il cane giallo della mongolia regia di Byambasuren Davaa Germania 2005
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il cane giallo della mongolia (2005)

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locandina del film IL CANE GIALLO DELLA MONGOLIA

Titolo Originale: DIE HÖHLE DES GELBEN HUNDES

RegiaByambasuren Davaa

InterpretiBabbayar Batchuluun, Nansal Batchuluun, Nansalmaa Batchuluun, Buyandulam Daramdadi, Batchuluun Urjindorj

Durata: h 1.33
NazionalitàGermania 2005
Generedrammatico
Al cinema nell'Aprile 2006

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•  Link al sito di IL CANE GIALLO DELLA MONGOLIA

Trama del film Il cane giallo della mongolia

Nansal, 6 anni, è la figlia maggiore di una famiglia nomade della Mongolia. Quando trova un cagnolino in una grotta, la bambina gli si affeziona immediatamente e desidera tenerlo contro il volere del padre – preoccupato che il cane attragga i lupi vicino al gregge di pecore. Cambiano le stagioni, e per la famiglia arriva il momento di trasferirsi: il padre costringe Nansal ad abbandonare il cane dietro di sé, ma l'animale si riscatta salvando il figlioletto minore dall'attacco di un branco di famelici avvoltoi. Il cane Macchia ha finalmente trovato una famiglia.

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Voto Visitatori:   7,09 / 10 (11 voti)7,09Grafico
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Voti e commenti su Il cane giallo della mongolia, 11 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

topsecret  @  08/12/2016 18:06:39
   6½ / 10
La vita di una famiglia mongola e di un cagnolino trovato in una grotta.
Una storia che appare come un ibrido tra il documentario e la favola a lieto fine, immortalata da una fotografia pulita e di grande effetto grazie ai paesaggi naturali, diretta con garbo e dotata di un ritmo lineare che per forza di cose non può superare certi limiti di velocità.
Una storia discretamente coinvolgente, però non adatta a quel pubblico in cerca di azione.

Febrisio  @  20/07/2011 17:01:41
   7 / 10
Una storia da un mondo che appare come nostro, sin troppo incantato per assomigliare a quello vero. I fondali verde e blu intensi s'intonano perfettamente con la storia della famiglia nomade. Uno spezzone di realtà, condido da magia e l'abbinamento di una fotografia e costumi eccellenti. Un film tenero che mi ha ricordato "Il tempo dei cavalli ubriachi", togliendo la crudeltà di fondo, di conseguenza riducendo anche parecchie emozioni.

tabularasa  @  10/04/2009 21:07:58
   6½ / 10
classico docu-film per gli amanti delle rassegne d'autore.bella descrizione della vita tipo di una famiglia mongola con una bella fotografia dell'ambiente selvaggio e nomade.

VikCrow  @  07/03/2009 22:56:10
   9 / 10
Un film straordinario dominato da una poeticità impalpabile e soffice. Una fiaba documentaristica da non perdere per nessuna ragione al mondo.

Ciaby  @  01/03/2009 18:49:04
   9 / 10
Suggestivo e struggente viaggio in luoghi magnifici sospesi tra sogno e realtà. Dramma eccelso cammuffato da documentario. Prezioso.

Gruppo COLLABORATORI paul  @  22/04/2007 23:55:09
   8 / 10
Molto bello, mi ha commosso. Una favola cinofila e cinefila.

vivi79  @  14/04/2007 08:13:30
   6½ / 10
Ho preferito "La storia del cammello che piange", questo assomigliava più a una favola, belle comunque le foto, il paesaggio...

