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"Ho sempre avuto un sentore misto a fascino e repulsa per il gioco degli scacchi. Infervorato dalle regole, ho creduto di poter naturalmente ambire a risultati strabilianti muovendo quegli adorabili pezzi da una casella all'altra, superando il mio avversario con sistematica abilità. E invece... non avevo fatto i conti con la complessità e gli intrecci delle mosse possibili e ho finito per perdere pedoni in gran quantità, e poi torri, alfieri, cavalli. Una disfatta dopo l'altra. Ma, e di questo sono fiero, ho sempre difeso la regina a spada tratta. Non l'avrei mai sacrificata, per niente al mondo. Solo adesso mi rendo conto che, per vincere la partita, avrei potuto benissimo immolarla".
Josh Kovacs (Ben Stiller) e Arthur Shaw (Alan Alda) giocano a scacchi online. Il primo stira i panni da solo e macina il caffè alla mattina, il secondo nuota in una piscina coi dollari (vedere per credere) ed è il proprietario di un attico spaziale: un alloggio di lusso in quel di New York per un magnate della finanza, all'interno di una "Tower" (chiamata nel film "La Torre") che affitta e vende abitazioni, e che mette al servizio dei clienti personale qualificato e devoto. Una mattina qualcuno tenta di rapire il signor Shaw. Ed è da questo punto che prende il via una delle più avvincenti partite a scacchi cinematografiche.
Ci sono almeno due "coppie" all'interno del film: quella tra Stiller (direttore del personale del grattacielo) e Alan Alda (il suo capo), e quella tra lo stesso Stiller e il redivivo Eddie Murphy, nei panni di un delinquente senza quei sorrisi perseveranti da "Beverly Hills Cop".
Entrambe trovano il loro giusto equilibrio, tra le esigenze di una miccia narrativa attendibile e una sospensione di incredulità da action comedy. Numerose e incalzanti inquadrature ci catapultano in un gradevole intreccio che oscilla tra la risata più pura in stile sitcom (battute improvvise accompagnate da appariscenti gesti attoriali) e necessarie prove di abilità psicofisiche, cucite addosso a personaggi più che ordinari.
Abbandonato dalla direzione degli Academy Awards e dal suo presidente Tom Sherak dopo le infelici battute omofobe rilasciate durante la promozione di "Tower Heist", il regista Brett Ratner ha perso un'occasione irripetibile: quella di essere produttore della prossima notte degli Oscar e di avere un suo film tra quelli candidati. Eh sì, perché la formula vincente e l'impeccabile stile registico adottato sarebbero stati (il condizionale è d'obbligo) perfetti punti di forza adatti al grande pubblico e a qualche palato dei votanti. Le dimissioni di Ratner sono state seguite a breve anche da quelle di Murphy, scelto per presentare la cerimonia; anche per lui un'opportunità di rilancio artistico gettata al vento in nome di una solidarietà poco intelligibile e sospetta.
Confortato dalla presenza di numerosi attori e caratteristi di lusso, tra i quali figurano un Matthew Broderick perfettamente slow e imbolsito, un Michael Peña brillante e gagliardo e una Gabourey Sidibe sempre più brava e credibile, il film gode di un ritmo indiavolato e di una serie di acute situazioni ai limiti dell'inverosimile.
Tra vertiginose sequenze girate durante il corteo del Giorno del Ringraziamento e un montaggio dal ritmo forsennato che non fa batter ciglio, "Tower Heist" è una gradevolissima sorpresa nel mare magnum delle scialbe commedie d'oltreoceano e per questo merita considerazione e massimo rispetto.
La frizzante sceneggiatura, capace di infilare una serie di "colpi" uno dietro l'altro, è una stoccata categorica messa a segno dal bravissimo Noah Baumbach, già autore di splendidi scritti quali "Le avventure acquatiche di Steve Zissou", "Il calamaro e la balena" e "Fantastic Mr. Fox".
Dipingendo un universo finanziario corrotto che porta sull'orlo dell'abisso incolpevoli cittadini, la pellicola non ha la pretesa di essere un punto fermo dell'attuale grave situazione economica in cui versa il mondo intero. Tuttavia getta quelle briciole di saggezza, sana rivincita, orgoglio e rettitudine che, con un tocco lieve e generoso, trasformano in oro le cose più banali.
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Recensione a cura di pompiere - aggiornata al 30/11/2011 16.33.00
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