Dopo essere stato rapito da un assassino di bambini e rinchiuso in un seminterrato insonorizzato, un ragazzo di 13 anni inizia a ricevere chiamate su un telefono disconnesso dalle precedenti vittime dell'assassino
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Non amo il soprannaturale, e il black phone ne ha abbastanza, però i bimbetti sono bravi e coinvolgenti, il cattivo è bello cattivo anche se mostrato molto poco, però la maschera inquieta, c'è anche un tocco di humor. Diciamo che mi ha intrattenuto in maniera molto liscia e fluida, quindi bene.
Film tratto da un romanzo di Joe Hill, figlio del maestro King, che non ho letto. Non posso fare il paragone. È vero non che non spiega nulla sul comportamento del serial killer, ma rimane cmq un godibile horror.
Horror discreto, che strizza inevitabilmente l'occhio alle atmosfere ed allo stile di Stranger Things ma che manitene una propria dignità grazie ad uan regia discreta e ad un super Ethan Hawk, che riesce a sprigionare carisma anche dietro ad una maschera. Carino, dai, buono per una serata senza torppe pretese.
Definire sto film "horror" è un insulto a quelli che lo sono per davvero. Inizia pure bene, ma la seconda parte è tutta sbagliata e a tratti addirittura esilarante. Una roba come l'ultima stagione di Stranger Things fa pure più paura. Bocciato davvero!
Buoni solo i primi 30 minuti, dopo diventa veramente noioso, e quel telefono non mette nessuna tensione ma solo noia. Quindi l'ora successiva ai primi 30 minuti è solo noia.
È tratto da un libro del figlio di Stephen King,quindi non c'è da sorprendersi se ci si trova di fronte ad un atmosfera molto "kinghiana",con l'ambientazione anni 70 ( ben resa ed affascinante) e i soliti ragazzini alle prese con un mostro ( un serial killer di bambini in questo caso). Niente di nuovo sotto il sole ma una storia sinistra ben narrata, priva di eccessi,splendidamente fotografata e con un'ottima direzione del cast ( bravo Hawke). Certo l'idea del telefono poteva essere sfruttata un pochino meglio,evitando di cadere nella ripetitività ma la pellicola si fa ugualmente seguire che è un piacere. Tra i lavori di Derrickson è uno di quelli meritevoli di una visione,anche se continuo a dire che mi piacerebbe vederlo all'opera su un soggetto più originale e coraggioso.
Si narra che Scott Derrickson che aveva girato "Doctor Strange" l'ultimo film prima di questo addirittura 5 anni prima,per mitigare la paura di un altro flop si facesse delle inframuscolo di ketamina.E un giorno,avendone sbagliato clamorosamente il dosaggio,avesse iniziato a girare le scene del bambino rapito nel seminterrato andando in pieno "k-hole" durante le riprese e abbia deciso di fare la cosa del telefono che inizia a squillare e il bambino parla con gli spiriti delle vittime assassinate prima di lui. Questa svolta matafisica spirituale ha dato tutta un'altra connotazione al film e gli attori erano entusiasti perche' fino a quel momento il film gli faceva c@gare.Cosi' Ethan Hawke ha chiesto a Scott come gli fosse venuta quell'idea ,ma Derrickson aveva gia' assunto la posa tipica da uomo rettile inketato nero ed era bello ingessato sulla sua sedia e non rispondeva come Andreotti a "Buona Domenica" con Paola Perego quando gli era scoppiato un aneurisma in testa ed era redeno sulla poltrona senza neanche sentire le domande che le faceva la conduttrice.Cosi' che k0idea gli fosse venuta grazie all'inframuscolo di ketamina era uscito solo pochi anni dopo ma e' stata una buona idea perche' ha reso tutto il film piu' interessante anche se meno credibile come quando il bambino...
che e' dieci volte piu' grosso di lui ,una c@zzata assurda visto anche che non era neanche in grado di difendersi dai bulli che gli rompevano i c0glioni a scuola ,pero' va beh dai visto che era sotto effetto di ketamina ha gia' fatto fin troppo. Mi dissocio da tutto quello che ho scritto sopra
Buon tentativo di miscelare il classico thriller da bambino rapito che tenta di fuggire con l'horror metafisico dove gli spiriti dei bambini morti prendono lo scena attraverso...un telefono.
