Dopo essere stato rapito da un assassino di bambini e rinchiuso in un seminterrato insonorizzato, un ragazzo di 13 anni inizia a ricevere chiamate su un telefono disconnesso dalle precedenti vittime dell'assassino
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Mi ha stupito, un horror che mi è piaciuto alla grande, poi scopro che il soggetto è uscito dalla penna di Joe Hill (figlio di S. King) e allora tutto è chiaro: i temi sono forti, problemi familiari, tra cui padre alcolizzato e madre assente, vicissitudini adolescenziali, un pizzico di soprannaturale e alienazione: sono proprio i temi cari di King padre e figlio. Entrambi sanno sfornare storie di paura che rimangono impresse per molto tempo. La sceneggiatura sembrerebbe abusata all'inizio, però poi il tutto procede con molta originalità, la forza di sopravvivenza del ragazzino è molto trascinante, e poi tutti i fallimenti che percorre il piccolo protagonista nella stanza lurida, alla fine non sono che dei pezzi di un puzzle che si riuniscono in un riuscitissimo finale. La regia ha fatto un ottimo lavoro, poi il montaggio è strepitoso. L'apice è il montaggio sonoro con On the Run dei Pink Floyd, scena strepitosa. Un horror così ben fatto non lo vedevo da anni, la Blumhouse è una garanzia.