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Da piccolo adoravo tutta la "serie" di Beverly Hills Cop in egual modo, ma rivedendolo adesso mi rendo conto che purtroppo questo terzo film è quello più debole. Se non fosse per Eddy sicuramente lo boccerei senza alcun problema ma la presenza dell'attore americano è sempre in grado di regalare quelle 2-3 scene esilaranti che valgono comunque il "prezzo del biglietto". Qui inoltre si sente non poco l'assenza di Billy e John che assieme ad Axel formavano un trio vincente. Una visione comunque consigliata. 6-
Sicuramente il capitolo peggiore. Si vede che Landis si trova in mano un giocattolo non suo e nemmeno un poco convinto Murphy ha la stessa verve come dei primi due. L'idea del parco giochi era buona, purtroppo la sceneggiatura non è stata sviluppata in modo adeguato.
Dopo due ottime pellicole le avventure del poliziotto scavezzacollo Alex Foley giungono all'epilogo in questo dimenticabile terzo episodio della serie. Landis con l'azione non ha mai avuto troppo feeling e si vede; nel complesso non ci sono molte idee in gioco ( viene perfino inventato un "premio dell'anno vigilanza privata": ma dai scherziamo? ) e, cosa ben più grave sia per la saga che per un regista specializzato in commedie, manca l'ingrediente fondamentale che decretò il successo degli episodi precedenti, ovvero l'ironia. In compenso Landis persevera con la sua fissa degli inseguimenti oceanici di polizia, che solo lui trova divertenti. In una parola, un lavoro perdibilissimo.
Volendo sintetizzare in una parola il terzo capitolo di Beverly Hills cop è fiacco. Il contesto del parco per bambini, una specie di Disneyland fittizia, era un'idea stuzzicante, specialmente per la comicità scorretta di Murphy e la verve stessa di Landis, anch'essa tuttaltro che corretta ai tempi d'oro. Il film tuttavia ha sempre il freno a mano tirato, compreso lo stesso Murphy. Se nel capitolo precedente era fin troppo ridondante, qui al contrario è quasi all'opposto, segno che fra il secondo ed il terzo capitolo non ci sono mezze misure sia per un verso che per un altro. Lo smembramento della squadra, Rehinold a parte, non ha giovato ed anche un buon attore come Helizondo è poco più che anonimo. Poco carismatico il villain di turno (Berkoff e Prochnow erano un'altra cosa) e non capisco perchè tale ruolo non sia stato ricoperto da Saxon, pure lui saxrificato e sottoutilizzato. Un film dalle indubbie potenzialità malamente sprecate.
Una persona qualunque reduce dalla visione dei primi due capitoli di Beverly Hills Cop andrebbe a vedere questo terzo capitolo spinto soprattutto dal fatto che alla regia si trovi un genio come John Landis, autore di quell'autentico cult che è The Blues Brothers. Purtroppo, Beverly Hills Cop III è l'ennesima prova di due fatti: il primo è che Landis deve aver usato tutto il genio che possedeva nel capolavoro con Belushi, l'altro è che la saga poliziesca di Axel Foley è diventata nient'altro che una macchina per fare soldi e per far tornare un po' più in auge il talento alquanto sprecato di Eddie Murphy, che successivamente si è pentito amaramente di aver preso parte a questo progetto. La cosa peggiore è che non si riesce a stabilire con esattezza quale sia il problema: infatti la trama, dopo quanto accaduto nel precedente episodio, non si fa più così imprevedibile e riprende lo schema narrativo del film d'esordio, ambientando il tutto in un parco divertimenti e condendolo con un surplus di azione. Però, ad eccezione dei primi fantastici venti minuti, si ha la sensazione che la sceneggiatura di Steven de Souza (da ricordare la sua collaborazione in Die Hard 2) manchi di qualcosa. Forse di coraggio, forse della violenza che caratterizzava i precedenti episodi e che qui è quasi assente, forse di freschezza. O, forse, di tutte e tre queste cose. In ogni caso, la regia piatta non ci prova nemmeno a migliorare le cose, che anzi vengono peggiorate dalla mancanza di alcuni elementi del cast; invece, Murphy resta sempre il solito, bravo attore, alla cui performance ci siamo ormai abituati. Tuttavia, questo non basta e penso di non essere l'unico a pensare che il film non rappresenti altro che un'occasione sprecata.
Anche il terzo episodio non aggiunge niente di nuovo. Carina l'idea del Luna Park, ma comunque è un film che stenta a carburare. Vedibile, ma senza pretese
Dopo Martin Brest e Tony Scott, la serie arriva al terzo episodio addirittura con John Landis.
Non è dato sapersi che fine ha fatto il regista di animal House, Una poltrona per due e Blues Brothers. La formula è la solita, il filmetto può divertire, anche se le situazioni e lo sviluppo sono uguali al primo. Sicuramente è molto meglio del secondo, questo è poco ma sicuro.