Recensione tempi moderni regia di Charles Chaplin USA 1936
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Recensione tempi moderni (1936)

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locandina del film TEMPI MODERNI

Immagine tratta dal film TEMPI MODERNI

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Cinque anni dopo "Luci della città" Charlie Chaplin gira nel 1936 "Tempi moderni", un film sonoro che stranamente non presenta ancora dialoghi orali; una pellicola fortemente controcorrente e dalle caratteristiche composite, comiche e satiriche, che prende di mira il mondo degli industriali tayloristi e tutta la filosofia capitalistica, rappresentando magistralmente i principali paradossi di un'epoca in forte cambiamento.
Il film si articola con codici narrativi originali, lasciando stupefatti critica e stampa per l'efficacia comunicativa delle scene, che trattano argomenti socialmente sensibili quali lo sfruttamento degli operai nella catena di montaggio e le sventure esistenziali legate alla disoccupazione, in un'atmosfera di gioco e divertimento mai realizzata prima.

Il film nasce in un momento critico per l'industria americana: la grande depressione degli anni '30 si fa ancora sentire e la scelta del taylorismo è traumatica; fa parte in toto della nuova filosofia industriale della competizione spinta agli eccessi, esasperata, che mette in piedi, cinicamente, un'organizzazione del lavoro senza precedenti, dagli effetti alienanti, stranianti, tali da preannunciare ai lavoratori un futuro di completa squalificazione professionale e un martirio psicofisico senza precedenti nella storia moderna del lavoro accompagnato, per giunta, dall'annullamento di numerosi diritti acquisiti in precedenza dal proletariato.
Il metodo scientifico tayloristico, che consentiva di sfruttare al massimo gli operai riuscendo nello stesso tempo a tenere acceso in loro un forte interesse di vita, si affermerà in tutto il mondo occidentale grazie alla sua sbalorditiva efficacia produttiva. Il taylorismo riduce l'uomo a mera funzione meccanica, ripetitiva, obbligando il proletariato a ritmi produttivi impossibili, estenuanti che portano in breve tempo a dure lotte sindacali e politiche. Nel '36 il taylorismo negli Stati Uniti non gode di apprezzamenti neanche da parte dei soggetti sociali piccoli borghesi, come gli impiegati e gli artigiani, perché temono che la filosofia del pieno sfruttamento dell'energia umana, attuata come mostra il film con l'ausilio del sistema di video-controllo, possa estendersi in ogni piega del mondo del lavoro generalizzando l'alienazione. In Europa il taylorismo ha un diverso impatto, s'immerge in una società più composita dove convivono realtà di lavoro diverse e di solida tradizione che manterranno un proprio spazio, produttivo e creativo.

Con questo film Chaplin sferra un attacco moralistico verso l'universo produttivo più legato al profitto, mettendo sotto accusa, con la semplice esposizione d'immagini verità, tutta la disumanità dei dirigenti di fabbrica e tutta una nuova filosofia sociale dello status- simbol che porterà negli anni '30 a sognare sempre più il raggiungimento di cariche professionali di alto livello per garantirsi rispetto e comodità di vita, trascurando valori secolari come l'apprezzamento dei lavori manuali.
Chaplin con "Tempi moderni" sceglierà di soffermarsi, con un impegno di carattere artistico, soprattutto sui maggiori fenomeni di povertà e sfruttamento, in particolare su quei casi in cui è ancora possibile l'ironia e la ribellione; lo farà senza abbandonare mai l'idea di spettacolo, e riuscendo a dare ai problemi un significato nuovo, felicemente associato ad aspettative plausibili, attraversate e illuminate dall'idea dell'amore, inteso come via alla felicità, fortuna preziosa e ineguagliabile, generoso dono della natura elargito a molti, da cui può nascere anche un più deciso e lucido progetto di lotta per la sopravvivenza e l'affermazione del diritto alla gioia.

Il film, nonostante la sua forza e la notevole capacità comunicativa dei problemi trattati, avrà un modesto successo di pubblico. Le ragioni del mezzo fiasco commerciale sono tuttora oscure; forse alle masse non piaceva l'idea di vedersi rappresentate nel film in realtà di lavoro difficili, dure, che alla fine della giornata non lasciavano neanche un po' di energia per sognare un cambiamento.
Con l'entrata nell'era della robotizzazione, che migliorerà le condizioni dei lavoratori, e l'uscita dalla crisi economica degli anni bui, il film vedrà crescere sempre più le sue vendite, affermandosi sia nel cinema d'essai che nel mercato dei film in formato vhs e dvd.
Il film nel dopoguerra avrà successo anche presso le più diverse classi sociali grazie al fascino storico delle sue forme stilistiche e alla sua irresistibile comicità.

