Robert (Nicholson), un bravo pianista, ha rotto con la famiglia colta e borghese e ora vive alla giornata insieme a Rayette, una ragazza un po' svampita incinta di lui. Poiché il padre sta molto male, torna a casa, ha una storia con la fidanzata del fratello, ma non mette radici.
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Splendido, un film che ha segnato più di una generazione Una delle piu' grandi interpretazioni di Nicholson nei panni dell'insolito Bobby uomo dalle radici insolite, con un soprannome, Eroica, che rievoca la famosa sinfonia di Beethoven Ma cio' che rende memorabile il film di Rafelson è questa sorta di coralità retriva, à la Altman, dove il cosmo familiare borghese viene messo alla berlina e contemporaneamente offuscato dall'ambiguità del personaggio, forse piu' conservatore e antiidealista degli odiati parenti Un film sulla contraddizione di un processo interiore tumultuoso e tormentato, dove il protagonista sembra scevro da ogni scelta d'integrazione ma al tempo stesso ne è inconsapevolmente attratto. Memorabile la rabbia implosiva nel diner con una cameriera. Per certi versi questo film, in cui ritroviamo anche la sensualissima Karen Black (occhio allo "strabismo di Venere") a un anno da "Easy rider", propone quel divario tra emancipazione individuale e barriera borghese che è alla luce della fine di un'era, se così vogliamo chiamarla, come quella Beat. E' come un lungo vortice di accattivanti premesse che poi portano a una sola fine, l'inesperienza e l'ingenuità. E davanti a tutto questo, sappiamo già il decorso. Raro esempio di riflesso di cio' che accadrà, per la stessa causa con cui Alexander Payne ritrova l'"eroico" Bobby (ora Schmidt) invecchiato e sempre piu' disilluso