il club regia di Pablo Larraín Cile 2015
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il club (2015)

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locandina del film IL CLUB

Titolo Originale: EL CLUB

RegiaPablo Larraín

InterpretiRoberto Farías, Antonia Zegers, Alfredo Castro, Alejandro Goic, Alejandro Sieveking

Durata: h 1.38
NazionalitàCile 2015
Generedrammatico
Al cinema nel Febbraio 2016

•  Altri film di Pablo Larraín

Trama del film Il club

Quattro uomini vivono insieme in una casa isolata in una piccola città di mare. Ognuno di loro è stato mandato lì per eliminare i peccati del passato. A vegliare su di loro è il rigoroso occhio di una custode donna ma la loro fragile stabilità viene interrotta dall'arrivo di un quinto uomo, un compagno recentemente caduto in disgrazia che porta con sé quel passato che si erano lasciati alle spalle.

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Voto Visitatori:   7,21 / 10 (21 voti)7,21Grafico
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Voti e commenti su Il club, 21 opinioni inserite

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benzo24  @  02/06/2021 14:28:39
   10 / 10
Quattro sacerdoti vivono insieme in una casa isolata in una piccola città sul mare. Ciascuno di loro è stato inviato in questo luogo per cancellare i peccati commessi in passato: padre Vidal, un pedofilo omosessuale represso che tuttavia dichiara di non aver mai abusato fisicamente di un bambino; Padre Ortega, trafficante di minori che ha rapito i figli di giovani e indigenti madri (che a quanto dice non volevano crescerli) per affidarli a ricche famiglie borghesi impossibilitate ad avere figli; Padre Silva, cappellano di guerra che tramite le confessioni di ufficiali e soldati del suo reggimento è venuto a conoscenza di decine di crimini efferati ed ha minacciato di renderli pubblici; e infine Padre Ramírez, un anziano mentalmente compromesso che non ricorda il motivo per cui è stato esiliato negli anni '60. Vivono sotto l'occhio vigile di una sorvegliante, Mónica, ex suora accusata, ingiustamente dice lei, di aver picchiato la figlia adottiva.

Il club si apre con un'inquadratura piuttosto ampia in riva al mare: Padre Vidal (Alfredo Castro) allena il suo levriero, facendolo correre in cerchio. L'inquadratura, al di là del suo senso letterale, veicola immediatamente un doppio significato metaforico: quello della chiusura in un universo circolare e quello, complementare, dell'addomesticamento dell'animalità (brutalmente, la libido)

È sufficiente l'irruzione di un fattore esterno a rompere l'equlibrio meticolosamente tenuto a bada: l'arrivo di Padre Lazcano scompagina irrimediabilmente l'ordine del microcosmo domestico, portando con sé il ritorno del rimosso, la recrudescenza della colpa, il rimorso in una parola. Non sfugga il carattere totalmente arbitrario dell'apparizione di Sandokan, che si materializza proprio quando il nuovo arrivato si ribella a Madre Monica e al rigido protocollo delle regole di condotta che gli ha appena snocciolato: 'Mi scusi, Madre, però non so perché dovrei sottomettermi alle stesse regole 'loro'. Non so se lei sa perché sono qui. Non ho commesso nessun delitto, nessun peccato. Non sono un invertito. Ho avuto un piccolo problema'. È proprio sulle sue parole che s'innesta, provenendo dall'esterno, la filastrocca di Sandokan, ideale prosecuzione della sua riluttanza a farsi disciplinare da questa Legge inflessibile.
Detto più semplicemente, Padre Lazcano non è che l'ambasciatore di Sandokan, il suo annunciatore, il suo messo: colui che prepara l'arrivo del personaggio deputato a lacerare irreparabilmente l'ordine stabilito...

Gruppo STAFF, Moderatore Jellybelly  @  11/01/2021 23:38:35
   8 / 10
Difficilissimo film di Larrain, girato ed interpretato divinamente, che usa il tema della corruzione della chiesa come pretesto per parlare della corruzione dell'animo umano. Non si salva nessuno nell'atlante umano del regista cileno: i carnefici restano tali, e le vittime lo saranno per sempre.

