Recensione southland tales regia di Richard Kelly USA 2006
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Recensione southland tales (2006)

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locandina del film SOUTHLAND TALES

Immagine tratta dal film SOUTHLAND TALES

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Immagine tratta dal film SOUTHLAND TALES

Immagine tratta dal film SOUTHLAND TALES
 

Dopo il grande successo di Donnie Darko, Richard Kelly torna con un nuovo film controverso ed elegante che però frana sotto il peso dell'imponente ambizione del suo regista. Southland tales può essere identificato come il film dell'eccesso, dove operazioni di marketing si fondono con pseudo pretese autoriali.

Anche in questo film Richard Kelly dimostra di avere grandi potenzialità tecniche nonostante sia ancora molto presente il suo spirito emulativo verso i grandi registi indipendenti americani, già riscontrato in Donnie Darko.
Raccontare la trama di Southland Tales non è semplice in quanto diversi sono i piani narrativi che si intrecciano: ambientato in un fantomatico "altro presente", Kelly ci propone un mondo da "day after", in pieno svolgimento di una terza guerra mondiale. Il lungo perdurare del conflitto determinerà una crisi energetica e la relativa nascita della "U.S. Ident", losca organizzazione economica capace di convertire in energia i flussi oceanici. In questo mondo sbandato e in preda a veloci e inquietanti cambiamenti si intrecciano le storie della stella dei cinema Boxer Santaros, la pornostar Krysta Now e del poliziotto Roland Taverner.

Come detto raccontare la trama non è semplice, non tanto per l'ermetismo lynchiano cui Kelly si ispira, piuttosto per il fatto che il film segue dinamiche narrative assolutamente originali e non convenzionali. Un po' come molte opere giapponesi, soprattutto del cinema di animazione, Southland tales, affonda le sue radici in un fumetto che né racconta gli antefatti.
A differenza di lavori come Akira o Evangelion e in genere del cinema di animazione che si ispira ai manga, i fumetti di Southland tales rappresentano qualcosa di artificioso, nel senso che la loro scrittura è stata organizzata dallo stesso Kelly per tenere alta l'attenzione sul film. Se questa fusione fosse stata realmente riuscita avrebbe rappresentato validissimo esempio di marketing capace di competere con i "viral" di Lost o Cloverfield. Nelle intenzioni di Kelly, l'antefatto di Southland tales sarebbe dovuto essere pubblicato ogni mese nei sei mesi precedenti l'uscita in sala, ciò per creare un effetto attesa sul film.
Purtroppo Kelly non è J.J.Abrams, un po' perché la stroncatura a Cannes ha fatto sì che l'uscita nelle sale slittasse di un anno, facendo fallire il sistema fumetti-film e in secondo luogo perché sono evidenti errori strategici e artistici molto gravi. Il primo sicuramente è stato presentare il film al festival di Cannes; un'opera giovanile, innovativa e comunque complessa non può essere data in pasto a un festival intellettuale né pretendere che critici, impegnati nella visione di decine di film al giorno, possano leggersi 400 pagine di fumetti come base preparatoria per comprendere un film. Il secondo è il non aver saputo sfruttare il mezzo di internet pretendendo che il pubblico, prettamente giovane, spendesse decine e decine di dollari per acquistare un fumetto che inoltre è risultato anche mal distribuito. Southland tales per le ambizioni del regista avrebbe dovuto avere un budget maggiore e un pubblico maggiormente fidelizzato, ma Kelly, a parte un film di successo, non è né Abrams né Spielberg, cosicché non si può pretendere che le masse siano in trepidante attesa di un suo nuovo film.
Elencare questi elementi è imprescindibile per comprendere le ragioni del colossale insuccesso di questa pellicola nonostante, va detto a scanso di equivoci, Southland tales sia un'opera tutt'altro che trascurabile nel panorama di film giovanilistici.

Richard Kelly ci sa fare con la macchina da presa, soprattutto nella creazione della ambientazioni. La Los Angeles del futuro è resa in modo impeccabile nonostante, di fatto, non esista nessun elemento scenografico a supporto del regista. Solo grazie ad alcune trovate come il continuo riferimento a un telegiornale, la tecnica dello "split screen" e l'introduzione di pochi elementi futuristici di forte impatto visivo, Kelly, tranne forse in qualche scena finale, riesce a non far mai rendere conto allo spettatore della carenza di budget.
Inoltre, grazie alla eccezionale colonna sonora di Moby, Southland tales riesce in pieno a rappresentare un'atmosfera crepuscolare che, insieme ad una portentosa fotografia, rende partecipi di quella Los Angeles da fine dei giorni.

Peccato che le pretese autoriali di Kelly cadano anche nella sua cieca ambizione e volontà di diventare un regista cult, affidando il ruolo di protagonista ad attori modaioli di grande successo come "The Rock" o Sarah Michelle Gellar. Premesso che a Dwaybe Johnson non si può chiedere di più, in quanto chiamarlo attore è un eufemismo, neanche Sarah Michelle Gellarm, che ha un passato cinematografico leggermente più consistente, fa una figura migliore. Bene, anzi benissimo, Sean William Scott che, dopo averlo visto in commediole scollacciate americane, dimostra di essere un grande attore o quantomeno spicca in un film che purtroppo sotto questo punto di vista lascia molto a desiderare.

Come per Donnie Darko anche qui è evidente l'influenza di due grandi registi come David Lynch (cui c'è anche una citazione finale di Mullholland drive con la prosperosa cantante Olivia del rio) e de L'esercito delle dodici scimmie di Terry Gillam a cui Kelly attinge a man basse nella ricostruzione crepuscolare del mondo di Southland. Ma nello stesso tempo c'è anche molto del cinema catastrofico di Roland Emmerich e dello stile di Tarantino (regista con cui sembra che inevitabilmente i giovani cineasti debbano fare i conti) fino all'autocitazionismo con palesi riferimenti alla sceneggiatura di "Donnie Darko". Questo estremo citazionismo può essere sicuramente positivo e interessante se riesce ad essere funzionale alle storie che si raccontano, nello stesso tempo appare evidente che Kelly vuole accattivarsi il suo pubblico dimostrando una difficoltà di fondo nel riuscire a dare un impronta originale e a definire uno stile personale.

Ad ogni modo, se si riescono a reperire i fumetti e a guardare il film con attenzione, si può anche apprezzare una storia che, a parte qualche forzatura finale, è davvero ben fatta. Southland tales è un film che alterna momenti di grande cinema al trash più assoluto, nasce per diventare un film cult e probabilmente lo diventerà, ma a prescindere se piaccia o no, regala delle pagine di ottimo cinema che sarebbe peccato non vedere.
Inoltre va premiata la bravura e il coraggio di un giovane regista che cerca di innovare e tentare nuove strade, a volte in modo presuntuoso ma anche la presunzione può essere un elemento da premiare quando porta a qualcosa di nuovo.

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Recensione a cura di Paolo Ferretti De Luca aka ferro84 - aggiornata al 29/12/2008

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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