Sicuramente un po' bizzarra la cosa ma ad ogni squillo di telefono l'adrenalina sale, quindi effetto riuscito. Poi certo ci sono alcuni buchi di sceneggiatura che non permettono di spiegare perche il fratello del killer è giusto quello che tiene di piu' a risolvere il caso non sapendo di avere i piedi sopra la gabbia di prigionia...
Anche le motivazioni dell'uomo mascherato sono poco chiare.
In ogni caso resta un film avvincente che non mi sono pentito di vedere.
Mah insomma..no direi di no, non mi ha convinto abbastanza. Brutto film nemmeno perchè non lo è, però non posso dire neanche che mi sia piaciuto. Nella prima mezz'ora è ok ma poi almeno personalmente comincia a pesarmi e a convincermi sempre meno fino ad arrivare ad un finale che ho trovato mal gestito, anche perchè a sto punto il personaggio della sorella non ha avuto senso di esistere. Guardabile ma niente di chè.
Thriller e non horror, comunque una buona visione. Anni 70 credibili, ottima colonna sonora. Sceneggiatura solida con qualche accenno soprannaturale che non guasta. Forse avrei allungato un pochino il finale. Perfetto Hawke.
Non è uno di quei soliti teen-horror che riempiono le sale d'estate quando non c'è nulla da proporre, tutt'altro : è horror che volendo neanche tanto horror piuttosto un thriller soprannaturale, tant'è che gli jumpscare sono ridotti al minimo. Storia interessante, ambientata negli anni 70 realizzati molto bene. Parte lentamente prendendosi il tempo di presentare efficacemente tutti i personaggi calandoti pian piano nell'angoscia di quello che poi succederà. Bravissimo Ethan Hawke come villain che recita per quasi tutto il tempo con una maschera ma riesce a essere inquietantissimo. Un pò frettoloso il finale ma è cmq un buon film.
Interessante come i momenti più drammatici riguardano gli atti di bullismo che subisce il protagonista piuttosto che quello che succede quando si trova nello scantinato prigioniero dello psicopatico
Ma davvero? Questo dovrebbe essere un film che fa paura o che tiene alta la tensione? A me ad un certo punto fa anche ridere,pensavo che prima o poi a quel telefono chiamasse pure qualcuno per vendergli un abbonamento. Troppo banale seppur bene costruito,insomma niente da ricordare
Mi ha stupito, un horror che mi è piaciuto alla grande, poi scopro che il soggetto è uscito dalla penna di Joe Hill (figlio di S. King) e allora tutto è chiaro: i temi sono forti, problemi familiari, tra cui padre alcolizzato e madre assente, vicissitudini adolescenziali, un pizzico di soprannaturale e alienazione: sono proprio i temi cari di King padre e figlio. Entrambi sanno sfornare storie di paura che rimangono impresse per molto tempo. La sceneggiatura sembrerebbe abusata all'inizio, però poi il tutto procede con molta originalità, la forza di sopravvivenza del ragazzino è molto trascinante, e poi tutti i fallimenti che percorre il piccolo protagonista nella stanza lurida, alla fine non sono che dei pezzi di un puzzle che si riuniscono in un riuscitissimo finale. La regia ha fatto un ottimo lavoro, poi il montaggio è strepitoso. L'apice è il montaggio sonoro con On the Run dei Pink Floyd, scena strepitosa. Un horror così ben fatto non lo vedevo da anni, la Blumhouse è una garanzia.
Difficile trovare una maschera che superi le iconiche dell'horror. Anni 70 ben ricostruiti, per quanto si tratta solo di qualche ripresa e poi passiamo in riprese praticamente al buio. Bella storia, ben recitata dai giovani attori. Non colpisce e non rimane molto alla fine. Nessun desiderio di rivederlo.
Abbandonata la Marvel Cinematic Universe con il poco riuscito primo capitolo dedicato al Doctor Strange, Derrickson ritorna nel suo campo più congeniale in accoppiata con la Blumhouse che è quasi sempre una garanzia. "The Black Phone" tratto da un racconto del figlio di Stephen King, è un film ambizioso che mescola vari generi, riuscendo ad intrattenere lo spettatore fino all'epilogo della vicenda. L'ambientazione fine anni settanta con ottima ricostruzione dell'epoca sempre più abusata ai nostri giorni da quel tocco malsano in più alla trama del film con il misterioso rapitore di ragazzi adolescenti, furgone nero da prestigiatore e palloncini neri compresi. Il senso claustrofobico all'interno della stanza dove Finney l'ultima vittima è rinchiusa, il singolare telefono nero non funzionante appeso al muro, la terribile maschera indossata dal serial killer sono tutti elementi funzionali alle finalità della pellicola, creare angoscia e tensione. Avrei dedicato maggiore approfondimeno alla figura del "Rapace", interpretato da Ethan Hawke che recita per quasi tutto il film con la maschera. La parte sovrannaturale con i sogni psichici della sorella minore del ragazzo protagonista ed i suoi colloqui telefonici con gli altri ragazzi scomparsi sono prettamente Kinghiani.
