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Molto poetico e mistico Jodorowski, in una biografia magica e onirica con un padre comunista autoritario. Prima parte bellissima, nella seconda forse si arranca un poco. Nel complesso un'opera molto bella e molto personale...
Jodorowsky ad ottanta e passa anni realizza la sua opera più lineare,fedele al suo linguaggio visivo,biografica ( anche se in modo surreale) e soprattutto meno autocompiaciuto rispetto al passato. Un lavoro barocco,dai colori vivaci e ben calibrato, nel quale riecheggiano echi felliniani e di Kustorica conditi con simbolismi ed archetipi tipici dell' autore cileno. Girato con un basso budget, nonostante qualche momento di stanca è un lavoro che non smette di sorprendere e stupire per tutte le oltre due ore di durata,per chi ha apprezzato le precedenti opere di questo regista è un lavoro imperdibile.
L'infanzia di Jodorowsky è un viaggio surreale dove le caratteristiche del regista si mantengono pressochè intatte, anche se la matrice fellianiana nel paese di Topocilla diventa una sorta di Amarcord malinconico. Se lo stesso regista nei suoi primi anni è il protagonista della prima parte, il vero viaggio di formazione, tipico dei film del regista cileno, è quello affrontato dal padre. Una vera e propria odissea personale nutrita di ideologia che si scontra con l'altrettanto tormentata storia del paese cileno e delle sue dittature. Molto più lineare nella narrazione ed alleggerito dalla carica simbolica dei suoi film precedenti, Jodorowsky riesce ancora a regalare ottimi momenti e belle sequenze come la lunga processione degli appestati, in cui dà libero sfogo alla sua carica visionaria.
Ho avuto l'impressione che questo sia il film di Jodorowsky con la trama più lineare che ha fatto. :) Ma il suo Cinema è sempre con la C maiuscola. Una biografia surreale girata con spirito e fisico dal geniale regista cileno, ora 86enne, direi meglio un evento, visto che non girava una pellicola da 23 anni! Fantasia e realtà insieme, perché la vita è una "danza" come dice lui stesso, una vita di situazioni politiche difficili, adolescenze dolorose e vite adulte sull'attenti. Una vita dove si sogna, si trova rifugio con personaggi immaginari e si cerca sicurezza e sostengo. Nel cast Brontis, il figlio di Alejandro, e una soprano nel ruolo della madre.
Non male come ritorno, peccato che la messa in scena sia decisamente inferiore ai suoi film precedenti, forse per un limite di budget ma alcune cose come la fotografia piatta e troppo digitale potevano essere ovviate. Una discreta autobiografia melodrammatica quasi teatrale con innesti di fantasia che nel suo caso non potevano mancare, ma il maestro ha fatto di meglio con Santa Sangre e Il ladro dell'arcobaleno decisamente più cinematografici e fantasiosi.