"Tempi moderni" è una pellicola di rara bellezza narrativa, in cui l'umorismo ed il comico si alternano al patetico e al compassionevole, lungo uno sfondo di ribellismo anarchico che rende il film ben contrastato e vivo dando la sensazione allo spettatore di partecipare a pagine vere dell'epoca prebellica.
Questo film conferma l'unicità del genio di Chaplin, artista di grande professionalità, animato da un'inesauribile verve poetica, autore infaticabile, sempre protagonista di quasi tutti gli aspetti della lavorazione del film, attraversato da numerose idee originali che contribuiranno a creare profili nuovi di linguaggio cinematografico, rilanciando il cinema americano verso vette insperate.
Chaplin riesce a dare ai principali disagi esistenziali del suo tempo rappresentazioni sceniche ben articolate, piene di vita, latrici di emozioni inesauribili, immerse in un'incredibile atmosfera di movimento, reattiva ai tristi fatti dell'epoca, il regista inglese compie una sceneggiatura del film senza alcuna retorica, accostando, alla scrittura dei disagi più duri della realtà, messaggi - speranza, segni di positività accennata, dagli effetti coinvolgenti, ricchi d'immagini preziose e confortevoli, rassicuranti, sempre veritieri perché legati a ciò che la vita in ogni circostanza poteva ancora effettivamente elargire; sono messaggi spesso suggeriti da emozioni personali, punti di trepidazioni esistenziali provenienti da ricordi, esperienze intense vissute dal regista nella sua lunga, tormentosa e passionale esistenza.
In "Tempi moderni" la grandezza di Chaplin sta anche nell'aver intuito con un insolito acume e con una rara sensibilità professionale i modi più idonei per comunicare realtà difficili, colte nel vivo della loro evoluzione, prese nella punta del loro momento più cruento e commovente.

In questo suo primo film sonoro la fedeltà di Chaplin alla mimica muta è ancora molto forte, tale da costituire l'intelaiatura della pellicola; essa rimane protagonista assoluta della costruzione scenica dei punti più commoventi e comici previsti dal racconto.
La capacità del cinema muto nel comunicare pathos, ironia, compassione, ribellione è per Chaplin ancora insostituibile. Per il regista inglese, nel 1935-36, il sonoro non sembra ancora in grado di imporsi in tutta la costruzione del film; è un sistema tecnico troppo sperimentale che desta insicurezze, incertezze, obbligando l'autore a fare film che siano sempre all'altezza emotiva suscitata dal muto, cosa quest'ultima tutt'altro che facile.
Per competere con le intensità emotive rilasciate dal muto occorreva sviluppare nelle tecniche legate al sonoro un'appropriata coordinazione tra, la riproduzione fotografica del reale - il cui risultato di verosimiglianza era indubbiamente migliore del film muto perché veniva ripresa tutta la spontaneità del normale movimento degli attori - e la creazione di meccanismi psicologici e narrativi nuovi, idonei a suscitare, in associazione con il nuovo modo di riprendere le scene, alte commozioni.
Solo con il film successivo, "Il grande dittatore", uscito nel 1940 negli Stati uniti, Chaplin riuscirà a valorizzare il sonoro fino in fondo.

"Tempi moderni" è una commedia complessa, dai risvolti comici ed onirici straordinari, in cui la satira riesce a convivere con forme sparse di anarchismo, espresse in chiave lievemente ironica e teatrale; un film estremamente intelligente che comunica alle masse una polemica viva, fertile, in grado di far sorridere e pensare nello stesso tempo, in virtù di un meccanismo narrativo giocato molto sulle trasgressioni dai pudori rigidi, tipici di ogni classe e ceto sociale degli anni '30.
Sullo sfondo del film da rilevare ancora la parziale indifferenza che regnava nei giovani lavoratori americani nei riguardi delle ideologie marxiste, la classe operaia appare eterogenea, divisa, anarcoide, lontana dall'essere il soggetto politico auspicato da Marx, quello in grado di divenire protagonista di una rivoluzione proletaria.
Nel proletariato del film nulla se non l'amore di coppia e per la famiglia sembra attenuare il dolore e lo sconforto per le miserevoli condizioni di vita e di lavoro in corso.
Dopo aver fatto attraversare piacevolmente lo spettatore in un clima filmico denso di riso amaro, creato ad arte con una brillante fusione tra la tristezza della realtà che imprigiona lo spirito e il gioco dell'evasione, sostenuto dal piacere che procura la follia, il film sembra invitare a prendere una posizione rispetto ai conflitti in campo.
Chaplin pare sollecitare lo spettatore a decidere da che parte stare, procurandogli un vero e proprio imbarazzo, dal quale lo stesso Chaplin suggerisce l'uscita quando decide a un certo punto di mettere l'accento sull'amore inteso come speranza, felicità, gioioso progetto di vita, un sentimento in grado di mettere tutte le classi sociali sullo stesso piano, annullando di colpo ogni pensiero sulla distinzione di status e quindi sulla necessità di giudicarsi aspramente; qui c'è tutto il populismo romantico di Chaplin ma anche una delle più importanti fonti della sua genialità creativa.

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Recensione a cura di Giordano Biagio - aggiornata al 27/03/2008

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