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Voto Recensore: | 3,50 / 10 | ||
Provate a indossare gli ingombranti occhiali, quelli che garantiscono di vivere tutte le emozioni del mondo pagando "soltanto" 3 euro in più di biglietto, che vi portano al cinema come al luna-park, che promettono brividi di terrore, paura e adrenalina direttamente dalla postura passiva dello spettatore-tipo. Fatto? Ora state per entrare in un acquario tropicale - uno tsunami in verità - abitato da squali malefici che hanno già consumato il loro fatidico pranzetto e non allarmatevi se il sangue che sgorga non è esattamente quello di sedicenti e tardivi artisti pop-art pronti a colorare di rosso la fontana di Trevi... Naturalmente acque agitate, ma non troppo, rinvengono arti e altri feticci di un corpo umano come (non) era, e non è il caso di dormire sonni tranquilli.
Ma il sonno della ragione deve aver colpito gli autori di questo "Jaws", che deve appropriarsi del nome di Spielberg per una ragione commerciale di indubbia presa, esattamente come accadeva negli anni '70 con tutti i sottogeneri ispirati dal successo del celebre film del 1975, e una serie di titoli come "Tentacoli", "Il triangolo delle Bermude", "Tintorera", "Abissi", "L'orca assassina".
Annunciato come il grande Evento cinematografico della stagione, "Bait" (o "Jaws" appunto) deve la sua fama annunciata unicamente per le traversie della lavorazione. Affidato in un primo tempo a Russell Mulcahy, che successivamente ha abbandonato la regia, rischia(va) - per la gioia dei malcapitati spettatori - di non essere mai realizzato. Kimble Rendall, autore di uno splatter-horror che definire orripilante è poco ("Cut - il tagliagole") ha pensato di sostituirsi a un cineasta che forse non avrebbe realizzato il suo capolavoro, ma almeno un dignitoso film di genere.
Nelle intenzioni, questo "Jaws" dovrebbe contrastare lo strapotere dei blockbusters americani amalgamando trame e sottotrame, citazioni "alte" e tecnica visiva. Tutt'altro: probabilmente nelle intenzioni di Mulcahy la storia avrebbe avuto uno svolgimento diverso, mentre Rendall, che comunque è stato anche aiuto-regista di "Matrix Revolution", sembra concentrarsi unicamente su effetti di pessimo gusto e una demenzialità sinceramente non richiesta. Il film diventa così uno splatter di quart'ordine che, subodorato il pericolo (della riuscita artistica e non degli squali), arriva a citare nell'ordine, l'Hitchcock de "Gli Uccelli" e George Romero, senza per questo mostrare il minimo disagio o pudore a ostentare paragoni tanto nobili.
Diciamo allora che ogni cineasta può reclamare qualsiasi pretesa, ma questo non fa che avvalorare la pochezza di un progetto francamente imbarazzante, mal diretto, mal recitato, privo di un minimo supporto di effetti speciali quantomeno accettabili, e soprattutto talmente povero di suspense ed emozione da suscitare - come è giusto che sia - una fortissima dose di ilarità. Se cercavate un film esilarante, avete trovato il film che fa per voi!
La località balneare di un luogo imprecisato dell'Australia non è la Bodega Bay del capolavoro di Hitchcock (anche se gli uccelli c'entrano in qualche modo, chissà perché) ma ricorda tanto una puntata di "Baywatch", quindi se vi spostate in California davanti ai seni siliconati di Pamela Anderson, troverete qualche affinità con questo film. Sembra in effetti una puntata di qualche plot televisivo e proprio il piccolo schermo è disposto a perdonare un po' di cose, nel nome dell'entertainment fine a se stesso.
La storia comincia con la vicenda di Josh che sta per sposare la sorella del suo miglior amico ed è tutto un idillio di promesse, baci, carezze, ma mentre i due giovani si promettono amore eterno, il fratello viene assalito e ucciso in mare da un terribile squalo. La giostra degli eventi riparte 12 anni dopo il terribile incidente, con Josh che, rimasto solo, cerca di compensare i ricordi e forse i rimorsi dedicandosi al suo lavoro. Ma ecco che interviene la furia degli eventi, prima con una sanguinaria rapina al centro commerciale - tutto sommato l'unica scena davvero ben girata - e poco dopo un violento tsunami che distrugge il paradiso tropicale e imprigiona nel supermarket una serie indistinta di personaggi, fra cui lo stesso Josh. Non bastasse tutto ciò e un risibile menage à trois, l'acqua è infestata da altrettanti terribili squali - forse parenti dello stesso di 12 anni prima? - e per i nostri eroi, che fra l'altro si trovano faccia a faccia con il rapinatore killer intrappolato nello stesso contesto, la via di fuga si fa sempre più difficile.
Se avete ancora i famigerati occhiali in 3-d, potete assistere da vicino a queste spaventose "creature", che in quanto a verosimiglianza sembrano una parodia della famosa serie (riuscire a fare peggio di "Jaws IV" è impossibile, ma a quanto pare ci sono riusciti), con almeno una scena di culto nella storia degli orrori visti al cinema, il pescecane che rischia di restare fulminato mentre addenta, poveraccio, dei cavi elettrici che gli umani "cattivi" hanno nuovamente alimentato.
Ma non è tutto: tra ragni che spuntano dall'alto come veri scarti di uno Spielberg in coma etilico e un'automobile sommersa per ore sott'acqua mentre una coppia di idioti si domanda quale sarà mai la via d'uscita (?), sembra proprio che questo film - nato sotto i migliori auspici - non avrebbe mai dovuto essere realizzato.
Del resto ce lo chiediamo anche noi: c'è una via d'uscita per un'opera come questa, che vanta i peggiori effetti speciali dell'ultimo decennio, che vorrebbe frullare in un'unica dimensione generi e sottogeneri e ne esce ridimensionata e mortificata dalla sua devastante stupidità? Presentato come Evento Speciale (film di apertura) alla 69esima Mostra del Cinema di Venezia, con la speranza ahimè utopica che certi cineasti possano contribuire ai bisogni alimentari della Natura
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Recensione a cura di kowalsky - aggiornata al 17/09/2012 15.06.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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