leslie - il mio nome e' il male regia di Reginald Harkema USA 2009
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leslie - il mio nome e' il male (2009)

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locandina del film LESLIE - IL MIO NOME E' IL MALE

Titolo Originale: MY NAME IS EVIL

RegiaReginald Harkema

InterpretiGregory Smith, Kristen Hager, Ryan Robbins

Durata: h 1.35
NazionalitàUSA 2009
Generethriller
Al cinema nel Gennaio 2009

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Trama del film Leslie - il mio nome e' il male

Questo film, basato su fatti realmente accaduti nel 1969 negli Stati Uniti, rivive il processo a Charles Manson e alla Famiglia (la comunità hippy da lui stesso fondata e così denominata), accusati di aver barbaramente e sadicamente ucciso con ripetute coltellate personaggi di spicco del jet set holliwoodiano. Sullo sfondo di un'America degli anni ?60, profondamente divisa tra chi appoggiava la guerra nel Vietnam e chi ne era contrario, prende avvio il processo e la vicenda intrecciata attorno ad esso: il giovane Perry, membro della giuria, viene ammaliato da Leslie, una delle ragazze imputate, ed i suoi pensieri rimangono intrappolati in sfrenate fantasie. Perry, che di professione è un chimico impiegato in un'azienda fornitrice di materiale per la costruzione delle bombe usate in Vietnam, cerca nel processo e nei suoi imputati le risposte alle perplessità nei confronti della società dell'epoca.

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Voto Visitatori:   5,44 / 10 (8 voti)5,44Grafico
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Voti e commenti su Leslie - il mio nome e' il male, 8 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

alex94  @  12/01/2017 14:33:21
   5½ / 10
Charles Manson anche a distanza di oltre quarant'anni dai tragici eventi che lo resero celebre in tutto il mondo continua ad ispirare registi,scrittori ed artisti vari........
Quest' ennessima pellicola sull'argomento nonostante non sia particolarmente riuscita merita comunque una certa attenzione per il modo in cui il regista Reginald Harkema (quì al suo esordio cinematografico) affronta l'argomento..... Egli lascia in disparte la figura di Manson,preferendo concentrarsi su una delle giovani componenti della sua "famiglia" Leslie e sul "rapporto" tra quest'ultima e il giovane Perry (ragazzo proveniente da una famiglia patriottica fino al midollo ed ultra conservatrice) componente della giuria chiamato a condannarla o meno a morte.
Harkema critica in modo piuttosto spietato gli Stati Uniti di quel periodo,soffermandosi in particolare sulla politica estera (la guerra in Vietnam) e le diverse incongruenze tra i tanto conclamati valori ed i pensieri e le azioni di una buona fetta della società americana......alla fine il regista vuol mostrare che se da una parte Manson ed i suoi seguaci accoppavano gente più o meno a caso lo stesso faceva gran parte dell'America sostenendo la guerra in Vietnam..... si vabbé il messaggio era già abbastanza chiaro anche senza che il regista lo schiaffasse esplicitamente in faccia allo spettatore ogni cinque minuti.... dopo un po fa solo girare le palle.
Anche io sinceramente non ho particolarmente gradito il taglio grottesco che è stato dato alla pellicola (ed in particolare nella caratterizzazione di certi personaggi) con lo scopo di esasperare e rendere ancora più comprensibile il messaggio che il regista vuole (per forza) trasmettere allo spettatore.
Il problema è che critica a parte il film non lascia praticamente nullae,non annoia,ma non risulta neanche mai particolarmente coinvolgente,non stimola ad una seconda visione.... non suscita particolari emozioni.
Discretamente realizzato dal punto di vista tecnico e ben interpretato dal cast..... Confesso che mi ha lasciato un po l'amaro in bocca,nonostante non sia una pellicola da buttare,sfrutta solo minimamente le sue numerose potenzialità.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  27/01/2015 11:18:08
   4½ / 10
La diabolica figura di Charles Manson è solo il punto di partenza per affrontare un'arringa molto aggressiva nei confronti degli Stati Uniti d'America; una nazione in piena crisi identitaria, sepolta sotto le sue stesse contraddizioni cristallizzate nella politica guerrafondaia di Nixon in profonda antitesi con la devozione ai dogmi cattolici.
Lo spauracchio del comunismo, sempre utilizzato per fini manipolatori, e la guerra del Viet Nam, sempre più lorda di sangue innocente, generano una situazione di preoccupanti tensioni sfocianti nella nascita di alcuni movimenti più o meno pacifici in netto contrasto con le scelte del governo.
Tra questi contestatori si muove la "family" di Manson, una sorta di comune dedita al sesso di gruppo e alle droghe. Un gruppo di ragazzi guidati da un fanatico che in pieno delirio di onnipotenza ideerà una serie di efferati omicidi, tra cui quello di Cielo Drive (con vittima, tra gli altri, l'attrice Sharon Tate) a rimanere indelebilmente impresso nella memoria di tanti.
L'obiettivo si posa su due giovani: c'è Perry, studente modello cresciuto a pane, patriottismo e religione, angustiato dalle proprie convinzioni mentre attende di sposare la sua fidanzata timoratissima di Dio; quindi c'è Leslie, figlia del ceto medio, profondamente scossa dalla separazione dei suoi e da un aborto. I due si incontrano, lui è nella giuria chiamata a stabilire le colpe di Leslie, lei l'imputata seduttrice e subdola. Il fascino del male, del proibito e dell'eccesso colpiscono sino ad un epilogo beffardo, dove nessuno è realmente innocente.
Il potenziale c'era tutto ma la sceneggiatura sfilacciata, i personaggi per nulla approfonditi, la logica temporale modesta affossano una pellicola dai troppi difetti. A lasciare perplessi poi è il piglio grottesco, se vogliamo anche irrispettoso nei confronti delle vittime, a cui aderisce più volte il regista. Un film insipido: banale come thriller, nullo come documento storico, carente sotto ogni punto di vista e fastidioso nel mostrare un'ammirazione neppure troppo velata per Manson.

