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Dopo il dimenticabile Curse, Death & Spirit; Nakata va vedere le sue prime cose buone in questo Joyurei. Il regista infatti si mostra molto più a suo agio con il mezzo filmico e con il genere horror, creando momenti di buona atmosfera e impatto emotivo. Anche il cast di dimostra all'altezza, tra cui spiccano i nomi di Osugi Ren e il regista Sabu.
E' interessante che in questo film Nakata sembra già scardinare alcuni clichè proprio del genere J-horror, quando questo in realtà è ancora agli albori. La violenza perpetrata dallo spirito, infatti, ha un'origine che rimane misteriosa fino alla fine, non riconducibile a un'anima sofferente che vuole essere liberata o consolata. E lo stesso dramma non ha una soluzione finale, poichè il protagonista cade vittima dello spettro e non riesce a fare nulla per risolvere la questione. Possiamo dire che si tratta di un bad ending che non risolve per nulla la trama (elementa che accomuna questo Joyurei a Ringu), e anzi nell'ultima inquadratura si intravede ancora lo spirito, con la sua sete omicida per nulla placata.
Per gli appassionati del J-Horror, questo film poco conosciuto potrebbe rappresentare una lieta sorpresa.
I primi passi di Nakata, dopo un bel po' di intrusioni televisive in vari generi e dopo il debutto horror "Curse, Death And Spirit" (1992), praticamente uno dei primissimi capostipiti della new wave horror giapponese anni '90, "Ghost Actress", o meglio conosciuto come "Don't Look Up", di cui recentemente il grandissimo Fruit Chan (la mente dietro allo splendido "Dumplings") ne ha girato il solito inutile remake americano che sembra infangare la sua carriera. Il film è un piccolissimo racconto del terrore che in realtà è un racconto molto risaputo visto ora, ma che anni fa ponweva già le basi al post-Ring che influenzerà soprattutto l'horror orientale, ma anche quello americano e europeo: una ghost story semplicissima, diretta con piglio quasi lento e autoriale, che si scatena solo negli ultimi venti minuti, dove i brividi arrivano copiosi e Hideo Nakata conferma di essere già un talento nell'infondere paura nello spettatore.
L'unico problema del film è, però, che è sicuramente molto datato: ancora più di "Curse, Death And Spirit", dovuto al target televisivo e al budget ristrettissimo, insomma, l'eccellenza tecnica di quel "Ringu" di soli due anni dopo è lontanissima e il film sembra essere stato girato dieci anni prima, soprattutto quando si abusa di certi trucchetti obsoleti del cinema d'orrore (la nebbia, le ragnatele), che però funzionano sempre.
Insomma, un piccolo giocattolo, apprezzabile, divertente e avvincente, con una trama che tiene con il fiato sospeso fino alla riuscitissima suspense finale. Nulla di che, anzi molto piccolo, rispetto a due capolavori del genere come "Ringu" o "Dark Water", ma visti gli ultimi strafalcioni del regista giapponese, va rivalutato.