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Giovanni Veronesi ritorna alla commedia sentimentale dopo "Manuale d'amore", film di discreta fattura e altrettanto successo, per trattare un classico argomento adolescenziale ovvero l'amicizia e il sottile confine che la divide con l'attrazione tra un uomo e una donna.
In questa pellicola gli Harry e Sally nostrani - anche se trattasi di impropria affermazione visto che la protagonista femminile è francese e interpreta il ruolo di una francofona - sono Fabio De Luigi e la modella d'oltralpe Laetitia Casta. Accanto a loro un nutrito gruppo di attori e attrici quasi onnipresenti nella filmografia nazionale degli ultimi dieci anni.
L'idea di base del film malgrado la sua scarsa originalità, essendo stata declinata in varie lingue e scuole filmiche da decenni, nonché la presenza di un cast di tutto rispetto, avrebbe potuto fornire al regista la base per la realizzazione di una trama spigliata e divertente. Invece il risultato non supera la stiracchiata sufficienza perché, al contrario, Veronesi punta sulle gag spicce e sul sorriso dalla imperfetta dentatura della bella Laetitia, alla quale non riesce molto bene puntare sulla recitazione piuttosto che su altre doti naturali.
Le aspettative iniziali si spengono dopo pochi minuti e i presunti siparietti comici fanno sorridere più che divertire, perché inseriti in un contesto spento dove neanche Geppi Cucciari e i suoi monologhi pseudo-femministi o la finta ribelle Valeria Solarino riescono a sollevare la storia dalla monotonia. Delude senz'altro De Luigi, votato al ruolo di "uomo qualunque", fino a scivolare nell'assoluto grigiore che quasi mai si libera dalla nebbia della mancanza di inventiva.
In questo piatto scenario di vuoto quasi pneumatico a vincere è lo splendido e assolato panorama naturale e architettonico offerto dalla Puglia, location del film ambientato tra Trani, di cui si gusta l'elegante centro storico e l'affusolato skyline del porto e della Cattedrale in riva al mare, e il Salento con i suoi ulivi secolari e il mare che si confonde con l'azzurro del cielo.
Uno spot lungo un'ora e mezza che si traduce al solito con una visione riduttiva della regione, in quanto i protagonisti non sono "indigeni" e i pochi ruoli affidati ad interpreti locali nella migliore tradizione rispecchiano i comuni stereotipi sul meridionale dall'aspetto decisamente poco aggraziato, dall'intercalare locale se non addirittura talmente privo di cultura da essere capace di esprimersi esclusivamente nel suo dialetto tra l'altro quasi incomprensibile.
Occasione sprecata malgrado il battage pubblicitario necessario per attrarre l'allodola spettatore, che però sa anche se vale la pena correre il rischio di lasciarsi ingannare dall'esca.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 03/03/2014 15.40.00
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