david briar  @  01/04/2020 22:37:48
   4½ / 10
Larrain realizza questo film cercando di mettere una sciagurata equazione: a un argomento serio e "pesante" corrisponde uno stile pesante, freddo, che indugia sui dettagli e sottolinea la pesantezza contraddittoria della situazione.
Pur supportata da una meravigliosa fotografia slavata, che rende tanto anche sui primi piani realizzati con i grandangoli, il film procede ricercando l'angoscia senza purtroppo trovare l'incisività, nonostante l'ammirabile lato estetico scateni comunque un effetto durante la visione. Ma per il resto "Il club" si trascina dietro un uso giudicante della forma, forse politico, che ha l'effetto di sottolineare senza veramente sostanziare il contenuto, probabilmente per colpa di una scrittura ben poco brillante, che va verso direzioni attendibili.
Delusione totale.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  29/11/2017 00:24:31
   7 / 10
Un tema molto delicato che forse solo un grande regista come Larrain poteva trattare con tanta bravura.
Un piccolo gruppo di sacerdoti chiusi in una casa/carcere/limbo/purgatorio in una cittadina avvolta nella nebbia, forse fuori dal mondo, per riflettere sui peccati commessi.
Dopo un inizio molto forte conosciamo il personaggio di Sandokan, l'unico fuori dal clero all'interno del film. La sua presenza cresce con il passare dei minuti e questa è forse la scelta che ho apprezzato di meno. Il grottesco a volte rischia di prendere il sopravvento.
Finale un po' convulso, forse sono mancate le idee per dare una svolta alla vicenda.
Peccato perche il soggetto gia' era importante, la regia superba, forse carente in fase di scrittura.

Tango71  @  09/11/2017 14:17:07
   5 / 10
Lo scopo di Larraín qui è solo di attribuire la colpa in modo che i suoi personaggi non siano altro che esseri vili. Il risultato è una morale di stretta mentalità, il film si blocca dall'inizio alla fine per mano inquisitoria del regista.

EddieVedder70  @  17/09/2017 21:27:38
   8 / 10
può esserci perdono? redenzione? e la pena può essere giusta? l'ottimo P.Lorrain non da giudizi, ma non assolve nessuno e fa a pezzi sia i singoli che l'intera istituzione ecclesiastica. La Chiesa è fredda, ha paura di esporsi, preferisce sotterrare, nascondere piuttosto che denunciare o essere denunciata, la Chiesa, o meglio gli essere deboli e umani (termine che qui, quanto mai, uso in senso negativo) che la gestiscono sono poveri, aridi di spirito, arroganti, privi di illuminazione (se non divina, almeno culturale, scientifica). Siamo tutti vittime, animali compresi; anzi, loro ancor più di bambini molestati, poveri derubati, uomini non aiutati.
Film tremendo, agghiacciante nei dialoghi, nella messa in scena e nello sviluppo. IL "Club" non è un film sulla chiesa, ma sulla prigione.
Eccellente il cast, ma sorprende in un epoca dove la definizione del digitale porta a confezionare immagini iperrealistiche, come Lorrain riesca ad essere VERO, con visi reali incastonati in primi piani senza margini e sfondi, con luci spente, con immagini prive di contorni, senza far vedere più del minimo necessario.
Capolavoro? credo di sì, ma anche pesante da vedere e non consigliato a molti

TheLegend  @  25/02/2017 14:28:34
   6½ / 10
Film coraggioso e ben diretto che però a mio parere non lascia pienamente il segno nello spettatore.

markos  @  10/02/2017 19:14:27
   7 / 10
Si riesce ad odiare fin da subito i protagonisti del club, ancora di più nel proseguo del film. Sprezzante. Una pellicola che ci pensi anche il giorno dopo.

marcogiannelli  @  13/01/2017 22:56:53
   8 / 10
Film che ha una parte d'indagine ecclesiastica anche superiore a quella di Spotlight, ma che dà il meglio quando le carte si scoprono, ovvero nei 20-25 minuti finali.
Funziona tutto, dalla regia, alle interpretazioni.

TheLory  @  25/11/2016 16:44:22
   7 / 10
Buon film, anche se ormai è così pane quotidiano sentire l'abbinamento prete-pedofilia che non fa nemmeno più sta gran notizia... avete capito a che punto siamo arrivati? Eh già

Nic90  @  10/10/2016 21:41:53
   7 / 10
SPOILER
Un film sorprendente,4 preti "rinchiusi" in un luogo per redimere le loro colpe o per essere nascosti dalla chiesa?
Fatto sta che la prima parte è devastante,con accuse gravi nei confronti di uno di questi che si suicida.
Il film scorre mostrando tutto il marcio che investe tali preti (chi piu' chi meno) e che si conclude con una scena finale che conferma quanto la redenzione sia un miraggio...

Allen90  @  15/09/2016 00:24:54
   8 / 10
Un film difficile da vedere e mandare giù. Mi ha incantato e sconcertato, come è giusto che i grandi film tentino di fare.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR wicker  @  31/07/2016 12:29:05
   7½ / 10
preti pedofili e non solo in salsa cilena .
Bella idea , originale e nonostante una prima parte un pò fredda ,crea comunque i presupposti per un gran secondo tempo dove la cattiveria umana passa ogni immaginazione pur di preservare le abitudine e le concessioni..
Bravi gli attori sconosciuti e buona anche la regia che non si lascia attrarre dall'idea di raccontare solo il male ,ma ne analizza sapientemente il conseguente disagio.