Beefheart  @  13/04/2007 15:01:49
   6½ / 10
Discreto film documentaristico sulla vita dei pastori nomadi della Mongolia che fa della fotografia e del paesaggio il suo punto di forza. Distese erbose a perdita d'occhio, qualche pietraia, qualche ruscello e cime montane sullo sfondo. Gli attori non sono professionisti ma semplici persone che interpretano se stessi impegnati nelle reali mansioni di tutti i giorni. A livello narrativo non accade praticamente nulla; ciò che ci viene mostrato sono le azioni quotidiane di una famiglia che vive di pastorizia seguendo i ritmi delle stagioni, quasi totalmente avulsa dalla modernità urbana e tecnologica. In questo contesto le abitazioni sono ricavate da semplici tendoni in mezzo alle praterie dove non arrivano strade carrozzabili, lo sterco animale essiccato sostituisce la legna e l'illuminazione è a candele o ricavata dall'energia prodotta da rudimentali impianti eolici. Purtroppo sembrerebbe che il doppiaggio non sia dei più felici, ma, in questo caso più che mai, il problema è del tutto marginale. Carino.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  02/02/2007 10:44:53
   6 / 10
Non mi ha convinto granchè,indiscutibilmente è un film che punta forte sulla poesia e sulla bellezza delle immagini,ma la storia è veramente troppo esile,una sorta di documentario riguardante le vicissitudini di una famiglia nomade condite da un avvenimento favoleggiante.
Simpatici i personaggi,ma la pellicola appare come una cartolina che si lascia vedere ma che non trasmette grandi emozioni,anche le immancabili perle di saggezza orientali sembrano posticce.
In conclusione un film curioso per scoprire nuovi orizzonti cinematografici,ma sconsigliato a coloro i quali hanno la palpebra che si abbassa facilmente.
La regista Byambasuren Davaa aveva fatto molto meglio con il suo precedente lavoro,”La Storia del cammello che piange”.

Gruppo COLLABORATORI gerardo  @  17/05/2006 18:47:49
   7 / 10
"...molto elegante il gusto della forma del colore

solido intenso nulla
compiuto, lievitante
è l'aria l'elemento
il vuoto la sostanza"

Guardando questo film mi è subito venuto in mente l'ultimo disco dei CSI, "Tabula Rasa Elettrificata", emozionalmente legato al viaggio di Ferretti e Zamboni in Mongolia (da cui anche il libro "In Mongolia in retromarcia"). Il film, che è una sorta d'innesto documentario nella finzione, segue le piccole grandi vicende quotidiane di una famiglia (vera) nomade della steppa mongola e dedita alla pastorizia, legata allo scorrere delle stagioni e in perenne conflitto/simbiosi con la natura totalizzante che li circonda. Preghiera e leggende fanno da sfondo alla vita culturale di queste semplici esistenze.
Abituati all'affastellarsi talvolta frenetico di elementi e accadimenti narrativi e visivi, noi occidentali ci ritroviamo alquanto spiazzati di fronte al "solido intenso nulla" di questo mondo, di questo film in cui non succede praticamente nulla.
Con un pizzico di malizia vien da pensare che tutta l'operazione possa essere uno specchietto per le allodole piuttosto folkloristico, apposta per un pubblico occidentale trés chic e dal palato fine stuzzicato da esotismi non massificati, non da poco.
In ogni caso, fotografia e scenari straordinari. Om mani padme hum.

"e poi tu dici andiamo
san bai non san buonagiornata"

1 risposta al commento
Ultima risposta 19/05/2006 12.21.11
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Invia una mail all'autore del commento liu_mi  @  30/04/2006 21:44:05
   6 / 10
Gli ingredienti ci sono tutti… i bei paesaggi, la famigliola che vive seguendo i ritmi della natura, la storiella zen, i momenti di insegnamento buddista sulla vita e sulla morte, la classica lentezza che fa tanto poesia, la vecchina saggia e il cane. Ma, stringi stringi, la storia è talmente semplice, senza sfumature, che da pochissime emozioni. Gli attori sono molto simpatici e la loro vita perfetta a contatto con questa natura incontaminata fa venir voglia di preparare la valigia e seguirli, ma i lupi… i lupi dove sono??

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