Prodotto nell’ambito del progetto Kalyana Shira Foundation, volto a dar voce ai diritti delle donne indonesiane, Chants Of Lotus è un film in quattro episodi, scritti da due diverse sceneggiatrici (Vivian Idris e Melissa Karim) e diretti da quattro registe (Fatimah Rony, Upi, Nia Di Nata, Lasja Susatyo), intesi a raccontare storie “al femminile” in diversi contesti geografici e sociali dell’Indonesia. In “Canto da un’isola”, Fatimah Rony sceglie come location una piccola e sperduta isola dell’arcipelago indonesiano, in cui pregiudizio e conservatorismo la fanno da padroni. La storia è quella di una levatrice, minata dal cancro, che si trova ad affrontare una difficile scelta (e l’ostracismo del villaggio) allorché deve gestire la gravidanza di una ragazza ritardata, risultato di una violenza negata. Nonostante paia indulgere talvolta nella presentazione dei paesaggi da cartolina dell’isola, Fatimah Rony presenta il suo dramma morale con forte pathos e partecipazione emotiva (cui contribuisce in maniera determinante l’eccellente prova di Rieke Dyah Pitaloka).L’episodio più sorprendente del quartetto è certo “Canto da una città turistica” di Upi. Basandosi su una ricerca sociologica presso i giovani di Yogyakarta (ripresa nel documentario sulla vicenda censoria di Chants Of Lotus), questo segmento si concentra in maniera esplicita e provocatoria sui mores sessuali della gioventù indonesiana della generazione di internet. Senza alcun moralismo e senza inibizioni, Upi racconta d’incontri casuali nati on line, di sesso di gruppo e droga, nonché dell’astuto e ipocrita sfruttamento da parte dei media di questa infestante “devianza” morale. L’aspetto probabilmente più dirompente dell’episodio è il vedere una ragazzina velata parlare di sesso senza remore.In “Canto da un villaggio”, Nia Di Nata si concentra su una storia di maternità, di amicizia femminile tra generazioni diverse e di sogni e illusioni traditi dall’inganno. Una madre single, che lavora come inserviente in un colorito locale notturno cerca di tenere la figlia che ha cresciuto da sola lontana dai molti rischi cui va incontro una giovane ragazza di provincia, ingenua e piena di sogni. Purtroppo, dovrà fare i conti con la terribile realtà della tratta umana di donne e minori. Con abilità, Nia Di Nata alterna nel suo episodio un registro più lieve (nella prima metà) e uno più drammatico (nella seconda), grazie anche alla versatilità dell’ottima protagonista, Shanty.In “Canto dalla città capitale”, infine, Lasja Susatyo si confronta con i pregiudizi che le donne devono ancora subire pure in una città moderna e occidentalizzata come Jakarta. La protagonista lotta per tenere al proprio fianco l’amata figlioletta contro i familiari del marito, deceduto di recente a causa dell’AIDS. Questi l’accusano infatti d’aver contagiato il marito, quand’invece fu egli a tradirla e a passarle il virus. Raccontato con il piglio e le musiche sentimentali di un melodramma commerciale, l’episodio di Lasja Susatyo più d’ogni altro mira dritto a commuovere lo spettatore e chiude Chants Of Lotus su una nota dolorosa e non conciliante.
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CHANTS OF LOTUS
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