Rollo Tommasi  @  24/06/2016 14:09:23
   7½ / 10
Dopo la trilogia "laica" sui crimini di Stato del Dittatore Pinochet, Larrain dilania le carni di "peccatori confessionali", un gruppo inquientante di esuli sacerdoti, che sono costretti a vivere confinati in un villaggio di pescatori, sotto la sorveglianza benevola di una suora, a scontare i propri peccati. L'ipocrisia di quello squallido confino verrà disvelata dall'arrivo di un ispettore del Vaticano, che concepisce un più brutale metodo di espiazione dei peccati, attraverso l'umiliazione ed il confronto quotidiano con essi, dal quale non è ammesso evadere con il suicidio.
Film crudo, pieno di simbolismi violenti, di piccoli e grandi "Cristi" umani ed animali, vittime prescelte di un imperscrutabile disegno, di cui lo spettatore coglie soprattutto la natura depravata e malsana, in una vertiginosa fusione cosmica tra Inferno e Paradiso.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  07/05/2016 14:40:45
   8 / 10
La chiesa cattolica ed il suo controverso rapporto con la storia cilena. attraverso personaggi di prelati o ex prelati di differenti età o genrazione. Una storia di peccati. Un luogo che sembra un oblio eterno per coloro che hanno commesso una colpa, che non ammettono le loro colpe e che non potranno avere l'espiazione dei loro peccati. Schegge impazzite di una struttura millenaria monolitica che non ammette intrusioni dall'esterno e che cerca di cambiare all'interno della Casa senza ripercussioni all'esterno. E' una tipica logica gattopardesca, molto raffinata e spiazzante di Larrain, dove il corpo stesso della chiesa viene messo sotto accusa, senza usare facili invettive e chi si trova nella situazione di scardinare, più o meno consapevolmente, dall'esterno subisce l'atroce beffa di essere vittima l'ennesima volta (straordinario il delirio iniziale di Sandokan che descrive una sorta eucarestia empia). E'spiazzante El Club perchè è un luogo governato con una logica e una morale distorta di assoluta mancanza di consapevolezza delle proprie colpe e che anzi presenta una ricerca di manipolare e deviare da esse facendole ricadere a terze persone. Uomini e donne colpevoli ma anche vittime di un sistema che nasconde volutamente i peccati dei suoi membri come la polvere sotto i tappeti. Non tragga in inganno il tono molto dimesso del film, perchè ha una potenza più devastante di quanto mostri. Larrain con questo ennesimo film dimostra ancora una volta di essere uno dei migliori cineasti sulla piazza e sicuramente il migliore di tutto il continente sudamericano, perchè l'equilibrio con cui riesce a gestire una materia così incandescente non era affatto facile.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  30/04/2016 14:53:43
   7 / 10
Per chi conosce Larraín saprà senz'altro come avvicinarsi alle sue pellicole. Anche questo film (se non addirittura di più) esplora angoli bui e lati umani deplorevoli, un luogo (in questo caso una casa isolata) dove non c'è espiazione abbastanza forte. In questo posto i personaggi di certo non si lasciano alle spalle il loro miserevole passato, bensì si scontrano con esso ogni giorno.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  28/04/2016 00:23:49
   6½ / 10
E' una lezione di Regia immensa, eppure a costo di sembrare incontestabile il tanto atteso film di Larrain non mi e' piaciuto. Dipende, ti spiazza completamente. Fotografia nitida che sembra di rivedere Dreyer (e magari umanamente il Senso della Fede del grande regista nordico europeo), momenti che scivolano (volutamente forse) nel grottesco e una direzione quasi teatrale, rigorosissima, che passa dal Sublime a momenti imbarazzanti (il dialogo tra
Castro e "Sandokan", il delirio Martirico di quest'ultimo), secondo il mio parere inutilmente rivestiti di pretenziosita' formale. Intendiamoci, e' un film forte che nulla concede allo spettatore comune, che sa anche toccare le corde giuste sul divario tra Licenza e Misericordia - qualche passo biblico direbbe meglio di me - e a tratti e' molto bello - il monolitico nucleo di "esiliati in toga" e qualche altra volta decisamente insopportabile. Ripeto, certo che ritengo sia tutto frutto di calcolo dell'abilissimo cineasta, ma avrei gradito un approccio meno metaforico/filosofico e piu' attinente alla realta'. Larrain sembra così 'assolvere' il peccato Carnale come necessario alla Scelta della castita' talare, ma e' solo una forte contraddizione, fra le tante di un film che sanguina lorda autentici sciagurati con una sorta di inquietudine morale, e al prezzo di sminuire narrativamente il loro squallore umano