krueger419  @  23/06/2014 20:33:12
   8 / 10
Siamo negli anni '60 e il patriottismo/finto buonismo sono le basi della società americana. Jesus Christ salva e la figura del presidente è analoga a quella del Salvatore. In questo panorama di chiusura mentale iniziano ad emergere le prime trasgressioni che si manifestano per lo più con cultura hippie.
Una cultura non devota alle proprie origini ma nemmeno ai valori opposti a quelli della società. Una cultura "pacifista" che condanna la guerra attraverso i propri costumi e simbolismi.
E poi c'è Charles Manson.
Lui si propone come il vero Salvatore ed oltre che a condannare la guerra e il finto buonismo, propone un modello di vita perverso e mirato all'edonismo sfrenato.
Questo film non pone il focus sulle sue vicende ma si incentra sulla tentazione che alla fine si rivelerà esserla il bene.
Leslie è una ragazza normalissima, timorata di dio ma affascinata dal male. La tentazione vince e lei si ritrova nella Grande Famiglia di Manson. E' entusiasta della sua scelta di vita e seguendo le gesta del suo Salvatore, crea una breccia nel politically correct americano con le sue "sorelle".
L'omicidio dell'attrice americana è uno dei più simbolici omicidi della storia, ma non per questo giustificato.
Perry è l'equivalente maschile di Leslie con l'unica differenza che a lui non è stato proposto di far parte di una setta.
La sua ragazza è "casta e pura" ed il suo vero amore è Gesù Cristo, la sua famiglia è altamente patriottica, per loro la guerra in vietnam non sta a significare una semplice guerra, bensì la vincita di una nazione cristiana, un ulteriore prova che l'orgoglio americano è dato da Dio.
Si ritrova a dover giudicare Leslie al processo, nulla che lui non può sostenere.
Ma si ritrova combattuto se scegliere la strada del Signore e condannare l'imputata o seguire l'istinto e farsi ammaliare dalla figura ingenua e terribile della ragazza.
I famigliare vogliono tener alto il proprio nome, la sua ragazza intuisce che Perry si sta lentamente donando a Leslie e tutto ciò a ripercussioni sulla scelta del ragazzo.
Charles e le sue "sorelle" mostrano al processo una vena ironica che mira a demolire l'orgoglio patriottico: si scolpiscono una croce in fronte e poi si rasano completamente. Leslie racconta di essersi donata completamente all'edonismo, fa intendere alla giuria di aver provato un "piacere orgasmico" nell'accoltellare l'attrice e quel suo tono ammaliante provoca in Perry sogni a tinte eros che lo fanno svegliare "bagnato".
Ma la tentazione più potente non è il male, bensì il bene. Dopo aver provato più volte a convincere il resto degli imputati a scagionare Leslie, Perry si rende conto che mostrare il contrasto tra la Leslie pacifica e la Leslie assassina non può portare che indignazione nei suoi confronti.
Così non si fa convincere dallo sguardo ammiccante della ragazza e la condanna.
Quando i paparazzi gli chiedono il perché dell'esitazione nel pronunciare la parola "colpevole", Perry confessa che i suoi sentimenti non devono interferire con le sue decisioni.
La guerra in Vietnam continua ed il film si chiude.

