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Chi meglio di Joaquin Phoenix poteva impersonare "Beau", il protagonista dell'ultimo lavoro dell'osannato Ari Aster, dopo le due perle horror "Hereditary" e "Midsommar". Un'odissea nella mente distorta dell'uomo che nel viaggio per andare al funerale della madre morta, attraversa le sue paure, la sua ipocondria ed i suoi incubi adolescenziali ed esistenziali che è una vera e propria discesa agli inferi per il mite e paranoico "Beau". Un film sicuramente non per tutti, eccessivamente lungo, surreale e grottesco. Phoenix regge da solo tutto l'ambaradan raffigurando in maniera eccellente la situazione psico fisica in cui si trova il protagonista, oppresso dalla figura della madre, interpretata da Patti LuPone, ricca e famosa imprenditrice con cui ha un rapporto difficile fin dall'adolescenza. Dopo le due suddette pellicole di genere, Aster dirige un film di difficile classificazione che spiazza lo spettatore alla fine della visione, perdendosi lungo lo svolgimento per la durata eccessiva per un prodotto del genere e finendo inevitabilmente a dividere la critica ed il pubblico.