Ah però, bello davvero! Si respira proprio quell'aria tipica dei film anni '70. A metà tra il thriller e il soprannaturale, "Black phone" è un film valido che scorre alla grande grazie a regia, atmosfera e suspense. Non siamo di fronte a un capolavoro ovviamente, ma se state cercando un buon "horror" siete sulla "strada giusta"... occhio ai palloncini neri, però.
Per ricordarmi d'oggetti inanimati che si trasformano, relazioni telepatiche, presenze fantasmatiche, chiaroveggenza (la "luccicanza"), dovrei scomodare autor'illustri, quell'interessati non a impaurire con horror cruenti e brutali ma a inquietare col perturbante, la destabilizzazione psichica dinanzi all'incomprensibile. Il film di Derrickson va in questa direzione, un universo soprannaturale di soprusi senz'un'origine definita: reietti, bulli, reduci dal Vietnam, psichiatrizzati, suicidi, famiglie disfunzionali, genitori incapaci, preadolescenti violenti, evitando il versante nostalgia e vintage praticato invece da "Stranger Things". Comunque lo script è minato d'alcune pecche:
non tutt'i suggerimenti ricevuti al black phone si dimostrano infine utili, alla vendetta omicida sarebbe stata preferibile la consegna alla polizia di "The Grabber" reso inerme, il legame tra Finney e sua sorella Gwen è meno rilevante di quanto avrebbe potuto e dovuto essere.
E' un buon film Black Phone, non eccezionale ma solido abbastanza nel miscelare l'horror (più psicologico che mostrato) ed il racconto di formazione di un ragazzino prigioniero di un serial killer e che cerca di fuggire e sopravvivere in tutti i modi. Scott Derrickson mette in scena con uno stile minimale quello che è uno scontro fra mondi, quello adulto e quello preadolescenziale. Conflittuali e distanti fra loro. C'è poca interazione e quando c'è le figure adulte o sono minacciose (il padre) oppure degli spietati assassini (Grabber). Ben curati i personaggi e specialmente i ragazzini Thames e McGraw sono bravi. Forse il Grabber meritava qualche approfondimento maggiore, ma credo che volutamente l'occhio del regista e della sceneggiatura privilegiava lo sguardo dei ragazzi, quindi può andare bene anche così. Un film solido con pochi fronzoli, non povero di tematiche trattate. Non siamo ai livelli di Sinister, tuttavia la qualità non manca.
Solitamente i film estivi, super pompati di pubblicità, mi scendono subito di delusione.
The black phone di Scott Derrickson, nel suo raccontare la solita solfa di una storia di rapimenti di bambini, è riuscito a intrattenermi, e anche parecchio bene. Al cospetto di un ritmo non proprio vortiginoso, che si prende i suoi tempi, l opera messa in scena di questa piccola cittadina Usa in pieno anni 70, risulta funzionale. Una società americana fatta di giovani violenti e delle stesse famiglia che sono lo specchio di questi ragazzini. Fotografia ottima e sequenze a tratti da vecchia vhs sciupata, che è un elemento che adoro. Se si pensa di vedere un horror che spaventa, forse direi non ci siamo, perchè l unico aspetto inquietante rimane il personaggio del rapitore, che manco a farlo apposta viene spoilerato in nella locandina, quasi ad attrarre lo spettatore, il che è cosa buona e giusta.
tra i difetti, diciamo che la scrittura non è originale, cosi come non mancano alcune scelte con poco senso e qualche forzatura, cosi come nella recitazione non tutto il cast risulta allo stesso livello.
Horror che ambientato a fine anni '70, che rimanda un po' all'universo anni '80 ora tanto di moda nel cinema. Storia abbastanza semplice e tutto sommato scontata, ma si lascia vedere. Bene il cast. Nel complesso risulta sufficiente.