Si aspira l'atmosfera anni '60 per tutto il film, i filtri sono esatti.
Ciò che colpisce di più è il dettagliato quadro psicologico dei personaggi principali, un pizzico di stereotipi e società americana acquisisce spessore.
Regia visionaria e quasi sperimentale, un delirio visivo dato dalla potenza delle immagini e da un modo diverso di rappresentare la Manson's Family.
Harkema ci riesce, Leslie e Perry sono molto più che semplici personaggi interpretati da attori, ma sono incarnazioni delle due "sponde" in cui era divisa l'america a quell'epoca. Una sponda schiava del buonismo e del patriottismo, l'altra dedita al culto dell'edonismo e all'idea che per cambiare le cose bisogna proporre i propri simbolismi nel più cruento dei modi.
Davvero un bel film.

alexhorror  @  04/04/2012 18:15:27
   6 / 10
Le psicotiche gesta criminali di Charles Manson e della sua "famiglia" sono state svicerate e riproposte attraverso una moltitudine di film. Da "Helter Skelter" (Tom Gries, 1976), considerato il migliore cineritratto di Charlie, a "The Manson Family" (Jim Van Bebber, 2003), violenta e vagamente psichedelica – ma soprattutto carente – rappresentazione dei fatti mansoniani.
Fatti che instillano più terrore di qualsiasi film horror, facilmente Wikipediabili qualora ne foste all'oscuro.
Tornando al cinema, chi scrive è parecchio diffidente nei confronti dei film basati sulla vita dei serial killer d'America (Bundy, Dahmer, Gacy, ecc.), spesso banalissimi e censuratissimi titoli "direct-to-video" completamente evitabili.
Ecco perché "Leslie: Il mio nome è il Male" (2009, Reginald Harkema) partiva con gli sfavori di ogni benevolo pronostico.
La ragazza del titolo fa riferimento ad una seguace di Manson (fittizia, in realtà) che con una personalità forte e seducente diventa un personaggio di spicco della "family", nonchè figura chiave degli omicidi e, in seguito, del processo agli assassini di Cielo Drive.
"Sexy trasgressiva assassina", la Manson Girl così dozzinalmente descritta nella tagline è procace rea confessa: ma per la legge secondo cui c'è solo una cosa che tira più di un carro di buoi, il giovane giurato Perry (Gregory Smith, "Il Patriota") ignora la confessione e vacilla ormonalmente mettendo a rischio il verdetto del processo.
Sullo sfondo di un'America dilaniata fisicamente e moralmente dal Vietnam, stordita da Lsd, omicidi e falsi profeti, in un gioco di perverse ed inconfessabili attrazioni Charlie Manson (Ryan Robbins, "Apollo 18"), Leslie e Perry scrivono la storia di un film che lungi dal voler essere una ricostruzione fedele fa quasi divertire.
Non serve tuttavia un'indagine puntigliosa per accorgersi che "Leslie", se analizzato pragmaticamente, sia lacunoso: con molte licenze "poetiche", clichés ed anacronismi, il film non ha valore documentaristico né orrorifico. Robbins, più Chris Cornell che Manson, è simpatico ma azzera l'aura magneticamente diabolica che si dice circondasse l'assassino di Cincinnati. Meglio Kristen Hager ("Io Non Sono Qui", "Alien Vs Predator 2") a ritrarre una Leslie perversa, colpevole e fiera, e Smith a fare da contraltare ingenuo, simbolo dell'innocenza e poi dell'incrinata integrità borghese.
Il fraintendimento, probabilmente, è credere dunque che Leslie sia un film dell'orrore. Molto meglio affrontarlo come una leggera (ma non così sballata) satira di un periodo storico retto su valori che le gesta di criminali fanatici hanno provato a scalfire.
L'orrore c'è, l'orrore non c'è: c'è la cronaca, non c'è bisogno di sangue. Qualche momento ematico non manca, ma gli intenti di Harkema non sono quelli di metterla sul macello. Sono piuttosto lo scenario sociale, la seduzione del male, il perbenismo cattolico americano degli anni '60 e '70 ad importare e ad essere affrontati in maniera sguaiatamente ironica e caricaturale, sollevando il film da un'ignominia che sembrava ineluttabile.
Manson sosteneva di essere la reincarnazione di Gesù Cristo; la castissima fidanzata di Perry sostiene di amare più Dio del proprio fidanzato. Allora tutto torna: la patina per bene e il sogno americano non sono impermeabili. E l'attrazione del male, spesso, è più forte del resto.

