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Arkin, giovane tuttofare, si ritrova ad organizzare una rapina ai danni di uno dei suoi datori di lavoro per aiutare sua moglie ad estinguere un debito. Quando si reca nell'abitazione dell'uomo, che doveva partire con la famiglia per le vacanze, si ritrova però ad affrontare una grande minaccia: una persona è già presente nell'appartamento e, dopo aver preso in ostaggio i suoi abitanti, l'ha disseminato di terribili trappole mortali. Il ladro, allora, si ritroverà a vestire i panni dell'eroe...
L'assunto di partenza può dare anche adito a speranze di originalità e tensione. Il ladro che si trasforma in eroe suo malgrado è sicuramente fonte di interesse e curiosità. Peccato che poi il film risulti andare in tutt'altra direzione smentendo totalmente e su tutti i fronti le seppur poco esagerate aspettative che si riponevano nei suoi confronti.
"The collector" è infatti uno scontato, prevedibile e poco originale torture porn che si rifà palesemente e rovinosamente alla ben più famosa, ma non per questo riuscita, saga di "Saw – L'enigmista" e che non cerca in nessun modo di distanziarsene, se non nell'eliminazione delle motivazioni moralistiche e pedagogiche che spingevano l'assassino mascherato da pagliaccio (questo sì, è forse l'unico elemento di apprezzamento della pellicola rispetto al modello di riferimento).
Del resto il regista Marcus Dunstan e il co-sceneggiatore Patrick Melton sono a loro volta gli sceneggiatori di Saw IV, V, VI e 3D, dimostrazione lampante del fatto che hanno attinto a piene mani dal loro lavoro precedente, per creare una pellicola che non riesce davvero a farsi apprezzare per nessuna delle sue componenti. Se si può chiudere un occhio, con la premessa di essere degli spettatori di bocca buona, sui buchi della sceneggiatura e sulle eccessive esagerazioni narrative, che vedono l'assassino immortale e immune a qualsiasi delle innumerevole trappole da lui disseminate; non si può davvero soprassedere sul fatto che la regia si adagia su stanchevoli e sfiancanti ralenti, su indecenti zoomate dei volti esterrefatti dei protagonisti, e su ripetuti flashback didascalici e fuori luogo.
Si aggiunga l'utilizzo della fotografia inadeguatamente videoclip paro, con il prevalere di un verde davvero irritante, e il ricorso ad una colonna sonora più scontata e modaiola che mai, per comprendere il livello di scarsezza di una pellicola che, tra l'altro, si affida ad un serial killer oltremodo ridicolo per incutere timore, riuscendo nel risultato assurdo e antitetico di strappare sonore risate.
Per arricchire questa personalità così tanto "mostruosa" il regista, poi, ha pensato bene di ricorrere ad un continuo, inutile e fastidioso soffermarsi sulla natura dei suoi occhi, molto simile a quelle degli insetti, in particolar modo a quella del ragno.
E' infatti proposta allo spettatore una risibile metafora di grana grossa, che assimila il maniaco assassino mentre dissemina trappole nelle abitazioni dei poveri malcapitati di turno, ad un ragno che tesse la sua ragnatela. Peccato che le motivazioni dei due soggetti messi a confronti siano totalmente distanti, visto che il ragno di sicuro non si sogna minimamente di collezionare le sue povere vittime. Ma al di là di questo tocco di "poesia", se così vogliamo chiamarlo, "The collector" non riesce ad instaurare alcun tipo di sinergia o di coinvolgimento con lo spettatore, visto che anche i protagonisti sono mal caratterizzati, tanto da andare incontro a morti atrocissime senza che a chi guarda importi qualcosa. Anzi, per gli appassionati di questo sottogenere dell'horror, è essenziale che ciascuno di loro faccia davvero una brutta fine (ad esclusione, ovviamente, della bambina che non può assolutamente essere vittima di brutture, cosa che fa sorgere la sacrosanta domanda sul perché mai inserire questo personaggio all'interno di pellicole del genere, con la pretesa di non cadere nella banalità e nella prevedibilità più assolute).
Tornando agli appassionati di torture porn, è qui che "The collector" assume una seppur minima valenza, visto che gli spettatori si ritroveranno ad assistere ad un numero di torture davvero soddisfacenti, degne dell'ingegno sadico e malefico del succitato Enigmista: tagliole sui pavimenti, lampadari arricchiti con lame e coltelli, cani assassini, sbudellamenti e cuciture di bocche.
Altra magrissima consolazione è la presenza all'interno del cast di attori provenienti da numerose serie tv, di qualità o meno. Consolazione che si risolve nel riconoscerli o nel ricordare le loro apparizioni televisive, visto che sostanzialmente il livello recitativo non è dei più entusiasmanti. Il ladro-eroe, Josh Stewart, ad esempio, è comparso in "CSI", "Dirt", "Criminal minds" e "Er"; mentre la giovane Madeline Zima, oltre ad essere la bambina de "La Tata", ha partecipato anche a "Heroes", "Grey's anathomy" e "Californication". Non si può che concludere, quindi, con la consapevolezza che "The collector" è il film delle consolazioni.
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Recensione a cura di A. Cavisi - aggiornata al 15/04/2011 16.03.00
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