Ottimo film thriller horror nel pieno degli anni 70,suspence tensione per quasi tutta la durata e ogni attore fa bene la sua parte,per gli amanti del genere rimarranno soddisfatti
Se prende così bene anche sotto terra, ditemi che operatore usa. È inquietante. Non che prenda così bene intendiamoci. Se non fosse per la, a mio parere gradita, venatura horror è un film che può piacere a tutti perchè davvero ben fatto con un suo bel fascino oldstyle. Se poi una sogna e l'altro risponde, ce lo spiegheranno in un altro film, perchè durante la visione non ce ne puo fregare niente ed è bello così. Driiiin Driiiin.
Davvero bello. Finalmente un horror dove la tensione rimane intatta per tutta la durata del film. Ho ritrovato pure un sapore degli anni 80/90. Consigliato.
Tanto hype per questa mezza baggianata! Scott Derrickson dimostra di avere una buona mano, la colonna sonora è meritevole e la fotografia anni '70 è eccellente...per il resto è un film che non è ne carne pesce! Un thriller paranormale che a tratti mi è sembrato ridicolo, con una sceneggiatura del cavolo senza un minimo di tensione o scene spaventose come si diceva. Sto telefono nero senza cavo che suona poteva regalare ben altri risultati! Non lo boccio del tutto perché qualcosa di buono c'è ma dire che mi sia piaciuto sarebbe una bugia.
Film abbastanza semplice e banalotto, un po' insipido e piatto, molto lineare nello svolgimento e senza sussulti. Mi aspettavo qualcosa di meglio, sembra un racconto minore della produzione di S. King. Discrete le interpretazioni, anche se la sorella di Finney non mi sembra in grado. Buona la fotografia e la ricostruzione degli anni '70, ma c'e' poco di angosciante e tensivo in questo film. Non mi ha lasciato molto e sinceramente non lo riguarderei, perche' non ha nulla di memorabile o per cui farsi ricordare. I difetti principali riguardano alcune scelte di sceneggiatura alquanto discutibili, che metto nello Spoiler.
1 - eccessive le scene di violenza tra ragazzini, con pestaggi e bullismo assortito francamente esagerati e ingiustificati, con gli astanti che fanno il tifo e incitano i contendenti senza muovere un dito per separarli. Poi dopo essersi pestati a sangue, pochi minuti dopo non c'e' nemmeno un graffio sul viso dei protagonisti.
2 - in generale mi sembra un film molto ripetitivo, specialmente dopo che Finney viene rapito - in pratica e' un susseguirsi di telefonate una dopo l'altra, con o gni tanto Ethan Haxke che appare a fare un po' di scena. L'impressione e' che si voglia allungare il brodo di una storia che altrimenti a malapena raggiungerebbe i 60 minuti di durata. Del killer non si sa niente, e dato che il film e' molto insipido, gli hanno affibbiato una maschera inquietante (anch'essa inspiegata) per dare un elemento horror in piu' e per tenere sveglio e attento lo spettatore.
3 - il finale e' deludente. E' una scelta molto banale e buonista. Avrei nettamente preferito che avessero scelto di far morire il bambino Finney e nel finale farlo "vedere" solo alla sorella, che e' una sorta di sensitiva. Invece niente, Finney riesce a far fuori il suo aguzzino come l'ultimo degli eroi bambini di un film clichettoso anni '80.
Ennesima trasposizione di un romanzo di Joe Hill, figlio di Stephen King (buon sangue non mente), interessante quanto basta per assicurare una visione senza tempi morti e discretamente tesa e appagante. Forse poco verosimile in alcuni spunti ma prodotto ludico gradevole che non annoia e si mantiene costante per tutto il tempo. Bene cast e regia.
Io vado controcorrente e devo dire che mi ha deluso moltissimo.
Non mi ha spaventato nemmeno un po' nè trasmesso alcun senso di inquietudine, ansia o tensione e penso che sia perché il regista non riesce a costruire efficacemente la posta in gioco sullo schermo. Invece di vedere direttamente o indirettamente Ethan Hawke fare/dire cose orribili, ciò è solo sottinteso dai bambini al telefono e molto vagamente.
Nei buoni film horror c'è un ritmo che crea tensione: il villain ha dei periodi di inattività in cui il protagonista può cercare di scappare, costruire il personaggio, far progredire la trama. Poi ci sono periodi ricorrenti di cose spaventose: arriva la notte e i fantasmi spostano i mobili; l'aguzzino torna per un altro giro raccapricciante; i buoni si addormentano e Freddy ne prende uno; il mostro di It Follows raggiunge gli adolescenti; o gli allarmi che scattano in Silent Hill.