maitton  @  02/03/2011 14:47:07
   4½ / 10
il film scorre via bene, non sarà un'opera cinematografica (a tratti sembra davero un tv-movie) ma tutto sommato si lascia guardare, ed ha addirittura un merito, piu va avanti e piu ti incuriosisce nel cercare di capire come finiràla storia.
il problema vero, è che alla fine ti chiedi: embè?

Invia una mail all'autore del commento orsetto_bundi  @  19/01/2011 08:58:53
   6½ / 10
Stamattina, mentre facevo kolazione kon kaffellatte e dei wafers al ciokkolato di Winnie the Pooh regalatimi da Pippillino in segno d'affetto "ziesko", stavo riflettendo su due kose:
1) l'ormai quasi annoso "kaso Ruby" e soprattutto sul fatto ke in qualsiasi altro paese- dopo un fatto del genere- il Primo Ministro se ne fuggirebbe in Azerbaigian (o kome kavolo di skrive).......ankora rikordo quel ministro inglese ke- qualke anno fa- si suicidò xkè non reggeva alle akkuse di non rikordo kosa (forse tangenti)......mah.....
2) gli incidenti domestici: è ke un'amika di mia mamma è kaduta in kasa e si è rotta un braccio......ma poteva andarle peggio......io non sono mai kaduto in kasa, ma più volte sono stato lì lì x farlo (tipo quando mi metto a korrere sfidando un immaginario Orsetto Bundi 2).......
e vabbè......kome spesso akkade tutto ciò ke ho skritto fino ad ora non c'entra ASSOLUTAMENTE nulla kon 'sto film, ke ho visto qualke sera fa in un dvd "pezzotto" komperato alla Duchesca.....
avevo già letto la trama proprio qui su Filmscoop e la kopertina mi intrigava.....e kosì....ho deciso di prenderlo e ovviamente di guardarlo senza aspettare ke uscisse il dvd "ufficiale".......è un po' kome quando si ha fame e non si riesce ad aspettare il pranzo.....eheheheheheheh....
e bhe.....certamente mi aspettavo un filmetto più duro e krudo.....qui Manson e c. sono tratteggiati in maniera piuttosto "soft" e kmq......la storia è originale, anke se in alkuni tratti è un po' lenta.........e gli attori so' bravini (soprattutto la karinissima Kristen Hager/Leslie).......
insomma.....dai....sufficienza piena e non ne parliamo più......ma forse so' stato troppo generoso......mah....

3 risposte al commento
Ultima risposta 15/02/2011 17.14.54
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  08/01/2011 14:25:42
   4½ / 10
Ho guardato questo film perchè mi ha sempre incuriosita la storia di Manson e della sua Family. Qui in particolare il regista si concentra sul processo ad una parte della Family.
Sullo sfondo gli anni '60 divisi tra pro e contro guerra in Vietnam.
Il film ha un taglio un po' troppo televisivo e la parte grottesca non è riuscita completamente, anche gli attori non mi sono particolarmente piaciuti.
A mio avviso un'occasione sprecata.

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despise  @  03/01/2011 17:14:00
   4 / 10
mi dispiace ma non mi è piaciuto il taglio troppo demenziale/comico in relazione alle tematiche trattate che dovrebbe essere il suo punto forte perchè dà originalità alla storia.... inoltre l'ho trovato in alcune trovate addirittura sempliciotto e superficiale...
non si può definire nè horror nè thriller....
sembrava una specie di soap ed oltreetutto fatta male.
Imho la storia meritava ben altre soluzioni registiche.
Un filmettino ino ino.

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