la sposa promessa (2012) regia di Yigal Bursztyn Israele 2012
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la sposa promessa (2012)

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locandina del film LA SPOSA PROMESSA (2012)

Titolo Originale: LEMALE ET HA'HALAL

RegiaYigal Bursztyn

InterpretiHila Feldman, Razia Israeli, Chayim Sharir, Yiftach Klein, Renana Raz, Ido Samuel, Irit Sheleg, Hadas Yaron

Durata: h 1.30
NazionalitàIsraele 2012
Generedrammatico
Al cinema nel Novembre 2012

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Trama del film La sposa promessa (2012)

Shira proviene da una famiglia di ebrei osservanti, ha 19 anni e si sta preparando alle nozze con un promettente allievo di una scuola religiosa quando sua sorella muore nel dare alla luce il suo primo figlio. Devastata dal dolore, la madre di Shira si preoccupa che il genero Yochay, rimasto ormai da solo, trovi un'altra moglie e porti via lontano da lei il nipotino. Per evitare che ciò accada, si convince che Shira debba sposare Yochay. Di fronte ai pareri contrastanti di amici e familiari, Shira è combattuta tra i suoi desideri e il senso di dovere nei confronti della famiglia. 

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Voto Visitatori:   6,55 / 10 (10 voti)6,55Grafico
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Voti e commenti su La sposa promessa (2012), 10 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  27/11/2013 12:30:58
   6 / 10
Il film ci porta all'interno di una comunita' Ebraica dove conosciamo, e scopriamo, usi e costumi legati alla religione.
A parte l'iniziale curiosita' la pellicola mantiene per tutta la sua durata uno stile sommesso, che sinceramente mi ha annoiato.

topsecret  @  06/05/2013 17:11:07
   6½ / 10
A mio parere è un film lineare nel suo racconto, discretamente interpretato e diretto, che senza offrire grande originalità racconta con una certa sobrietà usi e tradizioni di una famiglia ebrea e del nutrito nucleo che la circonda.
Un film che ci fa conoscere realtà diverse sull'amore e sul matrimonio.

Ape1  @  26/04/2013 08:45:24
   8½ / 10
Va visto quanto meno come forma documentale e spaccato del mondo dell'ebraismo ortodosso. Troppo facile liquidare il tema, ed il film, come rappresentazione di un mondo aberrante. Non è così, ed il film è realizzato bene, la fotografia è bella e lo stile non è nè retorico nè noioso (ovvio che ha senso accostarsi al film se si ha interesse per le culture diverse dalla nostra, altrimenti il film apparirà solo pesante, non è un thriller).
Alla fine si vede che, tutto sommato, i protagonisti hanno un margine di scelta all'interno della società di cui fanno parte. Non manca qualche episodio spassoso sui problemni che talvolta si presentano ai rabbini.
Non un capolavoro assoluto, ma un film buono/ottimo; mezzo voto in più perchè è il primo diffuso in Italia che tratta questi temi della società ebraica.

Febrisio  @  01/04/2013 14:35:19
   6 / 10
Buono nell'ambientare in modo consono delle tradizioni che (a me) risultano di un altro pianeta. Malgrado sapessi cosa andavo incontro, purtroppo la visione è stata difficile. Il tema è trattato in modo verosimile e lento (non in negativo), ma quel che peggio con discorsi alla lunga ripetitivi. Se da un lato ricrea bene l'essere donna in questa ambiente, con le relative riflessioni famigliari, ricrea un mondo ebreo ultraortodosso che non sembra comunicare che con altri ultraortodossi. Un mondo appartato e saggio, che però nel film soffoca in una visione tanto e soprattutto seria, ma anche conformista, ardua da seguire.

Dopo tante riflessioni poste nella durata minima sindacale di 90 minuti, riflessioni sempre sull'unico argomento, sembra prettamente da occidentale (e non per offendere) una gran pippa mentale. Chiedendomi, pur avendoli visti a schermo, quanto possa -io, tu...occidentale- capire il vero significato di questi gesti, tradizioni.
Ad ogni modo, Buon Shabbat a tutti.

desertoceano  @  08/03/2013 23:23:20
   6 / 10
Per conoscere realtà diverse dalla nostra

Invia una mail all'autore del commento Laisa  @  07/03/2013 05:45:50
   8 / 10
una meravigliosa rappresentazione, senza sbavature, di un sacrificio (Shira). di un egoismo meschino (la madre). dell'arte del compromesso (padre).
non c'è uno sguardo, un gesto fuori posto, in quello che è a mio avviso il miglior film della stagione.

man mano che aumentano l'angoscia, il ricatto, la claustrofobia, il senso di colpa e si profila una trappola senza uscita, i segni si confondono, e nessuno è più in grado di leggerli...

singolare che il regista sia un uomo, perché ha una sensibilità, una delicatezza, tutta femminile, con sottintesi e rimandi non sempre facili da cogliere... (è che sono il valore aggiunto di questo piccolo capolavoro).


