lancillotto e ginevra regia di Robert Bresson Francia, Italia 1974
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lancillotto e ginevra (1974)

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locandina del film LANCILLOTTO E GINEVRA

Titolo Originale: LANCELOT DU LAC

RegiaRobert Bresson

InterpretiLuc Simon, Laura Duke Condominas, Humbert Balsam, Vladimir Antolek

Durata: h 1.20
NazionalitàFrancia, Italia 1974
Generedrammatico
Al cinema nel Settembre 1974

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Trama del film Lancillotto e ginevra

Dopo due anni di ricerche del Santo Graal, costati molte vittime, Lancillotto del Lago, il più valoroso dei Cavalieri della Tavola Rotonda, e i suoi compagni tornato sconfitti alla Corte di Re Artù. Convinto che il falimento dell'impresa sia un castigo divino, per la sua relazione con Ginevra, moglie di Re Artù, Lancillotto tenta di spezzare quel legame. Costretti all'ozio forzato i Cavalieri si abbandonano a rivalità e inimicizie. Uno di loro Mordred ostile a Lancillotto rivela al re il segreto del suo ex compagno d'armi.

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Voto Visitatori:   8,20 / 10 (5 voti)8,20Grafico
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Voti e commenti su Lancillotto e ginevra, 5 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

stratoZ  @  17/10/2024 12:26:09
   8 / 10
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Trasposizione della celebre storia del ciclo arturiano da parte di Bresson che si cimenta per la seconda volta in una pellicola medioevale, dopo il riuscitissimo episodio del processo a Giovanna D'Arco, l'abilità dell'autore in questo caso, è quella di riuscire a realizzare un film cavalleresco adattandolo splendidamente al suo stile asciutto e riuscendo a privarlo delle sensazioni che spesso vengono associate al genere, non emerge l'eroismo o la spettacolarità delle sequenze, la messa in scena di Bresson è coerente col suo stile, rappresenta in maniera ermetica le avventure di Lancillotto e dei superstiti della fallimentare spedizione del Sacro Graal, anche con un po' di disillusione se vogliamo, molti membri della tavola rotonda sono venuti a mancare, la relazione tra Lancillotto e Ginevra sembra essere arrivata ad un punto di crisi causata dall'ossessione di Lancillotto per la sua missione, anche il resto dei compagni gli sta voltando le spalle e sta andando dalla parte di Mordred, insomma Bresson mostra la parte più disillusa del ciclo arturiano, lontana dai valori romantici, epici, cavallereschi che solitamente vengono attribuiti, ovviamente la sua regia è fantastica al riguardo, riducendo all'osso il più possibile la spettacolarizzazione, basti vedere il torneo cavalleresco come viene rappresentato, con la trovata geniale dell'autore di mostrare la soggettiva dei cavalli, con quell'inquadratura bassa che accenna solamente l'azione, sembra distaccarsi, come in altre sue opere sfrutta il fuori campo e un sonoro gestito benissimo per narrare, o ancora il reparto scenografico, lontano dalle imponenti rappresentazioni di gloriosi castelli, il tutto è ridotto alle mura spoglie, agli interni delle prigioni, non ci sono le corti sfrarzose o i torrioni giganteschi, la tavola rotonda è vuota e abbandonata a se stessa, ogni rappresentazione di gloria è evitata, Bresson come al suo solito scende ad analizzare l'animo, in questo caso quello di Lancillotto, lacerato dalla sua missione andata male e in stato di abbandono, soltanto l'amore di Ginevra sembra essere l'unica ancora rimasta.

Operazione molto interessante di Bresson che applica al soggetto epico ed eroico per antonomasia la caduta degli ideali tipica del suo cinema, Lancillotto potrebbe in fondo essere paragonabile al curato di campagna, all'asinello Balthazar, a Mouchette, a tutti i suoi personaggi persi in un mondo che li ripudia sempre di più, qui però l'autore gioca molto anche col genere, dopo aver svuotato delle sue caratteristiche il caper movie con "Pickpocket", questa volta asciuga brillantemente il dramma cavalleresco, altro film di importanza magistrale dell'autore.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  01/09/2022 23:53:47
   7 / 10
Adoro Bresson e il suo stile asciutto nel raccontare storie, dove l'azione principale è spesso fuori all'immagine semplicemente perche...non serve a descrivere cosa stia succedendo. Fa cosi nella scena dei duelli e nel finale.

Protagonisti anche i suoni dell'ambiente e in particolare delle armature, il loro cigolio copre spesso i dialoghi dei protagonisti...tutti molto ingessati nella recitazione come sicuramente richiesto.

Malgrado questo brillante modo di dirigire il film credo sia uno dei minori del grande regista Francese. Non mi ha emozionato come in altre occasioni, forse perche piu' o meno la storia la si conosceva.

Italo Disco  @  14/02/2022 18:17:39
   8½ / 10
Anti-spettacolare visione della saga della Tavola Rotonda. Lontano da qualsiasi parametro commerciale, è un avvolgente alchimia mistica dal rigore freddo ma alquanto angosciante, proprio perché racconta di Uomini devoti all'autodistruzione senza che ci sia un qualcosa su cui aggrapparsi, neanche alla bella musica di Philippe Sarde, usata poco, sovrastata dal mortifero rumore delle armature. Impegnativo.

Invia una mail all'autore del commento wega  @  07/09/2009 19:05:37
   9½ / 10
"Lancillotto e Ginevra" è l' opera più ambiziosa di Robert Bresson, e, sbilanciandomi, pur essendo presente la mdp a spalla e una velocissima carrellata laterale, è il Bresson più essenziale in assoluto. Credo l' unica opera dell' autore che si basa su un suo soggetto, la Storia è solo un pretesto per riportare le tematiche a lui care, soprattutto dell' ultimo periodo a colori. La fame di gloria e la Cerca del Sacro Graal prendono il posto sostenzialmente del denaro, e la compagnia dei cavalieri della Tavola Rotonda di Re Artù (che è rotonda per non dare privilegio a nessuno..interessante, mica lo sapevo) su qui grava la tremenda Maledizione al ritorno della spedizione, ovviamente fallita, è mossa da una forza oscura (la Maledizione appunto) che ha tutti i connotati del Diavolo tanto enunciato nel film successivo "Le Diable Probablement". Fotografia di Pasqualino De Santis e straordinario sonoro in un film leitmotivato dal nitrire dei cavalli e il secco cingolìo degli snodi delle armature.

eizenstein  @  24/03/2009 10:37:02
   8 / 10
Innanzitutto non si può dire che non sia un grande film perchè lo è. Il marchio di fabbrica di Bresson, cioè il suo stile asciutto, concreto e distaccato, offre una maggiore drammaticità agli eventi. Non vi sono eroismi, romanticismi, ideali, solo guerrieri stanchi che si lasciano andare a tradimenti, gelosie, assassini. La scena del duello vista dal punto di vista dei cavalli resta impressa per i fantastici suoni del trotto, della tromba e dei brevi ma violenti scambi di colpi tra cavalieri. L'azione ed il fatto sempre sopra tutto.
Quello che però mi fa dire molto bello ma non capolavoro è il fatto che secondo me epopea storica e Bresson non si conciliano perfettamente, come avevo notato con Giovanna d'Arco. Per come lo vedo io, aggiungere al distacco dellla regia un altro salto nella Storia medievale è un po' troppo, diciamo che preferisco "Il diavolo probabilmente".

1 risposta al commento
Ultima risposta 16/08/2009 08.52.29
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