Anche Sinister (precedente film del regista) è un buon esempio, con i filmati di found footage che si susseguono per tutta la durata del film. Si inizia a prevedere che qualcosa di brutto sta per accadere e si diventa ansiosi; ecco che il film comincia a fare il suo dovere. A quel punto il regista può mettere in pratica la situazione o sovvertire le aspettative in qualche modo.
L'arrivo di Ethan Hawke nel seminterrato non può essere il periodo di paura ricorrente perché non è mai una minaccia e l'unico modo in cui Finny può farsi male è se esce dalla stanza. La maschera di Hawke è perfetta, è fantastica (Dio benedica Tom Savini) ed ha un aspetto spaventoso ma non c'è molto altro.
I dialoghi sono spesso cringe e spezzano la tensione più volte, come ad esempio quando:
Il ragazzo dei giornali dice: "Tu perdi il gioco del bambino cattivo e poi si arriva all'ultima parte. È la sua parte preferita". Ok, sappiamo che questo significa che tortura/uccide il bambino. Si potrebbe mostrare un'espressione spaventata sul volto di Finn e lasciare che il silenzio rimanga per un paio di secondi. Oppure si potrebbe anche fare un flashback sul rapitore che appare deliziato e coperto di sangue. Invece Finn, scioccamente, chiede "qual è l'ultima parte?", ragazzo: "Lo sai" o qualcosa del genere e finisce lì... È solo un esempio, ma ci sono cose del genere in tutto il film che ne compromettono il coinvolgimento.
La caratterizzazione di Max orribile per più motivi e il ruolo della sorella del ragazzino del tutto inutile ai fini della vicenda (col senno di poi non capisco il senso della sua costante presenza e delle sue visioni. Forse non avevano abbastanza idee per arrivare ai canonici 90 minuti)
Insomma do 4 per il design delle maschere, che è l'unica cosa che si salva ma per il resto è un film che si dimentica in un paio di mesi e a parte il lavoro di Savini non vedo alcun altro motivo per rivederlo.
Film horror sopra la media, anche grazie ad una regia ispirata del ben tornato Scott Derrickson, che non era riuscito più di tanto a mantenere il controllo creativo con il primo Doctor Strange della Marvel. Dopo aver abbandonato la regia del sequel il nostro è tornato sul sentiero sicuro ma comunque non scontato dell'horror d'autore. Anche perchè al netto della regia e della sceneggiatura di Scott e di Cargill il valore aggiunto è il racconto di Joe Hill da cui è tratto. Il figlio di Stephen King ha dato in mano a qualcuno che se ne intende uno dei migliori racconti della sua carriera di scrittore. Complice anche il fatto che ci sia Jason Blum alla produzione e la Universal che distribuisce va tutto al posto giusto. L'ambientazione di fine anni 70 a Denver con il mondo degli adolescenti che vanno sempre in giro fuori non è così derivativo come sembra. Certo Stranger Things ci ha costruito stagioni su stagioni ma qui Scott si prende il suo tempo, gli omaggi certo non mancano, oltre a IT ci sono Hallowen e altro. Ma quello che colpisce è la violenza e crudeltà del mondo degli adolescenti, dove i ragazzini per non essere bullizzati o scappano o pestano i loro avversari. Gli adulti non si interessano del mondo dei figli, ciò porta un serial killer come il Rapace a muoversi a suo agio, indisturbato. Ethan Hawke al suo primo vero ruolo di cattivissimo non si lascia trovare impreparato, anzi. Recitare praticamente sempre dietro ad una maschera è il grande valore aggiunto per l'attore, ma la grande rivelazione e il giovane Mason Tames che potrebbe fare strada. Il soprannaturale accennato a poco a poco nella vicenda è un altro elemento originale che solleva l'asticella della narrazione. Grazie ad un semplice telefono nero con il filo staccato Finn riesce a comunicare con le precedenti vittime del Rapace, che lo chiamano per aiutarlo. Finale all'altezza delle aspettative, soprattutto per i due colpi di scena che sono complementari. Un plauso per la colonna sonora con il pezzo dei Pink Floyd Atom Heart Mother che ci stà tutto.
Mi è piaciuto molto, soprattutto nella sua dimensione di atemporalità. Un film che gioca con continui rimandi a film precedenti (IT e Stand by me fra tutti), ma che gli permettono di creare una propria identità lasciando lo spettatore sempre in costante tensione. Non c'è un minuto di respiro, e la tensione è costruita in maniera impeccabile.
Perde un po' nel finale, ma nel complesso un film che mi sento di consigliare senza indugi.