Un ex marine viene coinvolto suo malgrado nel tentativo di stabilirsi su di un pianeta particolarmente ricco di specie vegetali ed animali e di sfruttarne le grandi risorse: quando però la razza indigena si ribellerà a questo colonialismo cosmico, l’uomo passerà dalla loro parte per guidarne la rivolta.
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Avatar è il film di un'era. Il canto del cigno di un'arte, la settima, destinata ad eclissarsi. Un manifesto d'amore, colmo di citazioni, verso quella magia del cinema a cui Cameron è indubbiamente riconoscente. Lo spettatore classico cinematografico muore, limitato dalla sua poltrona che lo relega ad un ruolo passivo. E' arrivata la rete (quella di Pandora) e soprattutto sono arrivati i videogiochi, fonte primaria del lavoro scenografico (Halo e Final Fantasy su tutti) nonchè di quello della sceneggiatura. Citazionismo, ipertestualità, digitalizzazione, autoreferenzialità e scissione dell'io: Avatar è la summa del Postmodernismo. Questo basta ad elevarlo a rango di capolavoro, malgrado una trama volutamente classica (il perfetto "cammino dell'eroe"). Ma del resto, chi ha mai giudicato un videogioco per la sua storia? Il cinema è morto...