1 risposta al commento
Ultima risposta 28/04/2016 00.26.15
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-Uskebasi-  @  01/04/2016 02:54:37
   7½ / 10
COMMENTO SPOILEROSO

Dietro ogni prete c'è un uomo. Buono spesso, altre cattivo, integro e forte spesso, altre fragile e vigliacco.
4 uomini che hanno indossato l'abito talare sono in "esilio" in un paesino della costa cilena, sotto la supervisione di un'ex suora. Si nascondono nella ripetività quotidiana e nascondono le loro debolezze, passate e presenti.
Un uomo scuoterà il loro amato e odiato mondo. Un altro li umilierà mostrandogli quello che dovrebbe essere uno specchio.
Inizia con un levriero e termina con cinque lupi attorno a un agnello.

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER

Gruppo COLLABORATORI SENIOR ferro84  @  29/03/2016 22:24:30
   7 / 10
Ambientazione stile "la morte e la fanciulla" di Polanski per un luogo di perdizione e penitenza, in realtà The Club è il limbo o forse l'antinferno dove vengono parcheggiati i senza speranza.
Ai confini del mondo vittime e carnefici si confondono e cosa resta alla fine? Vuoto e solitudine.

The Club è un film molto forte ma anche un film della maturità per Larrin che riesce a spuntare alcuni aspetti un pò troppo rindondanti del suo cinema, un certo autorialismo pesante, e forse si cerca un equilibrio .....trovato ma non ancora perfetto.

Resta innegabile che alcuni elmenti sfuggono e forse al film manca quella svolta narrativa forte capace di dare una svolta alla storia ma la scelta è forse voluta ma l'ambiugità resta un pò troppa.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  25/02/2016 11:14:54
   8 / 10
Sulla costa, leggermente occultata dalla perenne bruma portata dall'oceano, c'è una casa in cui vivono una donna e quattro uomini. Non è una prigione vera e propria, ma i residenti si sono macchiati in passato di tremendi atti, motivo per il quale sono stati nascosti agli occhi del mondo, sepolti come polvere sotto il tappeto.
La donna è un ex suora eletta a blando secondino di un gruppo di sacerdoti, ormai impossibilitati ad esercitare, in quanto incarnazione corrotta alimentata dal potere conferito loro. Pedofilia, abusi su minori, commercio di neonati, torture; i quattro disgustosi peccatori vivono in modo frugale ma senza affanni in quel purgatorio isolato, impegnati a coltivare ancora il vizio sfruttando un levriero per appagare l'avidità materiale.
Il loro monotono mondo viene però sconquassato dall'arrivo di un nuovo sacerdote, incalzato da quella che fu presumibilmente una sua vittima. Le cose precipitano, ci scappa il morto e l' indagine interna diventa inevitabile, messa in moto da un prete di nuova generazione ma dai metodi arcaici, quasi inquisitori, tra l'altro, a sua volta, tentato dal peccato in quanto incapace di sfuggire la sua plagiabile natura di uomo.
Ed è questo il fulcro concettuale del film, infatti non siamo in presenza di un pistolotto anticlericale o avverso al sacerdozio, Pablo Larrain mette semplicemente a nudo la debolezza umana al cospetto del serpente tentatore. Al tempo stesso condanna l'occultamento preventivo, l'immunità e tutti quei mezzucci cui la chiesa ricorre per salvare i suoi rappresentanti, cercando di evitare accuratamente scandali o imbarazzanti inchieste.
Il regista cileno, da sempre artefice di un cinema frontale e schietto, veicola l'orrore attraverso le parole, dialoghi o monologhi in cui nulla viene nascosto allo spettatore, schiaffeggiato verbalmente con irruenza a tratti insopportabile.
Ricordando poi la precedente trilogia -composta da "Tony Manero, "Post Mortem", "NO - I giorni dell'arcobaleno"- dedicata da Larrain al proprio paese dilaniato dalla dittatura del generale Pinochet, è impossibile non cogliere il prepotente reiterarsi quasi metaforico, in cui l'abuso sul più debole si protrae da sempre per lo più impunito.
In questo caso però Larrain evita facili accomodamenti, c'è una pena da scontare. Ed erge la stessa al centro di quel grigio oblio, dove convivere ogni giorno con la prova tangibile delle proprie colpe è come un bruciare lentamente tra quelle fiamme infernali, troppe volte invocate a sproposito.

dagon  @  20/02/2016 13:43:53
   6½ / 10
Stavolta è il Cile ad affrontare la questione dei preti pedofili, con estrema durezza, in un modo assolutamente inconsueto. Un film sui sensi di colpa, sui fantasmi del passato che tornano impietosi, sulle insanabili ferite della psiche. Interessante.

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