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Il 2002 (anno di uscita di questo film di produzione inglese) è l'anno del film "etnico" infatti si consacra il successo de "Il mio grosso grasso matrimonio greco" ambientato a Chicago.
Per chi ha visto i due film, infatti il filo conduttore di "Sognando Beckham" non è dissimile.
Ci troviamo in Inghilterra ma facciamo un po' di confusione perché i protagonisti sono quasi tutti indiani sikh che da una parte cercano di mantenere le loro tradizioni ma da un'altra cercano di inserirsi nel nuovo contesto sociale.
Inevitabile quindi che la protagonista di turno abbia scelto il calcio per uscire dagli schemi familiari.
Anche se il tono è fondamentalmente lieve e da commedia, il film vorrebbe evidenziare il sentimento di non appartenenza proprio di chi è nato in un paese ma è originario di un altro con una cultura profondamente diversa.
La protagonista così è continuamente schiacciata tra il suo desiderio di affermarsi in un campo così distante dalla sua cultura e dall'ubbidienza verso la propria famiglia.
Il tono di commedia che fa scivolare il film al filone cosiddetto "giovanilistico" prosegue con la storia d'amore con l'allenatore bianco e irlandese e i contrasti con l'amica del cuore e rivale in amore.
I colpi di scena e gli equivoci al limite della pochade si susseguono per tutto il film che riesce comunque a mantenere un aspetto pulito e a tenere lo spettatore attento fino alla conclusione.
Il contrasto generazionale è un altro tema trattato, così se da una parte ci sono i giovani ormai inglobati nella società inglese pur continuando in apparenza a rispettare le tradizioni di famiglia, dall'altro ci sono gli anziani trapiantati dall'India con tutto il fardello di obblighi, divieti, abitudini e che risultano quindi decisamente "kitsch".
La scena del matrimonio della sorella mostra infatti tutta la pacchianeria della comunità anglo-indiana (ancora una volta si pensa alla analoga scena de "Il mio grosso grasso matrimonio greco") con le donne in sari e gli uomini con giacche e camicie dai colori improbabili.
Ben curata la colonna sonora in tempi non sospetti ha portato in auge la musica "punjabi" e bravissimi gli interpreti a cominciare dalla protagonista Parminder Nagra.
Al di là dell'idea di commedia etnica "politically correct" già vista in "East is East" (sempre di produzione britannica) e con qualche luogo comune (l'amico gay indiano che fa tanto "british"), il film è anche una "success story": la ragazza che riesce ad affermarsi in un campo non usuale ricorda infatti il ragazzino inglese alle prese con la danza classica in "Billy Elliott" e soprattutto è un film sul mondo del calcio ben riuscito. La regista infatti riesce ad inserire scene di agonismo senza cadere nella retorica (vedi "Fuga per la vittoria" con Pelè e Sylvester Stallone) o nel parodistico un po' becero (vedi "L'allenatore nel pallone" con Lino Banfi o "Paulo Roberto Cotechino centravanti di sfondamento" con Alvaro Vitali).
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 02/04/2004
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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