anime perfettamente inaccordo tra loro, in grado di ironizzare sulla fantascienza e al contempo segnarne una pietra miliare, con una sceneggiatura assolutamente impeccabile in ogni battuta pronunciata e situazione inserita. Gli anacronismi ed i paradossi introdotti funzionano tutti alla perfezione; valga su tutti Marty che al ballo suona Johnny B.Goode e Chuck Berry che ascolta telefonicamente "il nuovo suond" che stava cercando, o la scena dellinseguimento sullo skateboard.
La scenografia è curatissima e stracolma di inside jokes e particolari che cambiano a seconda dei cambiamenti nel flusso temporale, per accorgersi dei quali non basteranno le ripetute visioni a cui questo film "condanna", una volta scopertane l'esistenza. A chi non ha mai visto "Ritorno al Futuro" si può solo consigliare di smettere immediatamente di fare qualunque cosa stia facendo e dare priorità alla visione di questo capolavoro, invidiando il suo stato d'animo sui titoli di coda.
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Recensione a cura di JackR - aggiornata al 16/02/2009
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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