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danielplainview  @  22/01/2013 17:16:22
   6½ / 10
Il film è ben realizzato e mi dispiace non potergli dar di più, ma il tema trattato è, culturalmente, troppo lontano da me per potermici immedesimare appieno.
Sarebbe stato 6, ma la scena finale vale quel mezzo voto in più.

tumbleweed  @  17/01/2013 15:43:42
   5 / 10
Trooooppo lento, e soprattutto dal mio punto di vista non finisce (o finisce a seconda dei gusti)

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  26/11/2012 18:36:57
   6½ / 10
E' certamente un film che richiede molta curiosità da parte dello spettatore, pazienza e una passione etnologica per cerimonie e usi e costumi di un particolare gruppo sociale. Occorre anche essere interessati a piccoli-grandi avvenimenti così importanti per "piccole" persone (come ad esempio il matrimonio per una giovane ragazza, il mantenere unita sotto lo stesso tetto la famiglia per una madre, ecc.). Se preso da questo punto di vista (l'illustrazione del modo di pensare l'amore e la gestione familiare presso una comunità religiosa tradizionalista ebraica) allora è senz'altro un film molto interessante e ben fatto. Se invece si cerca spasso, divertimento, oppure un'esperienza emotiva forte che rimanga impressa, allora meglio non andare a vederlo.
La storia si svolge in maniera fortemente teatrale. I dialoghi, i primi piani, i campo-controcampo, le luci, le ambientazioni sono quindi essenziali e sono il cuore del film. Si cerca inoltre di illustrare un mondo tutto interiore e infatti dei protagonisti non sappiamo se lavorano, che mestiere fanno, cosa pensano del mondo che li circonda. Tutto il film si concentra quindi sul dilemma di una ragazza (Shira), se sposare o no il marito della sorella deceduta.
Chi si aspetta una presa di posizione netta da parte della regista contro usi e costumi retrivi, contro una società maschilista soffocante, con la protagonista che si ribella e diventa eroina di liberazione, si sbaglia. La regista resta fedele al mondo che descrive, lo illustra quasi in maniera impassibile, rappresentando le logiche che lo governano come se fossero naturali e quasi dovute.
La cosa paradossale è che proprio grazie alla fedeltà e alla minuzia della rappresentazione, si crea come una specie di estraniamento da parte dello spettatore nei confronti della storia che viene rappresentata, vediamo tutto dal di fuori e quindi siamo in grado di giudicare spassionatamente.
In questa maniera si evidenziano le tantissime assurdità di questo modo di vivere così chiuso e rigidamente regolato. Ci si sposa e ci si innamora senza conoscere l'altra persona. Si pensa di dare libertà a una persona quando invece è stata educata a non essere libera. Tutte contraddizioni che si riflettono nella povera 18enne Shira, che letteralmente non sa come comportarsi, non trova scelte, non trova sbocchi. Anche se volesse ribellarsi o cercare alternative non può perché non ce ne sono, non ne vede. Il senso di colpa introiettato fa il resto. La poveretta si trova ad agire in base a principi esterni alla propria volontà. Le si chiede sincerità, ma le poche volte che dice quello che pensa ferisce e umilia le persone, proprio perché il suo animo è incompatibile con quello che le viene offerto. Purtroppo questo tipo di società (quella chiusa e conservatrice) è vittima del formalismo e dell'ipocrisia e il film indirettamente ce ne dà una conferma.
Insomma, non riusciamo a capire cosa sentono veramente i personaggi e soprattutto SE sentono. La mdp non ci riesce e forse non vuole.
Del resto lo smarrimento e il fallimento di un sistema che pensa di rendere libero e felice il singolo individuo grazie al rispetto di ciò che è già stato stabilito da altri, è lampante nella bellissima scena finale (l'unica veramente riuscita del film).
Interessante documentario quindi di come sia impossibile (e non sia previsto) diventare donna (persona) libera e responsabile all'interno di una società tradizionalista (ebraica).

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  19/11/2012 17:03:07
   6½ / 10
L'avevo proprio perso, alla mostra del cinema di Ve, e finalmente eccolo, questo piccolo film su una comunità Chassidica, con tutto il suo bagaglio di appartenenze, religiose culturali e familiari. Che dire? Speravo in un'esperienza "forte" ed è solo carina, malgrado gli entusiasmi della critica. Un film di un'integralismo radicale che può affascinare ma anche infastidire. La regista ci impone il veto delle emozioni (omesse, interiorizzate) o rivelazioni brucianti lasciate carburare un bel pò. Insomma, tipica summa da esperienza letteraria occidentale, malgrado le premesse (Jane Austen) dove vige l'orgoglio e il pregiudizio (lasciato all'istinto dello spettatore, quest'ultimo). Contorniato da inni e canti incrinamaroni di non poco conto, e un dogmatico senso del dovere (alienazione? sacrificio?) il film offre comunque splendidi dialoghi e poi... poi c'è la Coppa Volpi femminile Hadas Taran che regge l'intero film. Ti accorgi a poco a poco che la sua Shira, così artefatta e "pura" ma anche determinata, virginale ma concreta, non si dimentica facilmente. Diciamo che si fa ricordare più dello stesso film (regia corretta ma senza guizzi creativi) per un film d'essai grazioso che non frantuma le ali - come farebbe amos gitai al suo meglio. Ma ci resta il ricordo di quest'anima candida, pronta a consegnarsi alla vita e magari a dirci che i sentimenti, quelli veri, si esprimono col tempo, basta assecondarli

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